13 Ottobre 2025
Il Sud Sudan sprofonda verso una nuova e sanguinosa guerra civile. Osservatori internazionali hanno avvertito del riaccendersi del conflitto fra due fazioni rivali: quella fedele all'attuale presidente del Paese, Salva Kiir, e quella che sostiene l'ormai ex vicepresidente, Riek Machar. Con l'acuirsi delle ostilità, oltre 300 mila persone si stanno mobilitando per fuggire dallo Stato.
Il Sud Sudan torna sull’orlo della guerra civile. Oltre 300 mila persone hanno già abbandonato il Paese dall’inizio del 2025, secondo il nuovo rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani in Sud Sudan, che avverte del pericolo di un ritorno al conflitto totale tra le fazioni fedeli al presidente Salva Kiir e all’ex vicepresidente Riek Machar.
La fragile tregua raggiunta nel 2017, dopo anni di guerra che devastarono il Paese, è ormai crollata. Le violenze tra esercito regolare e milizie etniche, in particolare nella regione di Nasir, hanno provocato decine di morti e oltre 80 mila sfollati interni solo nei primi mesi dell’anno. L’arresto di Machar a marzo e la successiva sospensione dal suo incarico ad ottobre hanno acuito lo scontro politico, trasformandolo in una crisi istituzionale che rischia di degenerare rapidamente.
Machar è stato accusato di tradimento, omicidio e crimini contro l’umanità, ma il suo portavoce ha definito il processo una “caccia alle streghe politica”. Nel frattempo, le forze fedeli a entrambi i leader si scontrano in diverse aree del Paese, alimentando un nuovo ciclo di violenza. Secondo le Nazioni Unite, 150 mila rifugiati hanno attraversato il confine verso il Sudan, già devastato da due anni di guerra civile, mentre un numero simile ha cercato scampo in Uganda, Etiopia e Kenya.
Attualmente, oltre 2,5 milioni di sudsudanesi vivono come rifugiati nei Paesi vicini, e altri due milioni restano sfollati all’interno dei confini nazionali. La Commissione Onu denuncia inoltre una corruzione endemica che aggrava la crisi: 1,7 miliardi di dollari provenienti da un programma di scambio “petrolio in cambio di strade” risultano scomparsi, mentre tre quarti della popolazione soffrono di gravi carenze alimentari.
“La crisi attuale è il risultato di scelte deliberate dei leader, che hanno anteposto i propri interessi a quelli del popolo”, ha dichiarato la presidente della Commissione, Yasmin Sooka. L’Onu invoca ora un intervento urgente dell’Unione Africana e dei Paesi vicini per evitare una catastrofe annunciata: il Sud Sudan, nato nel 2011 come simbolo di speranza, rischia di implodere nuovamente sotto il peso della propria leadership.
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