20 Agosto 2023
In esclusiva per Il Giornale d'Italia, le foto del fatiscente appartamento dove viveva il 35enne Alessio Grana, l'uomo ucciso a Santa Margherita Ligure da un vicino di casa, il 58enne Sergio Frisinghelli. Secondo le testimonianze dei vicini, Grana era un pugile. Probabilmente, qualcuno ipotizza in paese, con una vita sotto certi punti di vista, ai margini. Nello stesso palazzo, affacciato sul mare ed abbracciato dal verde del Tigullio, un'altra tragedia si era consumata solo pochi mesi prima, quando un altro degli inquilini che qui vivevano si era tolto la vita impiccandosi.
Le foto del suo appartamento, in effetti, sembrerebbero parlare di distacco dal mondo. Una casa in stato di abbandono, dove il degrado e la sporcizia dominano ogni stanza. In salotto, un sacco da boxe, unica immagine a ricordare che una volta, tra quelle mura, un uomo viveva la sua quotidianità, rivestendo lampi di giornate con gli allenamenti, con qualcosa che, nonostante tutto, lo riempiva.
Per il resto, tutto sembra abbandono. Ovunque mozziconi di sigarette, scatoloni, cenere. Odore di fumo e letto non fatto, apparenti istantanee di uno sbandamento chiuso in sé stesso, in contrapposizione con ciò che viveva oltre quella porta. Quella porta. Quella porta diventata chissà quando, chissà perché, meta di furia: il legno squarciato, la superficie liscia presa a pugni fino a sfondarla. Una volta, poi un'altra, ancora, ancora.
Le ultime ricostruzioni riportano che Grana si sia presentato alla porta del futuro assassino, Sergio Frisinghelli, nella serata di sabato. I due erano dirimpettai, entrambi inquilini di quel secondo piano in cui il dramma ha visto il proprio primo atto. Era forse alterato, mormora qualcuno nel quartiere: c'è chi parla di droga, chi di alcol. Avevano litigato durante la riunione condominiale, Grana sarebbe tornato con un bastone, picchiando sulla porta dell'appartamento dove il 58enne vive con la moglie, la figlia e due cani. Non è chiaro in che condizioni il proprietario abbia aperto al 35enne (rabbia, paura?), è chiaro l'epilogo. Il coltello con la lama da 14 cm, la carne, i tre piani di scale. Non sembrerebbe che tra i due uomini corresse particolare cattivo sangue, ma in molti, nel quartiere, ricordano Grana per il carattere sanguigno.
Il giorno dopo a commentare a Il Giornale d'Italia l'accaduto è Anna, la signora delle pulizie. Viene raggiunta nel primo pomeriggio: "Da stamattina sto pulendo. I muri, i soffitti, i pavimenti, le scale". Ovunque sono schizzi rossi, sangue a drappeggiare il palazzo, testimonianza muta ed allo stesso tempo urlante degli attimi di follia scoppiati poche ore prima. Chi entra sale i gradini, silenzioso, attraversando quelle macchie secche che ieri il cuore di Grana pulsava nei bicipiti duri, mentre colpivano quel sacco da boxe. Immobile, solo, oggi unico monumento ad una vita finita.
Una vita tormentata, immagine di disagio, forse fino alle vette della disperazione. Grana non era sconosciuto alle autorità locali. Nel 2016 era stato condannato ad 8 mesi di reclusione per concorrenza nei reati di furto e furto aggravato. Dal documento di condanna, poi, emerge che il 35enne fosse pregiudicato. Si parla di guida in stato d'ebrezza, porto d'armi, invasione di edifici in concorso, danneggiamento di edifici pubblici, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali e oltraggio a pubblico ufficiale. Si parla, ancora, di violazione dell'articolo 572 del codice penale, maltrattamenti in famiglia, evenienza accorsa in data precedente al 14/05/2013 e per la quale era stato condannato ad un anno e 4 mesi di reclusione.
Dalle problematiche giudiziarie emerge poi l'altra grande bestia nera di un uomo fino a poche ore fa invisibile allo sguardo pubblico: il rapporto con il figlio. Le numerose condanne e lo stato economico precario avevano comportato la perdita della patria potestà del figlio, ragazzo nato nel 2008 e per il quale, nel 2016, Grana scriveva una lettera infuocata contro assistenti sociali e Stato, indirizzandola al maresciallo dei Carabinieri di Santa Margherita Ligure. Nella lettera, il 35enne espone la propria situazione ed le proprie rivendicazioni al militare, esprimendo la disperata volontà di poter rivedere il figlio, a suo dire ingiustamente strappatogli dalle istituzioni.
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