18 Settembre 2025
Netanyahu la spara e annuncia il progetto autarchico per Israele: “Dobbiamo aumentare produzione armi, avremo economia da super Sparta”. Con queste parole, pronunciate il 15 settembre al ministero delle Finanze di Gerusalemme, il premier, responsabile del perdurare del genocidio in corso a Gaza, ha presentato la sua visione di un Paese destinato a trasformarsi in una “super Sparta”, scatenando immediate critiche non solo dall’opposizione, ma anche da esponenti del suo stesso governo.
Il premier ha descritto uno scenario di crescente isolamento diplomatico per lo Stato ebraico, legato al protrarsi della guerra a Gaza, e ha ipotizzato la necessità di un modello economico “con caratteristiche autarchiche”. Israele, ha detto, si troverebbe oggi “sotto assedio mediatico”, con rivali e “finti alleati” pronti a sfruttare la condotta bellica per fini di interesse politico.
Secondo Netanyahu, a spingere diversi governi europei contro lo Stato ebraico sarebbe l’influenza delle comunità di immigrati musulmani. A questo si aggiungerebbe il ruolo delle tecnologie digitali, compresa l’intelligenza artificiale, “sfruttate da Stati come il Qatar e la Cina per condurre operazioni di influenza” sui social “per screditare Israele”.
Il capo del governo ha messo in guardia cittadini e politici dal rischio di restrizioni commerciali che potrebbero limitare l’accesso a componenti militari fondamentali, compromettendo la capacità di proseguire la guerra. Da qui l’appello ad aumentare la produzione nazionale di armamenti, con lo sviluppo di una “economia da super Sparta”, definita come modello di maggiore autosufficienza. Pur ribadendo di credere nei principi del libero mercato, Netanyahu ha sostenuto che le attuali condizioni geopolitiche impongano una più forte indipendenza economica, in un messaggio diretto anche a un’America, quella di Donald Trump, che appare sempre più stanca di impegnarsi sui fronti bellici.
La “teoria spartana” evocata da Netanyahu si allarga oltre l’economia, richiamando la necessità di una società fortemente militarizzata. “Saremo Atene e saremo una super Sparta, non abbiamo scelta”, ha detto il premier, mescolando riferimenti alla polis greca con la retorica della democrazia d’impronta americana.
Le dichiarazioni hanno però offerto il fianco a critiche immediate. “Non sono d’accordo con le sue parole e non mi è piaciuto affatto il paragone con Sparta”, ha replicato il ministro della Difesa Bezalel Smotrich, rappresentante dell’estrema destra, già in rotta con Netanyahu su diversi dossier, a partire dal tema degli insediamenti nella Striscia. Le parole del premier hanno suscitato proteste anche tra i leader dell’opposizione e tra gli imprenditori, e sono state seguite da un calo del valore delle azioni alla Borsa di Tel Aviv.
Di fronte alle polemiche, Netanyahu ha tentato di correggere il tiro, dichiarando di avere “piena fiducia” nell’economia israeliana e precisando che le sue osservazioni erano rivolte soprattutto al comparto della Difesa.
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