28 Aprile 2025
Andrea Germani, Head of Markets & Investment Solutions Indosuez Wealth Management Italia, relativamente all'attuale situazione in Borsa è stato intervistato da Il Giornale d'Italia.
Queste situazioni di incertezza in Borsa quanto potrebbero durare?
"È difficile dirlo, perché questa incertezza nasce da un fattore interno. A differenza di altre situazioni, come nel caso del covid quando la volatilità è stata causata da elementi esterni, qui ci troviamo di fronte a un’incertezza generata internamente, e in parte autoimposta, da un leader politico.
Proprio per questo è difficile prevederne la durata: così com’è nata, potrebbe anche chiudersi rapidamente attraverso decisioni unilaterali. La verità è che le negoziazioni sui dazi sono appena iniziate. È stata fissata una deadline di 90 giorni per la loro sospensione e, durante questo periodo, ci aspettiamo ancora molta volatilità e incertezza. Tutto questo si rifletterà inevitabilmente anche sull’andamento degli asset rischiosi, che potrebbero diventare molto volatili.
Cosa intendiamo per volatilità? Vedremo con maggiore frequenza rispetto al passato giornate con forti oscillazioni, anche del +3% o -3%. È un tipo di dinamica che non eravamo abituati a vedere negli ultimi mesi, caratterizzati da una Borsa tendenzialmente positiva e da una volatilità molto bassa."
I cali sono strutturali dopo 15 anni di crescita o si tratta di uno storno temporaneo, preludio di una possibile recessione?
"Diciamo che i recenti cali hanno in un certo senso 'ripulito' il mercato, come si dice nel gergo degli operatori.
Negli ultimi anni, molti investitori si erano abituati a una crescita costante, senza particolari momenti di volatilità sugli asset rischiosi. Questo aveva portato anche a una forte presenza sul mercato di investitori e speculatori con profili di rischio spesso non adeguati rispetto alla quantità di asset rischiosi che detenevano in portafoglio.
In questo contesto, uno storno può essere anche salutare, soprattutto dal punto di vista delle valutazioni.
Detto ciò, è difficile dire oggi se si tratti di un cambiamento strutturale. Non possiamo ancora sapere se questa fase rappresenti davvero un game changer, anche perché non è ancora chiaro come si evolverà la questione dei dazi.
È però possibile che assisteremo ad un cambiamento irreversibile di alcuni equilibri internazionali. Potremmo essere all’inizio di un importante cambio di paradigma. Secondo il nostro punto di vista, l’economia potrebbe rallentare, ma continuerà a crescere.
Ovviamente, tutto dipende dall’orizzonte temporale con cui si analizza la situazione: per un investitore di medio-lungo termine, quanto sta accadendo potrebbe rappresentare una fase di correzione, forse con qualche cambiamento strutturale, ma che nel tempo dovrebbe essere assorbita."
Come dovrebbe reagire chi ha già investito?
"In questa situazione, la parola d’ordine è sicuramente cautela. Mai come oggi è fondamentale tenere conto dell’orizzonte temporale e della capacità di gestire sia le perdite che la volatilità intraday. Quando apriamo i mandati o parliamo con i clienti, verifichiamo sempre il cosiddetto profilo di rischio. Ma oggi è ancora più importante accertarsi che il profilo dichiarato corrisponda effettivamente alla reale capacità del cliente di tollerare il rischio.
Valutare il profilo di rischio significa considerare non solo la capacità oggettiva di sostenere eventuali perdite, e quindi un patrimonio adeguato e un orizzonte temporale sufficientemente lungo, ma anche la capacità emotiva di affrontare le fasi turbolente.
È fondamentale chiedersi: 'Sono in grado di gestire un periodo come questo, caratterizzato da forte volatilità?' Secondo noi, la volatilità non è finita. E allora, come dovrebbe comportarsi chi è già investito? Come detto, invitiamo alla cautela. Se il profilo di rischio è adeguato, non suggeriamo di liquidare le posizioni, ma di mantenerle. Per l’investitore invece che è sottoesposto ad asset rischiosi, o per chi ha un profilo più aggressivo e un orizzonte temporale di medio-lungo termine, questa fase può rappresentare un’opportunità per incrementare l’esposizione, sempre tenendo presente che la volatilità resterà elevata. In concreto, questo significa che potremo vedere ancora molte giornate con forti oscillazioni”
Quali allocazioni sarebbe bene prediligere tra azionario, obbligazionario e titoli del Tesoro? Su quali geografie e con quali valute?
