13 Marzo 2023
Chiara Ferragni
Tu l'as voulu, Ferragnez. Se qualcuno mi segue, ricorderà che l'avevo previsto: questa società per discutibili azioni andrà a Sanremo e ne uscirà tritata. Perché non hanno talento, solidità, carisma, hanno solo quell'attitudine, piovutagli addosso, a cavar soldi dai soldi. Hanno l'esercito di sguatteri, di servi e di contabili chiamati consulenti, ma alla fine sul palco ci vai tu e sul palco si può recitare ma nascondersi mai. Inutile che adesso la biondina scarnificata pianga dal social mobilitando i media: il lungo momentum è passato, nessuna messinscena potrà salvarti più. Fai bene a vendere la casa di carta ad AVM gestioni, gruppo finanziario, finché la carta non si brucia: chi gestisce i tuoi miraggi è più saggio di te, perché il post fata resurgo sarà più problematico, la Fenice che sei potrebbe non rivolare da ceneri di selfie.
Quell'eterno circolare da criceto nella ruota di una gabbia virtuale, far soldi per far soldi e tirar dentro Amadeus, un altro che venera lo stesso dio ma poi, inevitabilmente, anche i rompicoglioni dell'autorità di controllo, perché c'è un limite all'impudenza. Quell'incasinarsi nel ghiaccio di un monologo absurdo, la letterina a te stessa, rispondendoti pure, in una latitanza d'empatia. Con tutto che a leggere non ci vuole granché: evidentemente era una prova troppo impervia.
E l'altro socio, ufficialmente marito, non è messo meglio se arriva a rivelarsi eterodiretto dagli psicofarmaci e sì che nella servitù non manca chi vi bada, balie, strizzacervelli. Ce n'eravamo accorti, Lucia, che le rotelle non giravano per giusto e mica da Sanremo, solo che passato Sanremo la farsa s'è fatta tragedia per più atroci conati da astinenza di luce, fatturati di gloria non importa a che prezzo: i beccaccioni non abboccano più, vi insultano adesso, si sentono traditi, poveri orfani amorfi, c'è stato chi aveva organizzato un presidio in Duomo, di stampo antifascista, per sostenervi e già che c'era farci su qualcosa con le magliettine, poi, vera, provocazione o boutade che fosse, non si è saputo più niente.
Oblio, ecco cosa temete. E sta salendo, sabbie mobili d'oblio, lente e inesorabili. Le scuse del Fedez sono patetiche, quelle di Ferragna insopportabili, maieutiche dell'insulto: sempre quel parlar di sé a sé, a questo punto preoccupante, una reduce da Sanremo come dall'Ucraina o dalla Siria martoriata: vivevano sospesi in una bolla di lusso osceno. Ecco il punto, fuori dall'opulenza programmata, dopata di irrealtà, vi disperdete. Cosa vi ha fatto pensare di esistere? Cosa vi spinge ancora ad autonarrarvi, perché vi ostinate nel grottesco reality di un reality, gioco di specchi che riflettono il vuoto, superfluità di vittimismo e capricci?
Non sanno cavarsela neanche a pulirsi il culo. Scoprono il peso d'esser genitori, traspiranti, mortali per quanto alleviati sgravati sbrigati dalla corte.
È che la rockstar la puoi fare se hai qualcosa da offrire; vendendo aria di voi, prima o poi l'erogatore muore. Siete usciti da una irrealtà, quella dei social, per entrare in un'altra ma l'irrealtà televisiva è pericolosa, mantiene orpelli di verità che trapela e rivela: "disvelato v'ho, donne... la viltà della gente". Tu l'as voulu Ferragnez, appena siete usciti in carne ed ossa vi hanno fiutato, ripudiato: dateci qualcosa, non avrete niente. Ce n'è voluta ma siete fuori gioco finalmente, nel tragico nietzschiano siete arrivati a raggiungervi, ad esser chi eravate. Spettri.
