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Regionali Lombardia, il M5s non va oltre il 4%: l’alleanza col Pd di Majorino è un flop

Per Majorino l’accordo sottoscritto con Conte avrebbe dovuto portare il Pd e il M5s “al governo della Regione”, ma gli elettori lombardi la pensano diversamente

13 Febbraio 2023

Regionali Lombardia, il M5s non va oltre il 4%: l’alleanza col Pd di Majorino è un flop

L’alleanza tra Pd e M5s alle regionali della Lombardia ha penalizzato di più i democratici o i pentastellati? Già, bella domanda. La risposta arriverà dalle segrete stanze dei due partiti. L’unica certezza, al momento, è che il Movimento 5 stelle non ha superato il 4%. E che di conseguenza l’accordo tra Pierfrancesco Majorino e Giuseppe Conte per un campo lardo in ottica Pirellone è stato un flop.

Il M5s ha preso poco più della civica di Majorino e meno di quella di Moratti

“Vogliamo portare alleanza Pd-M5s al governo della Regione. Il nostro laboratorio si alimenta di liste e sindaci”. Parole pronunciate da Majorino durante un incontro con Conte avvenuto lo scorso 7 febbraio. Se il Partito democratico ha sfiorato il 22% (secondo partito dietro Fratelli d’Italia), il M5s non è andato oltre il 4,2%, non troppo lontano dal risultato raggiunto dalla lista civica a sostegno del candidato governatore di Pd e M5s (3,4%) e dietro al 4,9% conquistato dallo schieramento, sempre civico, che supportava Letizia Moratti, in campo col Terzo polo (4%). Insomma: il M5s non può certo dirsi soddisfatto, così come il Pd, che dai pentastellati non ha ricevuto il contributo elettorale sperato. Anzi.

La previsione di Renzi e Calenda: “L’accordo col M5s indebolirà il centrosinistra in Lombardia”

E dire che l’alleanza del governo Conte II riproposta a Milano era stata salutata con enfasi da Majorino. “Quello col Movimento 5 stelle è un accordo per il futuro della Lombardia e credo che siamo ancora più forti di prima”, aveva sottolineato il candidato presidente a dicembre. “Per la prima volta in Lombardia la partita è aperta. Credo che ci sia una considerazione di fondo che va al di là dei punti programmatici: quella di costruire un’alleanza più forte possibile per cambiare in Lombardia”. Chi ci aveva visto giusto, invece, erano stati Matteo Renzi e Carlo Calenda. “Non fanno l’accordo nel Lazio, ma in Lombardia, dove i 5 Stelle non esistono, ci vuole una grande fantasia”, aveva incalzato il leader di Italia Viva in riferimento al Pd. “Il Pd sta facendo di tutto per perdere queste elezioni, come alle politiche”. “L’accordo col M5s indebolisce il centrosinistra”, gli aveva fatto eco Calenda dal fronte di Azione. “In Lombardia hanno preso pochissimo e la gente sa perfettamente cosa vuol dire averli al governo di una città o di una Regione. Sono persone che sono contro le infrastrutture, contro il ciclo chiuso dei rifiuti. Vogliono questo i lombardi? Anche quelli di centrosinistra? Dubito fortemente”. Dati alla mano, avevano ragione.

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