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Quirinale, oggi la settima votazione. Mattarella si ferma a 387 voti, tutto rimandato al pomeriggio

Fumata nera nella settima votazione per il Quirinale di oggi. Maggioranza accordata sul Mattarella bis, probabile rinvio della partita al voto pomeridiano

29 Gennaio 2022

Quirinale, oggi la settima votazione: alla ricerca di un presidente donna

Fonte: lapresse.it

Nulla di fatto anche nella settima votazione per scegliere il nuovo inquilino del Quirinale. Ad arrivare primo anche questa volta è il presidente uscente Sergio Mattarella, che giunge a 387 voti. Dietro il candidato di bandiera di Fratelli d'Italia Carlo Nordio con 64, poi Nino di Matteo con 40 preferenze. Nella notte l'asse Lega-Pd aveva inizialmente deciso di puntare sul nome di una donna per la presidenza della Repubblica, ma in queste ultime ore lo slittamento del vertice di maggioranza previsto in mattinata ha rimescolato le carte in tavola, facendo piombare la situazione nel caos. Anche in questa votazione la maggioranza necessaria per l'elezione del capo dello Stato è quella assoluta, corrispondente a 505 preferenze.

In mattinata però i partiti di maggioranza hanno raggiunto l'accordo per un Mattarella bis, soprattutto dopo i 336 voti ottenuti dal presidente uscente nella sesta votazione di venerdì. Secondo il Pd si tratta di un'eventualità di cui "bisogna tener conto" ma anche Salvini ritiene a questo punto "più serio andare dal presidente Mattarella e dire ripensaci" piuttosto che continuare con lo stallo tra i partiti. Per le 15 di oggi è previsto un vertice tra i capogruppo e il presidente uscente nel quale verrà probabilmente sciolta la riserva.

Quirinale, oggi la settima votazione

Dopo i vertici notturni, Forza Italia aveva scelto di rompere con il centrodestra e correre coi centristi in solitaria per il nome di Pier Ferdinando Casini, ma a pochi minuti dall'inizio del voto Antonio Tajani ha annunciato l'astensione del partito. A votazione in corso, anche gran parte della maggioranza ha deciso di astenersi o di votare scheda bianca, in attesa dell'accordo poi raggiunto sul nome di Mattarella.

Di seguito il risultato della settima votazione per il Quirinale

  • Astenuti: 380
  • Schede bianche: 60
  • Sergio Mattarella: 387
  • Carlo Nordio: 64
  • Nino Di Matteo: 40
  • Pier Ferdinando Casini: 10
  • Elisabetta Belloni: 8
  • Luigi Manconi: 6
  • Marta Cartabia: 4
  • Mario Draghi: 2

"Non ho un profilo X, ho una mia idea e voterai una donna, ma nessuno è autosufficiente e purtroppo qualcuno gioca ai no. Ho fatto quindici proposte ora mi taccio". È quello che aveva affermato Matteo Salvini una volta giunto a Montecitorio, specificando però che "se non ci sarà un nome condiviso la Lega si asterrà al primo scrutinio della giornata per l’elezione del Presidente della Repubblica". Secondo il leader del Carroccio: "i voti a caso non fanno fare una bella figura al Parlamento".

Verso mezzogiorno però arriva il colpo di scena, con Salvini che constata che "una parte del Parlamento non vuole trovare un accordo e allora chiediamo a Mattarella di restare, così la squadra non cambia: Draghi resta a Palazzo Chigi. È la mia posizione, poi non so nemmeno se c'è un vertice". In precedenza, parlando con i giornalisti in Transatlantico, il leader leghista aveva commentato lo stallo tra i partiti dichiarando: "Bisogna considerare se non sia più serio andare dal presidente Mattarella e dire ripensaci".

Vertice di maggioranza slittato a mezzogiorno

In mattinata era slittato inoltre il vertice di maggioranza previsto per le 8:30. Stando a quanto riferito da Matteo Renzi infatti, l'ex premier Conte non si sarebbe presentato all'incontro: "Avevamo appuntamento alle 8.30. C’eravamo tutti: io, Letta, Speranza, Salvini, Tajani, ma Conte non si è presentato". A seguito di ciò "non è stata presa nessuna decisione durante l’incontro, non c’era Conte e quindi ci aggiorneremo più tardi". Appare probabile a questo punto che, in mancanza di decisioni unitarie, anche la settima votazione finisca in un nulla di fatto.

Nel frattempo Pier Ferdinando Casini ha commentato per la prima volta in maniera diretta la sua candidatura: "Il mio nome può essere sul tavolo solo se rappresenta un momento di unità e di convergenza: l’Italia viene prima delle nostre ambizioni personali". Al momento sulla figura di Casini sarebbero riunite soprattutto le forze centriste di Forza Italia, Italia Viva e Coraggio Italia. Per Lega e Fratelli d'Italia invece l'opzione dell'ex presidente della Camera non può essere percorribile.

Verso un Mattarella bis

Con il perdurare dello stallo tra i partiti il rischio è quello che l'unica via d'uscita sia quella di un Mattarella bis. A suggerirlo, senza però menzionarlo esplicitamente, è stato il segretario del Pd Enrico Letta, che durante il vertice con i grandi elettori del suo partito ha dichiarato: "Il Parlamento ha una sua saggezza e mi sembra che si stia esprimendo. Assecondare questa saggezza è anche questa democrazia".

Un ritorno del presidente uscente sarebbe dunque per Letta l'unico modo per uscire dall'impasse politico di questi giorni, in cui nessuno vuole mostrarsi sconfitto di fronte al proprio elettorato: "L’intero sistema politico-istituzionale si regge attorno al Capo dello Stato e al capo del Governo, che sono sopra la mischia. Quel fragilissimo equilibrio retto attorno a due personalità straordinarie può essere modificato solo se c’è una intesa complessiva che tiene. Affinché questo avvenga c’è bisogno della nostra logica del né vincitori né vinti: questa logica per adesso ispira noi, ma non tutti gli altri".

"Credo che Mattarella, se non ci diamo una mossa - afferma invece Giovanni Toti - diventerà presidente non a furor di popolo ma a furor di grande elettore". Secondo il leader di Cambiamo tuttavia, un'eventualità di questo tipo non costituirebbe una bella figura per la classe politica: "Dopo che ha detto che non lo ritiene opportuno non sarebbe un gran risultato della politica, sarebbe forse un gran risultato per il popolo, perché è stato un ottimo presidente, ma non per la politica".

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