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Da New York, l’ennesima bolla narrativa delle ingiustizie emergenti: Mamdani è l’ultimo campione della globalizzazione, cultura che ha già prodotto disastri

Mamdani è l’ultimo illusionista nelle disponibilità di chi ha creato e alimentato le disparità: ora ci racconta di case popolare e tassazioni punitive, ci rivedremo tra qualche mese per cominciare a tracciare il primo bilancio

05 Novembre 2025

Da New York, l’ennesima bolla narrativa delle ingiustizie emergenti: Mamdani è l’ultimo campione della globalizzazione, cultura che ha già prodotto disastri

Il futuro è nelle nostre mani”, commenta il nuovo sindaco di New York Zohran Mamdani. E scommetteteci pure che questo slogan ce lo ritroveremo nelle bocche dei democratici italiani sempre in cerca di nuove parole per allungare il brodo.

Mamdani sarà l’ultima moda dei globalisti, come lo era stato Obama. Mamdani però è più pericoloso perchè incarna una cultura che rischia di creare un nuovo impazzimento. New York è il caledoiscopio global di tutto quello che si può comporre se ci guardi dentro, ma lì si esaurisce. Invece no, ci ritroveremo emuli di questo sindaco radicale che già ingaggia sfide a Trump. <Lo so che ci guardi, alza il volume>, aizza con l’atteggiamento giovanile di chi è pronto alla rissa.

Mamdani è e sarà l’ultimo campione in ordine di tempo di una cultura politica che ha già prodotto disastri, ossia la globalizzazione. Ha già incantato infarinando una carta d’identità straniera (africana dell’Uganda), ricette socialiste e il brivido - tutto loro - del primo sindaco musulmano, fattore quest’ultimo che diventa inspiegabilmente un valore aggiunto. E perchè mai?

Questo ragazzotto che promette di rivoluzionare i Democratici americani e di aprire una nuova via anche fuori dai confini Usa è una mina vagante nelle mani dei soliti commentatori radical chic che faranno leva sul suo profilo per scardinare la presidenza Trump, sulla cui tenuta vedremo cosa diranno gli americani nelle prossime elezioni di medio termine.

New York è la metropoli dove scoppiano le contraddizioni tra ricchi e poveri, tra finanza e miseria e l’entusiasmo dei giovani è scarsamente valutabile come indice. New York è il paradigma dei fallimenti democratici, col suo bagaglio culturale dove la globalizzazione è vincente, dove il melting pot è l’esempio e dove tutto trova alla fine un suo equilibrio. Non è così, ma solo in quello spazio di follia può apparirlo. Per il resto l’America viaggia su altre strade. Mamdani è l’ultimo illusionista nelle disponibilità di chi quelle disparità le ha create e alimentate: ora ci racconta di case popolare e tassazioni punitive, ci rivedremo tra qualche mese per cominciare a tracciare il primo bilancio.

L’America non è New York ma New York, dicevamo, è lo specchio di queste profonde ingiustizie sociali, di gente sputata ai margini perché disoccupata, indebitata e senza previdenza. È il porto della disperazione e della speranza, di migranti che qui cercano di essere invisibili: ma la somma degli invisibili pesa, eccome se pesa. Mamdani fallirà ma prima avrà prodotto una serie di scopiazzatori seriali.

Mamdani ha vinto perché a New York i candidati dei Democratici partono avvantaggiati e l’outsider radical è riuscito a imporsi; ma questa ricetta rischia di essere solo di pericolosa confusione. In America come in Europa assistiamo a smottamenti sociali legati allo strapotere della digitalizzazione in ogni sua forma e allo strapotere dei pochi player che ne dispongono i codici. Se già con la transizione dall’economia reale all’economia finanziaria in mano a poche grandi banche d’affari e alle poche grandi società di revisione, ora ci ritroviamo con pochi operatori che cannibalizzeranno tutto, aumentando la platea dei disperati.
In America la questione immobiliare è già scoppiata una volta e abbiamo visto cosa ha portato. In Europa non siamo lontani da simili emergenze.

Se infine ci aggiungiamo che alla delusione per il mancato raggiungimento dei sogni promessi si potrebbe saldare il miraggio di una vendetta promesso in nome della fede (ed è su questo che il fanatismo islamico ha costruito le sue più folli predicazioni), ecco che la bomba è fatta.

di Gianluigi Paragone

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