30 Ottobre 2025
200 mila ebrei ultraortodossi (Haredim), forse 300 mila, scesi nelle piazze e nelle strade di Gerusalemme per dire no alla leva militare obbligatoria tra le file dell'Idf. È quanto sta accadendo in queste ore ad Israele dopo che i leader religiosi dell'ultra ortodossia ebraica, hanno chiamato a raccolta i cittadini.
Si tratta del secondo importante messaggio contrastivo contro le mosse del governo Netanyahu, dopo l'ultima grande manifestazione avvenuta lo scorso 21 ottobre davanti al consolato israeliano di New York. Oggi centinaia di migliaia di ebrei ultraortodossi hanno invaso le strade di Gerusalemme per partecipare a quella che i promotori hanno chiamato "la marcia del milione": nell'aria si respira l'insofferenza verso la coscrizione obbligatoria che il governo avrebbe intenzione di adottare sistematicamente anche per gli haredim, tradizionalmente esentati dalla leva militare. Non solo questo però è il motivo delle rimostranze. Ma anche i metodi di sistematica oppressione e repressione con cui molti haredim, contrari al servizio militare, sono stati arrestati con l'accusa di renitenza alla leva. Negli ultimi mesi, il governo ha compiuto oltre 870 arresti, pari al 7% dei 6975 ebrei ultraortodossi.
Dopo le proteste a New York, oggi i dimostranti hanno preso di mira la città più simbolica del Medio Oriente, invadendo, intorno alle 12.30 italiane (13.30 ora locale) la stazione ferroviaria Yitzhak Navon. Secondo le fonti, si tratta di un evento storico: è la prima manifestazione che, nonostante le circostanze, permette alle sette fazioni haredim di "mescolarsi fra loro". Non accadeva da almeno 10 anni. Video che stanno circolando in queste ore sui social mostrano manifestanti sulle gru, su tetti di palazzi, ovunque. Un ragazzo haredi di soli 15 anni è morto purtroppo cadendo da un edificio a 40 piani. I manifestanti hanno sventolato cartelli blu e gialli con le scritte "Stalin è qui" e ancora "La Russia è qui". Altri ancora hanno sfilato con lo striscione del Forum degli ostaggi e delle famiglie scomparse che recitava "Riportare indietro gli ostaggi, riportare la speranza". I presenti hanno manifestato duramente, appropriandosi dei simboli del movimento per l'accordo ostaggi, per chiedere il rilascio dei renitenti e per stigmatizzare le azioni militari in corso a Gaza e nel West Bank, negando la legittimità di questa "guerra" e ribadendone l'ingiustizia.
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