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Moscetti (Presidente e Co-founder AXELCOMM): "Avere sette board a disposizione è un vantaggio, perché posso trasferire esperienze da un settore all'altro"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Franco Moscetti, membro di 7 cda: "Un board efficace deve essere costruito su competenze complementari per sostenere l'Amministratore Delegato e rispondere alle sfide strategiche"

21 Gennaio 2025

Franco Moscetti, Presidente e Co-founder di AXELCOMM, Presidente di OVS, Vicepresidente di Zignago Vetro, Vicepresidente di ASTM S.p.A. e membro dei cda di Pellegrini, DiaSorin e Clessidra Capital Credit, in occasione dell'evento organizzato da Chaberton Partners e Alkemy in collaborazione con Borsa Italiana, "Digital Ready for Board" è stato intervistato da Il Giornale d'Italia, e dichiara che avere sette board a disposizione è un vantaggio, sia per lui che per le aziende, perché può trasferire esperienze da un settore all'altro.

Quali sono le principali problematiche che si possono riscontrare in un board?

"Io non so se chiamarle problematiche, nel senso che oggi i board hanno avuto un'evoluzione importante sia per quello che riguarda le quote rosa sia per quello che riguarda la giurisprudenza di riferimento, con particolare riferimento alla 231. E quindi è chiaro che oggi nel board non si entra più per amicizia ma si entra per competenza, prescindendo dal genere se posso sottolineare questo aspetto. E' chiaro che negli ultimi tempi sono entrate tante persone nuove con competenze diverse. Un board per funzionare bene deve essere costruito in modo tale che le competenze intorno al tavolo del board siano delle competenze complementari perché comunque oggi il board, soprattutto sulle attività di carattere strategico dell'azienda, gioca un ruolo importante e il board deve sentirsi al servizio dell'azienda e ovviamente a sostegno dell'amministratore delegato e soltanto se un board è complementare, con competenze diverse ma specifiche e riescono a farne un unicum da questo punto di vista può effettivamente soddisfare le esigenze sia dell'azienda che del sostegno che deve dare all'amministratore delegato."

E per poter farlo funzionare correttamente, invece, cosa si dovrebbe fare anche per quanto riguarda appunto i CdA?

"Innanzitutto il funzionamento di un board è molto legato alla figura del Presidente del consiglio di Amministrazione, cioè mentre l'Amministratore delegato è responsabile in toto dei numeri e della performance economica barra patrimoniale dell'azienda, chi gestisce il consiglio d'amministrazione è il Presidente. Il profilo del Presidente deve essere il profilo di una persona sopra le parti, indipendente e che abbia come priorità i superiori interessi dell'azienda e non le simpatie o antipatie rispetto a chi partecipa al board stesso. Mi sembra che oggi si siano fatti molti passi avanti da questo punto di vista. Poi certo bisognerebbe fare una differenza tra il board delle aziende quotate e il board delle aziende non quotate. È chiaro che nell'ambito delle aziende quotate c'è un comitato per la corporate governance, ci sono delle regole e delle best practice alle quali fare riferimento, mentre invece per le aziende non quotate non è che queste cose non esistano, ma sono più un'adesione di carattere volontaristico e quindi dipende poi dall'azionista dal padrone in qualche modo dell'azienda se volervi aderire o meno."

E parlando sempre di persone che entrano all'interno del board c'è qualche caratteristica principale che bisogna avere?

"Innanzitutto bisogna avere delle caratteristiche principali per gestire l'attuale ma con un occhio al futuro perché il terzo millennio è il millennio della evoluzione tecnologica, digitale e dell'intelligenza artificiale. Quindi, prescindendo dalla competenza specifica che uno oggi possa avere in uno specifico tema, deve comunque poter pensare che magari domani mattina tutto questo va rimesso in discussione perché la tecnologia ha trovato nuove soluzioni, perché la giurisprudenza si è evoluta o che altro. Quindi non bisogna andare ad un consiglio d'amministrazione immaginando di gestire le scartoffie come si dice in gergo, piuttosto che limitarsi alla gestione ordinaria di quello che potrebbe essere la quotidianità. Sicuramente questo va fatto con etica, con professionalità, con trasparenza, ma bisogna anche saperlo fare con uno sguardo al futuro, anche in relazione a queste nuove tecnologie, tipo l'intelligenza artificiale che stanno arrivando."

Lei come sta incidendo all'interno dei sei board di cui fa parte?

"Sto incidendo da ex amministratore delegato, quindi avendo fatto l'ad anche di aziende quotate o meno, è chiaro che mi comporto come vorrei si fossero comportati o i consiglieri o i vicepresidenti o i presidenti del tempo nel quale io facevo l'amministro delegato. Il fatto di avere sette board a disposizione credo che sia un vantaggio per me ma sia un vantaggio anche per le aziende alle quali partecipo perché posso trasferire esperienze da un settore all'altro, ovviamente con le adeguate personalizzazioni, con adeguate caratteristiche di cui ogni business necessita. Da questo punto di vista, ho un mio personale osservatorio che da un lato mi consente di capire un po' come sta andando l'economia non solo del Paese, ma più in generale anche a livello internazionale e dall'altro di fare in qualche maniera da elemento di trasmissione delle best practice che magari esistono nel retail e che magari esistono nella finanza e non in un'azienda di carattere industriale e quindi tutto questo lo faccio avendo fatto l'amministratore delegato e ben sapendo il contributo che io auspicavo da chi faceva il consigliere ai miei tempi."

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