09 Dicembre 2025
Benedetto Puglisi, Director Real Estate & Hospitality di Deloitte
L’Italia si conferma il Paese più attrattivo in Europa per gli investimenti nel settore dell’hospitality di lusso, grazie a un vantaggio competitivo fondato sul patrimonio culturale, paesaggistico ed enogastronomico. È quanto emerge dallo studio “The Italian Luxury Hospitality: Time to Elevate?”, realizzato da Deloitte su un campione di oltre 900 operatori e investitori italiani e internazionali. Secondo la ricerca, il 59% degli intervistati individua l’Italia come principale polo di sviluppo dei luxury hotel nei prossimi tre anni, davanti a Grecia (11%) e Portogallo (10%). Inoltre, il 70% dichiara l’intenzione di effettuare investimenti nel Paese entro il prossimo triennio, mentre solo il 5% esclude del tutto questa possibilità.
Il clima che emerge è caratterizzato da un forte ottimismo, come sottolinea Angela D’Amico, Partner e Real Estate Sector Leader di Deloitte: "Nel settore real estate, gli hotel di lusso e, più in generale, di alta gamma stanno vivendo una fase di crescita eccezionale, diventando protagonisti di un mercato dove eleganza e performance si fondono e affermandosi come una delle categorie di investimento immobiliare più redditizie". D’Amico aggiunge: "Dalla survey emerge un clima di forte ottimismo tra operatori e investitori riguardo alle performance operative delle strutture e ai rendimenti attesi: circa 7 operatori intervistati su dieci stimano una crescita annua del fatturato medio del settore compresa tra il 6% e il 20% nel triennio 2025-2027, sottolineando la fiducia nella capacità del luxury hospitality di generare elevate performance".
Nel dettaglio, 7 operatori su 10 stimano una crescita annua del fatturato del settore compresa tra il 6% e il 20% nel periodo 2025–2027. In particolare, il 52% prevede un incremento tra il 6% e il 10%, mentre un ulteriore 25% stima una crescita superiore al 10%, confermando aspettative particolarmente positive per il segmento luxury.
Anche dal punto di vista geografico, il posizionamento dell’Italia emerge con particolare chiarezza. Come evidenzia Benedetto Puglisi, Director Real Estate & Hospitality di Deloitte: "Dal punto di vista geografico l’Italia si conferma il mercato più attrattivo in Europa, grazie a una combinazione unica di fattori: un patrimonio culturale e paesaggistico ineguagliabile e una reputazione consolidata come destinazione di eccellenza". Puglisi aggiunge: "Quasi il 60% degli intervistati individua l’Italia come il principale polo di attrazione e di sviluppo dei luxury hotel in Europa nei prossimi tre anni, mentre l’interesse verso altri mercati è marginale. La maggior parte di questi investimenti si focalizza sul riposizionamento di hotel già esistenti e sulla conversione di edifici storici. Bisogna però affrontare questo processo di riqualificazione con grande attenzione al prodotto e alla location".
Sul fronte degli investimenti, oltre la metà degli investitori (53%) prevede di allocare più di 100 milioni di euro nel triennio, mentre il 22% è disposto a superare i 200 milioni. Le risorse sono destinate prevalentemente al riposizionamento di strutture esistenti e alla conversione di edifici storici, richiedendo grande attenzione al concept di prodotto, al design, all’offerta di servizi e all’integrazione dei criteri ESG. In termini di dimensioni, il 44% degli operatori privilegia hotel tra 31 e 50 camere, mentre tra gli investitori il 34% preferisce asset tra 51 e 70 camere e il 25% tra 71 e 100 camere.
Dal punto di vista geografico, Milano, Roma, Venezia e Firenze restano le destinazioni più attrattive, seguite da località balneari e lacustri di fascia alta come Costa Smeralda, Costiera Amalfitana, Portofino e Lago di Como. In crescita anche l’interesse per alcune destinazioni montane nelle Alpi e nelle Dolomiti.
Gli investimenti si concentrano infine soprattutto sui segmenti Top Luxury (13%), Premium (12%) ed Entry Level (16%), con una quota complessiva del 68% rivolta alla fascia alta. Le aspettative di ritorno sono elevate: il 49% degli intervistati stima un IRR tra il 16% e il 20%, mentre il 21% si attende rendimenti compresi tra l’11% e il 15%. A trainare ulteriormente il comparto contribuiranno l’aumento delle tariffe medie giornaliere, attese fino a 970 euro entro il 2027, e il rafforzamento dell’offerta Food & Beverage, considerata strategica dal 94% del campione.
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