27 Gennaio 2022
Fonte: lapresse.it
Al quarto giorno di votazioni per il Quirinale salgono le quotazioni di Pier Ferdinando Casini come prossimo presidente della Repubblica. Sul nome sarebbe ormai convinta tutta Forza Italia, mentre il Pd lo avrebbe inserito nella rosa di nominativi presentata al centrodestra nella giornata di mercoledì. L'obiettivo è quello di trovare un capo dello Stato superpartes e che possa fare da contraltare politico alla guida "tecnica" di Palazzo Chigi. Il passato di Casini tra le fila del centrodestra lascia però alcune perplessità nella galassia Dem. Il rischio è che con le prossime elezioni il capo dello Stato dia la precedenza a Lega e compagni per la formazione del nuovo governo.
Nonostante l'abbassamento del quorum per l'elezione non sarà facile chiudere l'eventuale partita su Casini, perlomeno non nella giornata di giovedì. Come ribadito ieri da Enrico Letta, a margine delle riunione con i grandi elettori del Pd, la priorità al momento è quella di "stare nel perimetro della maggioranza che sostiene l'esecutivo. Anche su questo, sulla coerenza della maggioranza, abbiamo dimostrato serietà". Quello di Casini sarebbe peraltro uno dei tanti nomi proposti dal Pd al centrodestra, assieme a Sergio Mattarella, Giuliano Amato, Mario Draghi, Andrea Riccardi e Marta Cartabia. Al momento nessuna risposta definitiva dal lato conservatore, anche se in molti si augurano che presto arrivi finalmente il via libera per l'ex presidente della Camera.
Una scelta emersa ieri anche dopo il tramonto definitivo della candidatura della presidente del Senato Casellati, bocciata dai democratici anche perché ritenuta troppo di parte. Casini in questo senso sarebbe l'ipotesi migliore, anche se il passato del senatore tra le file del centrodestra scontenta non pochi esponenti del Pd. Il pericolo secondo alcuni è che in veste di capo dello Stato, Casini rischi di essere troppo accondiscendente con la coalizione di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, soprattutto in caso di formazione dell'esecutivo.
Se anche la candidatura di Casini dovesse essere però affossata rimarrebbe sullo sfondo il jolly Mario Draghi, pur con le dovute riserve da parte del Pd. Sempre Letta infatti afferma: "Dobbiamo fare di tutto per evitare di perdere Draghi, di qualsiasi ruolo si tratti. Siamo stati abbastanza soli in questo tentativo". Appare logico tuttavia pensare che un cambio della guardia al Quirinale sia relativamente più indolore di uno a Palazzo Chigi, dove l'assenza di Draghi potrebbe pesare su diversi punti del programma di governo, in primi la partita sui fondi del Pnrr.
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