26 Novembre 2025
Gaza
Due anni di genocidio e operazioni israeliane, i territori palestinesi si trovano ad affrontare un collasso economico senza precedenti, con decenni di avanzamenti nello sviluppo annullati. È quanto emerge dal rapporto "Sviluppi nell'economia del Territorio Palestinese Occupato" dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo (Unctad), secondo cui "la crisi economica che ne è derivata è tra le dieci peggiori a livello mondiale dal 1960" e "la situazione a Gaza è la più grave crisi economica mai registrata".
Nel documento si evidenzia come "a Gaza, l'intera popolazione è sprofondata in una povertà multidimensionale", mentre "la Cisgiordania sta attraversando la più grave recessione economica mai registrata, causata da una maggiore insicurezza, restrizioni alla circolazione e all'accesso e dalla perdita di opportunità produttive in tutti i settori dell'economia". L’agenzia Onu sottolinea inoltre che "alla fine del 2024, il Pil palestinese è tornato al livello del 2010, mentre il Pil pro capite è tornato a quello del 2003, cancellando 22 anni di progressi nello sviluppo in meno di due anni".
Secondo le stime Unctad, serviranno oltre 70 miliardi di dollari per la ricostruzione della Striscia di Gaza, dove "l'entità dei danni" provocati da due anni di conflitto "pone sfide importanti per la ripresa economica e il ripristino di condizioni di vita di base". L’organizzazione chiede quindi "un intervento immediato e sostanziale da parte della comunità internazionale per frenare la caduta libera economica, affrontare la crisi umanitaria e gettare le basi per una pace e uno sviluppo duraturi", attraverso "un piano di ripresa globale per il Territorio Palestinese Occupato, con assistenza internazionale coordinata, ripristino dei trasferimenti fiscali e misure per allentare le restrizioni al commercio, alla circolazione e agli investimenti".
Su X, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, scrive: “Un nuovo rapporto delle Nazioni Unite rivela che l’attacco israeliano a Gaza, con la distruzione dell’assistenza sanitaria, dell’istruzione, delle infrastrutture e perfino del sistema bancario, ha cancellato 69 anni di sviluppo umano, segnando il peggior crollo economico mai registrato”.
Intervenendo poi in videocollegamento durante una conferenza al Parlamento europeo, Albanese afferma: "È incredibile che, nonostante i molti allarmi, i segnali di pericolo e l'avanzamento del piano di annessione, che equivale a un'aggressione secondo il diritto internazionale, nessuno contesti ciò che Israele sta facendo in Cisgiordania, che è una pulizia etnica a una velocità diversa rispetto a quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza".
Proseguendo, ricorda che "venti, trent'anni fa, Benjamin Netanyahu si esprimeva già pienamente contro la creazione di uno Stato palestinese ed è stato in grado, con i suoi complici, di avanzare e preparare il piano che consente la fase finale della distruzione del popolo palestinese". A suo giudizio, "ciò che accadrà ai palestinesi sotto il dominio israeliano è chiaro: guardate cosa sta accadendo a Gaza, dove la completa distruzione della Striscia ha portato alla devastazione dei sopravvissuti, oltre ai 200.000 stimati tra uccisi o presunti tali e coloro che sono stati gravemente feriti e porteranno cicatrici a vita per ciò che hanno sopportato".
La relatrice speciale aggiunge infine: "Il cessate il fuoco è solo una parola vuota, perché in poco più di un mese dal cessate il fuoco Israele ha ucciso quasi 300 persone. Cento in un solo giorno, una settimana fa, 50 bambini uccisi in un solo giorno".
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