13 Maggio 2023
Gian Carlo Blangiardo, Presidente ISTAT, in occasione della prima giornata degli Stati Generali della Natalità, ha dichiarato a Il Giornale d'Italia:
"Questa è una giornata che, credo, debba creare consapevolezza che c’è un problema, un problema estremamente importante, un problema che i dati statistici documentano con estrema chiarezza.
Siamo un Paese di 393.000 nati, in un paese di 59 milioni di abitanti, è chiaro che è insufficiente a garantire un futuro, la continuità dello stesso paese.
E le prospettive, le evoluzioni, le previsioni, vanno nella direzione di un forte sbilancio tra nati e morti.
Più morti che nati, ed una popolazione che nell’arco di qualche decennio perde 11 milioni di abitanti.
Quindi il grande Paese che smette di avere una popolazione da grande Paese.
Questa non è fantascienza, questa è la realtà dei fatti, e bisogna averne consapevolezza, perché se c’è da fare dei sacrifici per raddrizzare la situazione, è bene, se siamo consapevoli, se riteniamo che sia utile fare i sacrifici, li facciamo a cuore leggero.
Credo che questo sia uno degli obiettivi principali di giornate come questa, in cui ognuno cerca di dare il proprio contributo.
Io non sono un tecnico degli aspetti previdenziali, quindi diciamo che il sistema pensionistico, di fronte a questi andamenti, subisce un impatto importante. Perché, evidentemente, diminuiscono i contribuenti, coloro che in qualche modo pagano le prestazioni.
Aumentano, naturalmente, le persone che vanno a beneficiare delle prestazioni, e quindi questo diventa un problema.
Credo che un grande problema di welfare si ponga non solo sulla parte pensioni, ma sulla sanità.
Perché è una popolazione che invecchia e che, ovviamente, è più fragile, e lo sarà inevitabilmente, richiederà dei costi sanitari decisamente più alti.
Ecco, anche qui, bisognerà fare in modo che si riesca a recuperare.
Io credo che, l’ho detto in più occasioni, dal punto di vista dei confini del mercato del lavoro, in maniera assolutamente volontaria, in maniera incentivata, le persone che hanno voglia di continuare ad essere produttive debbano essere messi in condizione di poterlo fare e di avere in qualche modo una forma di incentivo a farlo.
Vediamo che non servono più i muscoli, spesso, serve avere un cervello che giri che funziona. E qualche volta, l’esperienza, fa girare anche meglio il cervello, quando sei oltre i confini dell’età pensionistica.
Io credo che tenere conto di questa risorsa, e stiamo parlando nella fascia 65 - 74 ci sono la bellezza di 5 milioni di residenti, è bene questa ricchezza secondo me non conviene sprecarla ma, liberamente, possiamo cercare di valorizzarla.
Fortunatamente, i giovani che muoiono sono pochi e, spesso, lo sono per motivi di natura traumatica, incidenti stradali, tanto per dire.
Quindi, quello che abbiamo visto in questi anni, uno degli effetti, mi si consenta, benefici del Covid è stato quello di chiuderci tutti in casa e di ridurre la circolazione, quindi la mortalità, soprattutto tra i giovani.
Quindi abbiamo visto, negli anni del Covid, che la probabilità di morte tra i giovani, paradossalmente, è diminuita.
Non morivano ovviamente per COVID, ma non morivano neanche per incidenti, in cui la situazione un po’ particolare del momento.
Quindi, è un problema soprattutto quando sono morti, non so, il caso dei suicidi, situazioni legate a scelte di vita spericolata,, le droghe, ecco quelle sono un grosso problema sociale rispetto al quale bisogna farsi carico di quelle che sono le cause e, naturalmente, intervenire per eliminarle."
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