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Global Sumud Flotilla, l'AUDIO dell'abbandono della fregata Alpino alle imbarcazioni: "Ci fermeremo a 150 miglia nautiche da Gaza, sarete soli"

La Flotilla prosegue, ma l’Italia si ferma a 150 miglia: l’Alpino avvisa che non seguirà le navi solidali, scelta che sa di paura e sudditanza politica

01 Ottobre 2025

La Global Sumud Flotilla è stata avvertita dalla fregata della Marina militare italiana Alpino che dopo la soglia delle 150 miglia nautiche da Gaza, l'inizio della "zona ad alto rischio", sarebbe rimasta sola contro il blocco navale israeliano. Un abbandono della missione umanitaria da parte del governo italiano, che si sfila nel momento del bisogno.

Global Sumud Flotilla, l'AUDIO dell'abbandono della fregata Alpino alle imbarcazioni: "Ci fermeremo a 150 miglia nautiche da Gaza, sarete soli"

La Marina Militare italiana ha confermato la linea attendista: la fregata Alpino, pur rimanendo in zona, non oltrepasserà le 150 miglia nautiche dalle coste di Gaza. L’ordine, giunto da Roma, si traduce in un segnale chiaro: l’Italia non intende accompagnare né sostenere la Global Sumud Flotilla, composta da imbarcazioni civili dirette a Gaza per rompere simbolicamente l’assedio israeliano.

Alle 16.30 di ieri, la nave ha trasmesso via radio un messaggio agli attivisti, che suona più come un invito alla rinuncia che come un sostegno.

"A tutte le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, questa è la nave Alpino della Marina Militare italiana. Informiamo che siete in posizione 32-39 nord, 0,30-54 est, a una distanza di 190 miglia nautiche da Gaza. Vi avvisiamo che con questa rotta e velocità, alle ore 02.00 di domani, primo ottobre vi troverete a 150 miglia nautiche da Gaza. La nave Alpino non supererà il limite delle 150 miglia nautiche da Gaza. Da ora e fino al limite delle 150 miglia nautiche da Gaza, nave Alpino sarà in grado di recuperare eventuale personale che non vorrà più trattenersi a bordo. Nave Alpino resta in ascolto".

Un avviso che, di fatto, mette le mani avanti e segnala che l’Italia non è pronta ad affrontare le conseguenze politiche di un reale accompagnamento.

Molti osservatori parlano di un atteggiamento timoroso e subalterno, che riflette l’assenza di coraggio politico del governo italiano. Roma, pur dichiarandosi “preoccupata per la situazione umanitaria”, evita qualsiasi gesto che possa essere interpretato come critica a Israele. Così, la Marina resta nel ruolo di “angelo custodepassivo, pronta solo a soccorrere chi abbandona, mentre gli attivisti della Flotilla continuano a navigare per denunciare l’embargo.

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