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Arezzo, medico e infermiera buttano farmaci israeliani Teva: "Gesto simbolico per Gaza, basta finanziare genocidio", Asl apre indagine - VIDEO

In Toscana per due sanitarie boicottano, attraverso un video diventato virale, i farmaci israeliani Teva. Loro: "Gesto simbolico per la pace e per lo stop al genocidio"; aperta un'indagine Asl

21 Agosto 2025

Un medico e un'infermiera della Casa della Salute di Pratovecchio Stia, in provincia di Arezzo hanno fatto un breve reel, in cui comparivano mentre buttavano nel cestino dei farmaci prodotti dall'azienda israeliana Teva. Le due hanno dichiarato: "Il nostro è un gesto simbolico per dire stop al genocidio a Gaza e stop al finanziamento di Tel Aviv".

Arezzo, medico e infermiera buttano farmaci israeliani Teva: "Gesto simbolico per Gaza, basta finanziare genocidio", Asl apre indagine

Due professioniste della Casa della Salute di Pratovecchio Stia (Arezzo) – un medico di famiglia e un’infermiera – si sono filmate mentre gettavano nel cestino alcune confezioni di farmaci della multinazionale israeliana Teva, cancellandone prima il nome. Un gesto simbolico di protesta, legato alla campagna di boicottaggio internazionale che da mesi invita a non acquistare prodotti di aziende coinvolte nell’economia israeliana durante la guerra a Gaza.

Le immagini hanno suscitato immediate reazioni. Da Forza Italia, la deputata Deborah Bergamini ha chiesto "provvedimenti esemplari", mentre l’Asl Toscana Sud Est ha annunciato un’indagine interna, sottolineando di voler tutelare la propria immagine. Ma le due protagoniste hanno chiarito con un nuovo video: non si trattava di farmaci destinati ai pazienti né acquistati con soldi pubblici, bensì di campioni gratuiti, in gran parte integratori e salviette, che non sono mai stati realmente buttati. "Non volevamo offendere nessuno, era solo un gesto simbolico per la pace", hanno spiegato, ribadendo che la registrazione è avvenuta fuori dall’orario di lavoro.

La vicenda mette in luce quanto il tema del boicottaggio delle aziende israeliane divida anche in Italia: da un lato chi invoca sanzioni e condanne contro i professionisti, dall’altro chi sottolinea il valore politico e morale di iniziative non violente contro un’economia che sostiene l’occupazione e la guerra.

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