01 Dicembre 2025
Centro emergency in Sudan, fonte: imagoeconomica
Secondo la Sudan Doctors Network, le Forze di supporto rapido (RSF) hanno trasformato gran parte dell’ospedale Al-Nuhud, nel Kordofan occidentale, in una base militare dopo aver assunto il controllo della città più di cinque mesi fa.
L’organizzazione non governativa ha riferito venerdì che la RSF ha impedito all’ospedale di svolgere il suo ruolo fondamentale nell’assistenza sanitaria. Nella struttura vi sarebbe ora presente un centro di comando militare e una caserma, che ostacolano le funzioni di assistenza medica dell'ospedale.
L'organizzazione afferma che "questo uso militare della struttura sanitaria costituisce una palese violazione della sacralità delle istituzioni mediche e mina il diritto dei civili ad accedere alle cure", aggiungendo che parte del personale della città era stato accusato di collaborare con i militari prima di fuggire. La ONG ha precisato che "di conseguenza, l'ospedale soffre di una grave carenza di personale sanitario, lasciando i restanti servizi medici estremamente limitati e incapaci di soddisfare le esigenze dei pazienti".
Il Norwegian Refugee Council (NRC) ha denunciato l’arrivo a Tawila, nella regione occidentale del Darfur, di almeno 400 minori non accompagnati dopo la conquista di Al-Fashir da parte della RSF il mese scorso, pur precisando che il numero reale è probabilmente molto più alto. Il 26 ottobre, infatti, la RSF aveva preso il controllo della città al termine di un assedio durato 18 mesi che aveva bloccato l’accesso a cibo, medicinali e beni essenziali. Il gruppo paramilitare è stato accusato di omicidi di massa, rapimenti e violenze sessuali su larga scala, mentre anche l’esercito sudanese deve rispondere di presunti abusi.
Il NRC è stato intervistato dal Giornale d'Italia in merito alla crisi sudanese. L'ong ha riferito che le violenze e gli abusi perpetrati dalle RSF sui civili sono terribili e all'ordine del giorno: "Le atrocità che hanno visto sono molto difficili da immaginare. Ogni singola persona con cui parli ha perso qualcuno, ha un familiare scomparso. Non sanno dove si trovi da settimane, persino mesi", ha raccontato Mathilde Vu, responsabile del NRC per il Sudan, di stanza a Tawila.
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