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Triennale di Milano, Saul Steinberg torna a casa con la mostra Milano New York

Dal 15 ottobre 2021 al 13 marzo 2022 la mostra presenta al pubblico il geniale universo dell'artista attraverso la rappresentazione di ricordi, di luoghi e tempi dimenticati che raccontano il rapporto di Steinberg con l’Italia e con la città di Milano

21 Dicembre 2021

Saul Steinberg è stato uno tra i più importanti disegnatori e illustratori del XX secolo. Un'artista di fama mondiale che nella sua carriera ha collaborato con i principali periodici statunitensi, tra cui “Life, “Time”, “New Yorker” e “Harper’s Bazaar”.

Oggi l'artista torna a casa nei suggestivi scenari della Triennale di Milano con la mostra Milano New York che dal 15 ottobre 2021 al 13 marzo 2022 presenterà al pubblico il geniale universo dell'artista, imponendosi come la finestra sull'anima del lavoro di una vita intera. Rappresentazioni di ricordi, di luoghi e tempi dimenticati che raccontano il rapporto di Steinberg con l’Italia e con la città di Milano.

Triennale di Milano, Saul Steinberg torna a casa con la mostra Milano New York

Rumeno di origini, naturalizzato statunitense, Steinberg arrivò per la prima volta a Milano nel 1933 per frequentare la facoltà di Architettura del Politecnico dove si laureò nel 1940 poco prima di fuggire negli Stati Uniti sotto le pressioni delle leggi razziali.

Arruolatosi nella marina militare statunitense, passò gli anni della seconda guerra mondiale fra l'estremo oriente, l'Africa e l'Italia, realizzando opuscoli per l'esercito e vignette di propaganda antifascista e antinazista.

Alla fine del conflitto mondiale tornò più volte in Europa e in particolare in Italia in numerose occasioni. Una di questa risale al 1954, occasione in cui, su invito del correligionario Ernesto Nathan Rogers, realizzò nei pressi del palazzo della Triennale di Milano una installazione temporanea, detta Labirinto dei ragazzi.

E' questa la data d'inizio di quella lunga e fitta rete di interazioni che il disegnatore intratterrà con il capoluogo lombardo e che continuerà anche nei decenni successivi. "L’aria di Milano era ottima, allora, e la luce bellissima, e vedevo una cosa che non avevo mai visto, lo svegliarsi tranquillo e silenzioso di una città: gente a piedi, gente in bicicletta, tram, operai" - queste le parole che Steinberg dedica a Milano che accompagnano una serie di disegni realizzati “a memoria” negli anni ‘70, raffiguranti i luoghi a lui cari della sua vita milanese.

Da questi premesse nasce "Saul Steinberg Milano New York", un progetto Triennale Milano e Electa, a cura di Italo Lupi e Marco Belpoliti con Francesca Pellicciari che dal 15 ottobre 2021 al 13 marzo 2022 presenta al pubblico l'artista e il suo operato, imponendosi come la finestra sull'anima del lavoro di una vita intera.

L'esposizione è composto da 350 pezzi tra disegni a matita, a penna, ad acquerello, maschere di carta, oggetti/sculture, un’ampia selezione di documenti e fotografie, libri e riviste, a partire dalle famose copertine del New Yorker con cui collaborò per quasi sessant’anni, nonché apparati documentali e fotografici che raccontano il suo stile inconfondibile e il legame che unisce l'artista alla città di Milano.

Ad accompagnare la mostra  un libro organizzato come una "enciclopedia" contemporanea in circa 100 lemmi firmati da studiosi, storici dell'arte, critici, giornalisti. Un volume a cura di Marco Belpoliti che analizza l’opera di Saul Steinberg nei suoi molteplici aspetti, dall’architettura al disegno, dal rapporto con Milano a quello con New York, alle mappe, all’epistolario con Aldo Buzzi, agli artisti che gli furono amici e compagni come Costantino Nivola e Alexander Calder, ma anche Alberto Giacometti e Le Corbusier.

La Triennale di Milano inserisce questa esposizione nel percorso che sta portando avanti con l'intento di ricordare alcuni dei grandi protagonisti della cultura novecentesca che da Milano sono riusciti a sintetizzare un'estetica e una visione che hanno poi avuto influenze in tutto il mondo. Una serie di esposizioni quindi che restituiscono la grandezza di figure complesse, facendo emergere nuove chiavi di decodificazione che siano in grado di superare etichette e stereotipi.

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