"Questa domanda si ricollega in parte alla precedente: non esiste un’allocazione ideale valida per tutti, poiché dipende dal profilo di rischio individuale e dalla capacità di sostenere eventuali perdite, oltre che dall’orizzonte temporale.
Non c’è una ricetta magica ma è fondamentale costruire un dialogo con il cliente per comprendere la sua situazione personale. Solo così è possibile individuare un portafoglio adeguato, coerente con l’orizzonte temporale e l’attuale contesto economico. In un contesto di volatilità, occorre confrontarsi con il concetto di risk budgeting: il rischio nei portafogli non può essere aggiunto in modo illimitato, va assunto solo quando esiste un’adeguata remunerazione.
Dal nostro punto di vista, attualmente è l’azionario a offrire maggiori opportunità rispetto all’obbligazionario.
Come spesso accade nelle fasi di storno, l’azionario è la prima asset class a scendere, ma anche quella con il maggiore potenziale di recupero nel breve-medio termine. È successo dopo il crollo delle Torri Gemelle, dopo la crisi del 2008, e in altre fasi turbolente. Tuttavia, va sottolineato che l’attuale crisi è autoimposta e la volatilità potrebbe persistere più a lungo, quindi non è detto che il recupero sarà immediato.
Sul fronte obbligazionario, riteniamo che oggi esso non offra spunti particolarmente interessanti, soprattutto nel comparto credito.
L’obbligazionario in questa fase dovrebbe avere un ruolo di stabilizzazione dei portafogli, aiutando a smussare la volatilità dell’azionario.
Per questo motivo, siamo più orientati verso obbligazioni investment grade e titoli governativi a breve-medio termine. Parliamo di breve termine, fino a 5-6 anni, perché la parte più lunga della curva è più esposta a dinamiche legate alle future emissioni, in particolare a quelle che saranno necessarie per finanziare sia il Piano ReArm Europe, sia eventuali interventi a difesa di settori economici colpiti dai dazi.
Queste emissioni potrebbero richiedere un premio al rischio maggiore da parte degli investitori, con conseguente aumento dei rendimenti e ulteriore volatilità. Chi è disposto ad assumere nuova volatilità, farebbe meglio a farlo sull’equity, dove la remunerazione attesa per il rischio è potenzialmente più elevata.
Per quanto riguarda i titoli governativi, siamo costruttivi soprattutto sulla parte a breve e medio termine. Non abbiamo particolari remore sui titoli governativi italiani, abbiamo visto recentemente che c'è anche una dinamica abbastanza virtuosa dal punto di vista del rapporto debito/GDP, da un punto di vista fondamentale e virtuoso dal punto di vista del Tesoro per distribuire buona parte delle emissioni anche su investitori retail, che sono meno propensi a vendere le proprie obbligazioni nei momenti turbolenti di mercato ."
Da questa situazione, quali settori e titoli potrebbero essere favoriti?
"Abbiamo assistito ad uno storno piuttosto generalizzato. Come spesso accade quando i mercati scendono, le correlazioni tra asset tendono a convergere verso uno, il che significa che quasi tutti i titoli calano contemporaneamente. Hanno corretto i titoli più esposti alla dinamica dei tassi d’interesse, che hanno sofferto maggiormente, ma anche quelli che, in teoria, avrebbero dovuto avere poca correlazione con i tassi. Questo accade perché molti investitori, in situazioni di incertezza, liquidano le posizioni nei settori che finora hanno performato meglio, anche se sarebbero potenzialmente resilienti. C’è una logica di take profit: per ridurre l’esposizione complessiva, si vendono gli asset su cui c’è ancora guadagno.
In un contesto in cui quasi tutti i settori sono scesi, il nostro primo consiglio è la prudenza.
Tuttavia, chi vuole assumere un po’ più di rischio può guardare a titoli con solidi fondamentali e bilanci robusti, che hanno subito cali pur non avendo motivi strutturali per farlo. In questi casi, non è necessario cercare extra rendimento su titoli più rischiosi, anche le aziende più solide ora offrono valutazioni più interessanti. Per chi desidera cavalcare un eventuale rimbalzo, una buona opzione può essere l’investimento in indici, in modo da preservare la diversificazione del portafoglio"
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