27 Settembre 2024
fonte: Twitter @tgla7
Irene Pivetti, ex presidente della Camera, è stata condannata a 4 anni di reclusione per la presunta “finta” vendita di 3 Ferrari Granturismo al gruppo cinese Daohe. L'indagine le era già costata un sequestro di oltre 3,4 milioni di euro, cifra per la quale il Tribunale ha disposto la confisca e che arriverà se la sentenza diventerà definitiva.
Irene Pivetti ha continuato a ribadire la sua innocenza: "Questa è solo la fine del primo tempo. Non aspettavo nulla di diverso. Sono curiosa di vedere le motivazioni. Ricorreremo in appello e sono serena perché sono perfettamente innocente. Le tasse le ho sempre pagate. Ma qui l'oggetto del contendere è far passare la Pivetti come un evasore fiscale”, ha dichiarato dopo il verdetto.
La sentenza è arrivata delle giudici della quarta penale Scalise, Cecchelli e Castellabate, in seguito alle indagini del pm Giovanni Tarzia, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf. Insieme alla Pivetti sono stati condannati a 2 anni anche il pilota di rally ed ex campione di Granturismo Leonardo 'Leo' Isolani, con pena sospesa e non menzione, e la moglie Manuela Mascoli. La figlia di quest'ultima, Giorgia Giovannelli, è stata invece assolta.
Nelle indagini era stato ipotizzato un ruolo di intermediazione di una società riconducibile a Pivetti, la Only Italia, in operazioni del Team Racing di Isolani. Quest'ultimo pare volesse nascondere al fisco (con un debito di 5 milioni) alcuni beni, tra cui le tre Ferrari. Nel 2016, le auto sarebbero state al centro di una “finta” vendita al gruppo cinese Daohe per essere, invece, trasferite in Spagna. È emerso che l'unico "bene effettivamente ceduto, ovvero passato" ai cinesi sarebbe stato "il logo della Scuderia Isolani abbinato al logo Ferrari".
Lo “scopo” di Isolani e Mascoli, secondo l'imputazione, era dunque quello "di dissimulare la proprietà dei beni e sottrarli" al fisco. Invece, "l'obiettivo perseguito da Irene Pivetti" sarebbe stato quello di: “Acquistare il logo Isolani-Ferrari per cederlo a un prezzo dieci volte superiore al gruppo Dahoe, senza comparire in prima persona". Per la procura, l'ex parlamentare leghista avrebbe comprato il marchio per 1,2 milioni di euro per rivenderlo alla società cinese a “10 milioni”. Nel settembre 2022 la Cassazione aveva, inoltre, confermato il sequestro da quasi 3,5 milioni, inizialmente bocciato dal gip.
Per l'accusa, l'ex presidente della Camera, usò le società come “schermo giuridico” in quanto “scatole vuote". Il pm aveva richiesto di non concederle attenuanti, poi riconosciute dai giudici. Per Irene Pivetti, assistita dall'avvocato Filippo Cocco, si avvicina anche un processo a Busto Arsizio per una compravendita di mascherine dalla Cina, durante l'emergenza Covid, per 35 milioni di euro. Per l'accusa, ne furono consegnate molte meno e di qualità scadente, per un valore di 10 milioni di euro.
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