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Alkemy, Lambicchi: "Aziende quotate in Borsa, solo un quarto delle principali ha iniziato un vero percorso di digitalizzazione"

Federica Lambicchi, Marketing, Strategy & Alliance Director, a Il Giornale d'Italia: "Solo un quarto delle aziende con un grado di capitalizzazione sopra il 50% della media di settore hanno saputo integrare il digitale per modificare il proprio modello di business"

31 Gennaio 2022

Federica Lambicchi, Marketing, Strategy & Alliance Director, descrive a Il Giornale d'Italia le evidenze emerse dallo studio Alkemy sul grado di maturità digitale delle società di Piazza Affari.

Digitalizzazione e quotate italiane. Alkemy ha realizzato uno studio per misurare il loro livello di digitalizzazione. Può riassumere i dati più significativi che sono emersi dal report?

Come Alkemy abbiamo sviluppato uno studio che permette di misurare il grado di digitalizzazione delle principali società quotate alla Borsa di Milano, con un grado di capitalizzazione sopra il 50% della media di settore. Il dato più interessante sta nella distribuzione delle code laterali della nostra picture: da un lato troviamo un quinto delle aziende che ancora oggi sono in una fase che chiamiamo “poor digital”, ovvero non hanno ancora iniziato un percorso di digitalizzazione e trasformazione e non utilizzano alcun canale digitale per far avanzare il loro business. L’altra coda interessante, purtroppo di nuovo assottigliata, è la coda destra. Qui troviamo solo un quarto di aziende - ancora molto poche - che invece hanno intrapreso un vero e proprio percorso di digitalizzazione. Sono nella fase “full digital” e hanno saputo integrare il digitale per modificare il proprio modello di business. Dobbiamo tuttavia dire che, sebbene le code siano assottigliate, c’è stato un miglioramento rispetto allo studio che abbiamo fatto nel 2018 che contava solo l’11% di aziende “full digital”.

Nello specifico perché, da quanto è emerso, le aziende (circa il 53%) che hanno intrapreso una trasformazione digitale non ne hanno tratto beneficio? In che modo Alkemy potrebbe supportare queste aziende?

La concentrazione maggiore delle aziende si trova in una seconda fase, che noi chiamiamo “segregate digital”, ovvero hanno iniziato a utilizzare qualche leva offerta dal digitale. Parliamo, quindi, di un iniziale utilizzo di canali online per parlare ai propri clienti ma senza, effettivamente, aver compiuto un vero e proprio percorso di digitalizzazione. I temi principali sono due: uno è la mancanza di consapevolezza dell’importanza del digitale e l’altra, ben più importante, è la mancanza di competenze. Proprio in questo ambito, come Alkemy siamo sempre più chiamati ad aiutare le imprese ad avviare questo processo. Sempre più spesso infatti le aziende, ci chiedono di fornire servizi e competenze in outsourcing per aiutarle a evolvere il proprio modello di business.

Quali settori hanno fatto maggiore ricorso al digitale?

Per il secondo anno consecutivo, già nel 2018 a capofila della guida digitale dell’Italia, troviamo i financial services e, subito dopo, le utilities. Entrambi i settori hanno investito molto soprattutto in innovazione,  canali digitali offerti ai clienti e social caring in tutte le piattaforme. In particolare, da un lato già da diversi anni i financial services hanno avviato un percorso di integrazione digitale, accelerato sicuramente dalla pandemia in corso e  dalle proposte di riduzione degli sportelli bancari. Dall’altra parte il settore delle utilities, che storicamente lotta per uscire dal mondo delle commodity, ha saputo accelerare grazie alla pandemia le strategie di comunicazione digitali e investimenti in web marketing per raggiungere e avvicinarsi maggiormente  ai propri clienti finali.

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