27 Gennaio 2025
"Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?". Era il 6 aprile 2022 quando Draghi se ne usciva così in conferenza stampa durante il suo mandato da premier, con chiaro riferimento alla guerra in Ucraina. Le conseguenze a quasi 3 anni di distanza sono visibili e presenti. Ecco quali sono.
"Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace. Preferiamo la pace o il condizionatore acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre". Questo è quanto diceva Mario Draghi il 6 aprile 2022. Pur condannando la guerra in Ucraina e premesso che il Giornale d'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, come dice tra l'altro l'articolo 11 della Costituzione Italiana, il nostro Paese avrebbe dovuto aprire un tavolo diplomatico e mantenere i rapporti con la Russia che ci ha liberato dal nazismo durante la seconda guerra mondiale. Era infatti molto importante tenere aperto un tavolo per gestire gli equilibri tra l'Europa, l'America e la Russia. Ma così non è stato e dopo quella famosa frase, di cose ne sono successe tante. A partire proprio dal gas.
La politica energetica nazionale si basa sul gnl che arriva dall’Algeria e dagli Usa a 5 volte tanto il prezzo che pagava prima l'Italia. Questo va poi rigassificato sulle navi come la Golar Tundra per poi finire nel circuito nazionale. Diversi gli strumenti inapplicabili messi in campo da von der Leyen che avevano l'obiettivo di rinunciare al gas russo, come il price cap, rivelatosi poi fallimentare come anticipato dal Giornale d'Italia. È possibile ipotizzare un ritorno al gas russo, come del resto evidenziato dal presidente dell'Enel Scaroni.
Sul lato politico si è registrata e si registra instabilità geopolitica ed europea. La Germania è andata in recessione e nel Paese teutonico è forte l'avanzata dell'ultradestra di Afd. La Francia ha affrontato una crisi politica dopo l'altra nel 2024 e Macron è ormai inviso alla maggior parte dei suoi concittadini. Nel Regno Unito ci sono stati due cambi di governo, da Sunak a Starmer, e la solfa non sembra essere cambiata. Entrambi i premier si sono posti in prima fila per l'invio di armi in Ucraina, un po' come il loro predecessore Boris Johnson. Senza dimenticare l'Italia, che ha cambiato colore con il trionfo della Meloni ma che anche qui, non ha cambiato linea sull'Ucraina. Per questo, il presidente americano Donald Trump è pronto a prendersi tutti i meriti di un'eventuale pace in Ucraina. Lo stesso Lavrov, ministro degli Esteri russo, ha sbattuto le porte in faccia all'Italia: "Non può partecipare ai negoziati, è anti-russa".
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