07 Ottobre 2025
«Te ne dico, ma rimane tra me e te». E ancora: «Detto tra noi». Con queste parole, l’avvocato Massimo Lovati — difensore di Andrea Sempio — ha introdotto un lungo sfogo durante un incontro con Fabrizio Corona. L’ex fotografo dei vip, com’era prevedibile, ha registrato tutto e successivamente pubblicato gli audio nella nuova puntata del suo format Falsissimo, da lui lanciato nei mesi scorsi. È difficile immaginare che Lovati potesse pensare davvero che quanto detto sarebbe rimasto riservato. Eppure, il legale si è lasciato andare, passando da un tema all’altro: dal suo assistito, Andrea Sempio — nuovamente sotto inchiesta per l’omicidio di Chiara Poggi del 2007, a distanza di 18 anni dai fatti — alla questione del DNA, ipotizzando persino un possibile tentativo di manipolazione a danno del giovane. Ma non si è fermato lì. Lovati ha poi lanciato accuse nei confronti dell’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, arrivando perfino a sconfinare su altri casi giudiziari come quello di Yara Gambirasio e Massimo Bossetti, condannato per quell’omicidio.
Durante il colloquio, Lovati ricostruisce un momento chiave riguardo Andrea Sempio: «Io con Sempio non voglio parlare – ha detto Lovati a Corona parlando di Sempio –. Il giorno prima del Fruttolo l’ho chiamato alle cinque del mattino, l’ho fatto venire in studio e gli ho detto: Andrea, vattene fuori dai coglioni almeno venti giorni, ti prendi le ferie». Secondo quanto riferisce l’avvocato, quel suggerimento sarebbe arrivato poco prima dell’inizio di nuovi accertamenti sui rifiuti della casa dei Poggi. Lovati prosegue: «Avevano il dna, il tampone salivare, col cotton fioc. Sai, è un attimo». Durante il racconto, accompagna le parole con un gesto ambiguo, suggerendo l’idea di un possibile incastro premeditato ai danni del suo cliente. E conclude: «Lì sei morto». Sempre nell’audio, spiega a Corona che proprio questo scenario era il contenuto del “sogno” a cui aveva accennato in passato, dichiarando di averlo temuto profondamente.
Parlando dell’ex procuratore Mario Venditti, Lovati si lascia andare a considerazioni personali: «A me è simpatico. Io sono sempre stato un giocatore di ippica, di cavalli. L’ho conosciuto anche lì». E riguardo alle voci su una sua possibile dipendenza dal gioco, conferma: «Eravamo appassionati di ippica. Nel 2010». Ma è sulle presunte tangenti che le sue parole diventano più esplosive: le “mazzette” che i genitori di Sempio avrebbero raccolto per alleggerire la posizione del figlio. Lovati non nega, anzi rivendica: «I soldi li ho presi io», e specifica: «Una decina, una ventina di mila euro li ho presi». Poi aggiunge con tono sferzante: «Ma anch’io, però… ma io non me ne frega un cazzo». E alla domanda implicita su un possibile rischio di indagine a suo carico, risponde in modo sprezzante: «Secondo me no, ma qualcuno vorrebbe farlo intendere».
Nel dialogo con Corona, l’avvocato torna sul caso Garlasco e parla anche del nuovo procuratore, Mario Napoleone. Secondo Lovati, però, il magistrato non sarebbe realmente intenzionato a insistere sul fascicolo: «Napoleone – dice – da quello che mi hanno riferito, qualche talpone che ci ho anch’io, voleva chiedere l’archiviazione». Sarebbe invece un altro magistrato a spingere per andare avanti: «Quell’altro invece, quello dell’Opus Dei, quel maledetto… Civardi».
Tra le dichiarazioni più controverse di tutta l’intervista, spicca quella sul caso di Yara Gambirasio. Un caso che, pur non avendo nulla a che fare con quello di Garlasco, viene tirato in ballo da Lovati, anche alla luce dell’interesse mostrato da Corona per l’innocenza di Massimo Bossetti. Secondo il legale, la difesa dell’uomo avrebbe commesso un grave errore strategico. E non esita a dire cosa avrebbe fatto lui in aula: «Io gli dicevo: io, Bossetti, sono l’amante di Yara Gambirasio, ci trovavamo tutte le settimane e scopavamo». Secondo questa ipotetica ricostruzione, la presenza del DNA di Bossetti sul corpo della giovane avrebbe avuto una spiegazione diversa: «Ecco perché c’è il mio dna. Condannatemi per violenza sessuale con minorenne consenziente, non per omicidio. Io non l’ho uccisa. Vincevi il processo».
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