29 Maggio 2025
Una donna e la sua bambina di nove anni sono state filmate mentre cercavano cibo tra i rifiuti a Gaza City. La madre ha rivelato che quella è la loro "vita quotidiana. Raccogliamo cibo ogni giorno dalla spazzatura. Se non raccogliamo nulla, non mangiamo". Nel frattempo il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha negato la carestia affermando che i palestinesi "sono ben nutriti". Ma le denunce dell'Onu, dei medici e dei reporter mostrano una situazione ben diversa.
Islam Abu Taeima ha 40 anni e cinque figli. "Stiamo morendo di fame", dichiara mentre setaccia dei sacchi tra cumuli di spazzatura e macerie per strada. “Se non mangiamo, moriremo. Anche quando portano gli aiuti, non arriva nulla a noi”, aggiunge Islam. Il governo di Netanyahu ha imposto un blocco totale nella Striscia dal 2 marzo scorso, tagliando tutti i rifornimenti di cibo, medicine e altri beni.
Sotto la crescente pressione internazionale, la scorsa settimana Israele ha iniziato a consentire un flusso limitato di aiuti umanitari, ma la maggior parte di essi non arriva alla popolazione, sia perché i camion vengono saccheggiati, sia a causa delle restrizioni imposte da Israele, soprattutto nella parte settentrionale di Gaza. "Questa è la nostra vita quotidiana. Raccogliamo cibo ogni giorno dalla spazzatura. Se non raccogliamo nulla, non mangiamo“, ha detto la donna.
Da inizio guerra, secondo il Ministero della Sanità di Gaza i morti fino a marzo 2025 sarebbero oltre 50mila (di cui oltre 13mila bambini). Tuttavia secondo uno studio pubblicato su The Lancet, i dati ufficiali “sottostimano il vero totale di circa il 40%“. I decessi sarebbero oltre 80mila (di cui il 60% sarebbe comporto da bambini, donne e anziani).
Secondo altri studiosi, i decessi supererebbero le 200mila unità. I numeri del Ministero considererebbero solo le morti dirette e non anche quelle indirette che sarebbero quattro volte superiori.
Oxfam ha fatto sapere che “a Gaza il 98% dell’acqua non è potabile e 2 milioni di sfollati sono allo stremo, costretti a berne di contaminata o salata. Oltre il 70% delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie sono state distrutte o danneggiate a causa dei bombardamenti israeliani e hanno lasciato la popolazione senza accesso a fonti di acqua pulita. Ospedali e strutture mediche faticano a fornire cure essenziali in un contesto in cui l’accesso all’acqua pulita manca”.
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