Perché abitare la realtà è tremendo se non ci sei più avvezzo e più feroce è restarne fuori quando la fiaba ti rigetta, non ti ammette più. Perché la vita dall'altra parte del selfie è una selva oscura, un giardino d'ombre.
Adesso mangiatevele. Mangiatevi. Credevate d'essere onnipotenti, di mascherare l'illusione manipolando la certezza fabbricata dai media. La solita storia dei soldi che comprano tutto. Ma non possono comprare chi non siete. Divorzierete, vi ammalerete, siete già malati, curatevi, i mezzi non vi mancano ma non una lacrima per voi. Non una lacrima perché siete incapaci di stile perfino nel tracollo. Perché già vi avvitate ma ancora a fare soldi, a salvare il salvabile mentre da salvare ormai non c'è più niente, non l'anima, non la dignità. Non una coscienza. Giravate in Maserati, a tirare ai barboni buste di soldi offerti dai seguaci, e che il filmato sia a regola e che tutti sappiano. Subito. Nel tempo reale del tempo che non passa. Un elicottero per un aperitivo su un ghiacciaio in nome dell'ecologia inclusiva, le querele per chi osava definirvi idioti dopo uno scempio di festa in un supermercato: tutta questa roba sprecata, fumava nervoso il ragazzino sgamato, diciamo che va in beneficenza? Perfino le ecografie, gli smalti, l'acqua fresca, l'Olocausto "del quale non so niente", campagne abortiste e indicazioni di voto, gender e gingerini e finger che sia vero, tutto da spiattellare, tutto da consumare, tutto da passerella tra adoranti, tutto faceva brodo di contanti. E vi stupite dell'odio che ricevete? Cosa credevate, che andasse sempre liscia? Non lo sapete che la celebrità si merita e quindi si difende e costa cara e non c'è somma che possa blindarla di per sé? Non sospettavate che il pubblico non ha senso, è mare di facce senza volto, che il suo volere è cieco e il suo rancore sordo, trasforma in una luna l'osanna in crucifige? E se vi dicessero che in fondo detestarvi è normale, fisiologico, è perfino giusto? Che anche prima eravate invidiati non stimati? Che i follower o seguaci sono merda? Il vostro crollo è una bella notizia, perché dimostra che neppure il consenso può essere comperato per sempre; è la sconfitta del globalismo mediatico basato non sulle cose ma sull'incanto dei fessi. Neanche il vostro amico che sta al Colle può salvarvi e va già bene così, guardate, per cui molliamola lì.
Poi se il moccioso saprà tirar fuori un disco, vero questa volta, non le solite cagate con o senza Orietta, con l'altro bollito, il J-Ax della Barona, saremo i primi a rendergli gli onori: avrà scoperto almeno che il dolore ha un valore e non solo in denaro; che fa crescere, che guadagna l'orgoglio.
Altro che imprenditori digitali, ciniche divinità del nostro tempo senza tempo, un eterno qui ed ora senza radici e senza scrupoli, solo per fare soldi, per celebrarsi, per costruire la narrazione perpetua, per esaltarsi di sé, padrini di vanità per una generazione anche peggiore, intriganti di merda tra meretricio e malvivenza. Non colpa vostra, certo, ma l'archetipo dell'avidità, a certa vanagloria che si vanta delle trentamila euro bruciate a settimana, chiappe divaricate e regolamenti di conti, l'avete fornito voi e questo lo sapete. Lo avete messo in conto, fomentato. Lo avete voluto. Finché il Padreterno s'è rotto i coglioni di chi si credeva più di lui e, come suo costume, ha fatto impazzire chi voleva perdere. E adesso vaneggiate, vi contorcete in spasmi, vi affidate ai giornali, carta per carta straccia, vendete anche la lacrime ma nessuno si commuove, nessun ci casca o compra, "anche quelle in bottiglia? Saranno troppo care" ha irriso chissà che amante deluso. Sic transit gloria mundi, tu l'as voulu Ferragnez.
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