09 Dicembre 2025
L'insegnante irlandese Enoch Burke è stato licenziato, perseguito e nuovamente imprigionato perché contro 'gender fluid' e 'lgbtq+'. Il professore ha infatti rifiutato di utilizzare il pronome neutro 'they' con uno studente in transizione. La nuova decisione dell’Alta Corte, che ha disposto l’arresto per oltraggio, riapre un interrogativo profondo su fino a che punto uno Stato può imporre comportamenti linguistici senza scivolare in una forma di controllo ideologico incompatibile con una società libera.
Il docente Enoch Burke, già sospeso e poi licenziato per “grave cattiva condotta”, è stato nuovamente arrestato e trasferito al Mountjoy Prison dopo l’ordine dell' Alta Corte. La vicenda nasce dal rifiuto del professore – cristiano praticante e appartenente a una nota famiglia di attivisti religiosi – di usare il pronome neutro richiesto dalla scuola nei confronti di uno studente in transizione. Secondo il tribunale, Burke avrebbe violato gli ordini imposti e continuato a presentarsi a scuola nonostante il licenziamento; secondo lui, invece, si tratterebbe di una battaglia legata alla libertà di coscienza e alla possibilità di non essere costretti a contraddire il proprio credo. Il giudice Brian Cregan ha parlato di “un attacco deliberato, sostenuto e concertato all’autorità dei tribunali”.
La scuola aveva chiesto espressamente di rivolgersi allo studente con il pronome 'they' e di rispettare le linee interne relative all’identità di genere. Burke ha sempre rifiutato, sostenendo che ciò contrasti con la sua fede e con la libertà personale garantita in democrazia. Non si tratta del primo arresto per il professore, da tempo in conflitto con le istituzioni irlandesi per la sua ferma opposizione alle politiche legate al 'gender fluid' e all’identità LGBTQ+. Burke ha infatti accumulato oltre 500 giorni complessivi di detenzione dal 2022 a oggi: una prima lunga permanenza in carcere tra settembre e dicembre 2022, poi nuove reclusioni nel settembre 2023, nel giugno 2024 e infine nel novembre 2025.
La famiglia Burke – nota per il suo attivismo religioso – ha contestato ogni passaggio processuale, denunciando come profondamente anti-democratico e contrario alla libertà di coscienza l’obbligo di conformarsi a un orientamento sessuale o accettare un modello identitario percepiti come incompatibili con il proprio credo. Anche il giornalista Mario Adinolfi, rilanciando la vicenda sui social, denuncia un clima sempre più soffocante: “Il docente cristiano è stato privato delle libertà a causa delle sue idee e della sua fede”. Egli ha inoltre criticato le derive burocratiche europee definendo l’Unione “il quarto Reich”.
Secondo quanto riportato, al docente sarebbe stato negato il permesso di tornare a casa per Natale, e il giudice avrebbe dichiarato che anche la liberazione a Pasqua non è garantita se il professore non si adeguerà alle decisioni.
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