Venerdì, 31 Ottobre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

7 ottobre, vertici Idf a conoscenza di attacco Hamas, ma ordini ad Air Force di limitare potenza aerea: 1 solo drone di guardia prima dell’invasione

La riunione tra Halevi e Finkleman, avvenuta poche ore prima dell’attacco, avrebbe affrontato proprio l’attivazione sospetta di SIM card israeliane all’interno della Striscia di Gaza: un chiaro segnale che Hamas si stava preparando a qualcosa di più grande di una semplice scaramuccia di confine. Nonostante questo, l’ordine trasmesso all’Aeronautica fu prudente, quasi attendista. Il piano operativo per quel fine settimana prevedeva infatti una sola unità di sorveglianza aerea attiva su Gaza

31 Ottobre 2025

7 ottobre, vertici Idf a conoscenza di attacco Hamas, ma ordini ad Air Force di limitare potenza aerea: 1 solo drone di guardia prima dell’invasione

halevi finkelman Fonte: PBS

I vertici delle Forze di Difesa israeliane (Idf) erano a conoscenza di segnali d’allarme e informazioni che indicavano un’imminente attacco di Hamas il 7 ottobre, ma nonostante ciò ordinarono all’Aeronautica di mantenere un profilo operativo limitato. La notte tra il 6 e il 7 ottobre, mentre a Gaza si moltiplicavano i segnali di movimento tra le cellule terroristiche, l’Air Force ricevette istruzioni di non dispiegare massicciamente i propri mezzi: solo un drone sorvegliava l’area. Poche ore dopo, Hamas avrebbe lanciato l’attacco.

7 ottobre, vertici Idf a conoscenza di attacco Hamas, ma ordini ad Air Force di limitare potenza aerea: 1 solo drone di guardia prima dell’invasione

Fonti dell’Aeronautica hanno dichiarato che avrebbero voluto che la potenza aerea fosse stata impiegata diversamente il 7 ottobre, considerando che la protezione dei villaggi e del confine avrebbe dovuto essere una priorità più alta rispetto all’eliminazione dei vertici di Hamas.

Inoltre, fonti dell’Aeronautica hanno indicato che, se avessero conosciuto tutte le informazioni oggetto del dibattito tra il Capo di Stato Maggiore dell’Idf, il tenente generale Herzi Halevi, e il comandante del Comando Sud dell’Idf, il generale di divisione Yaron Finkleman — come, ad esempio, le schede SIM israeliane che Hamas aveva attivato a Gaza —, avrebbero potuto spingere per un impiego diverso degli aerei.

Le informazioni erano già sul tavolo dei vertici. La riunione tra Halevi e Finkleman, avvenuta poche ore prima dell’attacco, avrebbe affrontato proprio l’attivazione sospetta di SIM card israeliane all’interno della Striscia di Gaza: un chiaro segnale che Hamas si stava preparando a qualcosa di più grande di una semplice scaramuccia di confine. Nonostante questo, l’ordine trasmesso all’Aeronautica fu prudente, quasi attendista. Il piano operativo per quel fine settimana prevedeva infatti una sola unità di sorveglianza aerea attiva su Gaza, nella convinzione che eventuali minacce sarebbero state anticipate da preavvisi o segnali di intelligence.

Sebbene Halevi avesse ordinato che l’Aeronautica disponesse di ulteriori velivoli nelle vicinanze alcune ore prima dell’invasione, e due droni aggiuntivi fossero stati diretti verso Gaza, ufficiali di grado inferiore decisero insieme a quelli del Comando Operazioni di spostare soltanto un caccia dalla base di Ramat David, nel Nord, alla base di Ramon, più vicina a Gaza, ma con un ritardo di alcune ore.

Quando l’aereo avrebbe dovuto finalmente decollare, l’invasione era già cominciata da 90 minuti.

Il risultato fu devastante. L’Aeronautica si trovòfuori gioco” — come ammettono oggi le stesse fonti — e non in grado di intervenire quando centinaia di miliziani varcarono il confine. Poiché la maggior parte delle forze di Hamas era già rientrata a Gaza con la maggior parte degli ostaggi catturati intorno a mezzogiorno, la reazione aerea arrivò troppo tardi per prevenire l'attacco.

Secondo l’inchiesta interna, l’errore non fu solo operativo, ma anche strategico. L’Air Force era pronta con armamenti pesanti, pensati per colpire infrastrutture e basi militari, ma inutilizzabili in contesti urbani misti dove terroristi e civili si trovavano a stretto contatto. Da allora, l’Aeronautica ha dichiarato di aver raddoppiato — da una dozzina circa — i velivoli pronti a intervenire a breve preavviso e di voler integrare anche armi “tradizionali”, capaci di fornire copertura ravvicinata in scenari simili.

Nonostante l’ammissione di responsabilità, le accuse più gravi si concentrano sui vertici Idf, accusati da fonti interne di aver sottovalutato i segnali e di aver mantenuto l’Air Force in uno stato diattesamentre l’attacco era ormai imminente.

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x