27 Novembre 2024
Pakistan, violenti scontri tra esercito e sostenitori dell'ex primo ministro Imran Khan, la protesta per chiederne la scarcerazione, al momento sono 6 i morti e migliaia gli arresti.
La protesta è sorta per chiedere la scarcerazione dell'ex primo ministro Imran Khan, 72enne arrestato più di un anno fa con decine di capi di accusa. Sua la richiesta di convocare la manifestazione.
Migliaia di sostenitori del leader del partito Movimento per la Giustizia, reso illegale da una sentenza della Corte Suprema, sono riusciti a raggiungere la capitale Islamabad addentrandosi fin all'interno della sua "zona rossa", la piazza D-Chow, dove hanno sede il parlamento, la Corte Suprema e le principali istituzioni nazionali e cittadine, e dove si svolgono tipicamente le principali manifestazione politiche nel paese.
Il ministro dell'Interno ha mobilitato l'esercito e le forze armate pakistane, richiamando nella capitale poliziotti e soldati dalle città confinanti, invocando l'articolo 245 della costituzione, che consente di utilizzare le forze armate per compiti di sicurezza interna.
Prima dell'inizio delle proteste, la polizia aveva già arrestato più di 4mila persone e le autorità aveva sospeso la connessione internet in diverse aree del paese. Il governo ha ordinato anche la chiusura delle scuole e ha interdetto le connessioni del segnale telefonico.
Oltre alla scarcerazione di Khan, i manifestanti, capeggiati da Bushra Bibi, la moglie dell'ex primo ministro, richiedono la revoca dell'emendamento costituzionale che ha sottoposto la nomina dei giudici della Corte suprema al parlamento.
Con l'arrivo dell'esercito, si sono animati dei veri e propri scontri di guerriglia urbana, con i manifestanti intenti a bypassare il cordone di sicurezza per raggiungere piazza D-Chow e con i militari che hanno risposto sparando lacrimogeni e granate stordenti sulla folla per sopprimere le proteste.
La televisione di stato Ptv parla di 6 morti e migliaia di arresti. "La zona è stata ripulita dal male e dagli anarchici", il commento del canale di informazione statale pakistano.
Kahn è in carcere dal 2023, accusato, tra le altre cose, di aver diffuso informazioni considerate segreti di stato, reato per cui era già stato assolto in appello. L'accusa riguardava una comunicazione diplomatica segreta recapitata a Islamabad dall'ambasciatore pakistano a Washington, della quale Khan avrebbe descritto il contenuto durante un discorso pubblico. Secondo i giudici si sarebbe trattato di "messa in pericolo per la sicurezza nazionale e danneggiamento dei rapporti con paese straniero".
Nonostante l'assoluzione, Kahn è rimasto in prigione per ulteriori tre condanne, di cui una riguardante il suo matrimonio con la terza moglie, ritenuto illegale perché avvenuto troppo poco tempo dopo il divorzio di lei. Tre condanne che a detta dei suoi sostenitori avrebbero uno scopo esclusivamente politico.
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