13 Ottobre 2025
Gideon Saar Fonte: X @kibrispost
Gideon Sa’ar tira dritto e smentisce aperture a uno Stato palestinese: “Parlare di Stato Palestinese è impensabile, non saremo mai d’accordo”. Per il ministro la priorità resta il ritorno degli ostaggi e la smilitarizzazione di Hamas. Sa’ar chiede che prima si completi il rilascio degli ostaggi e si assicurino i corridoi umanitari. Solo dopo, dice, si potrà intervenire sulla distruzione delle infrastrutture terroristiche. Abbandonare Giudea e Samaria significherebbe, avverte, consegnare i confini a un “Hamasland”.
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha fissato paletti netti: secondo lui non è il momento per discutere la creazione di uno Stato palestinese e le condizioni poste da Tel Aviv restano ineludibili. “Siamo ancora in corso d’opera e non sarebbe saggio spingersi troppo avanti. Bisogna che gli ostaggi siano a casa, che venga completato il rilascio dei terroristi dalle carceri israeliane e che entri a pieno regime la consegna degli aiuti umanitari, già iniziata. Allora si potrà mettere mano alla parte successiva, a partire dalla smilitarizzazione di Hamas e dalla distruzione delle sue infrastrutture. Israele è impegnato affinché tutto vada bene: abbiamo sempre preferito la soluzione politica a quella militare ma è la prima volta che vediamo una possibilità realistica”.
Sa’ar ha inoltre rivendicato la documentazione raccolta sulle responsabilità dell’attacco del 7 ottobre 2023: “Abbiamo materiale audio e ora anche documenti che provano le intenzioni di Sinwar”, ha detto, sostenendo che il piano di Yahya Sinwar mirava — con il sostegno dell’Iran e di altri alleati — a una “guerra totale” con l’obiettivo di distruggere lo Stato d’Israele. Secondo il ministro, le istruzioni di Hamas includevano ordini di estrema crudeltà volti a terrorizzare la popolazione civile: “ammazzare i bambini davanti ai genitori e viceversa era finalizzato a terrorizzare gli israeliani in modo tale che sentissero di non poter mai più vivere in sicurezza”.
Sulla prospettiva del riconoscimento internazionale di uno Stato palestinese, Sa’ar è stato tranchant: “Non credo che Israele sia isolato ma, soprattutto, non conta quanti Paesi abbiano riconosciuto lo Stato palestinese: quello Stato nascerà solo quando riterremo che ci saranno le condizioni, così com’è stato con il processo di Oslo e con il ritiro unilaterale da Gaza”. Richiamando l’esperienza del ritiro dalla Striscia, il ministro ha messo in guardia sul fatto che lasciare territori senza garanzie di sicurezza non ha portato né pace né sicurezza, e che un abbandono della Giudea e della Samaria creerebbe spazio a forze ostili al confine: “Parlare di Stato palestinese dopo il 7 ottobre non è responsabile. E comunque è impraticabile senza che sia d’accordo Israele, che non lo è”.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia