07 Ottobre 2025
Nave Conscience Fonte: Greenreport
La Conscience, una delle imbarcazioni della nuova Flotilla diretta verso Gaza, si trova a circa 250 miglia nautiche dalla cosiddetta “zona rossa” e potrebbe essere intercettata entro le prossime 24 ore dalle forze israeliane. Salpata una settimana fa dal porto di Otranto, la nave trasporta un gruppo di attivisti italiani insieme a medici, infermieri e giornalisti provenienti da diversi Paesi. A darne notizia è Riccardo Corradini, chirurgo e attivista italiano, che si trova a bordo con altri 5 connazionali.
Secondo quanto riferito da Corradini, la Conscience fa parte di una Flotilla composta complessivamente da una decina di imbarcazioni impegnate in una missione umanitaria verso la Striscia di Gaza. L’obiettivo, spiegano gli organizzatori, è consegnare aiuti medici e generi di prima necessità alla popolazione palestinese, duramente colpita dalle restrizioni e dai bombardamenti delle ultime settimane. Le navi, che trasportano in totale circa 250 persone, stanno navigando in acque internazionali ma si avvicinano progressivamente a un’area fortemente presidiata dalla marina israeliana.
Nel frattempo, cresce la tensione diplomatica dopo la notizia, diffusa dall’agenzia di stampa statale giordana, dell’espulsione di 131 attivisti della precedente Flotilla di Gaza. Gli attivisti, intercettati e detenuti da Israele, sono stati trasferiti in Giordania attraverso il ponte di Allenby. Il ministero degli Esteri di Amman ha precisato che i deportati provenivano da numerosi Paesi, tra cui Bahrein, Tunisia, Algeria, Oman, Kuwait, Libia, Pakistan, Turchia, Argentina, Australia, Brasile, Colombia, Repubblica Ceca, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Serbia, Sudafrica, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti e Uruguay.
Particolare attenzione ha suscitato il caso dei 13 attivisti brasiliani, tra cui la deputata federale Luizianne Lins del Partito dei Lavoratori (Pt), anch’essi parte della flottiglia Global Sumud diretta a Gaza. Secondo quanto riferito dal ministero degli Esteri di Brasilia, i connazionali sono stati detenuti per alcuni giorni nel centro penitenziario di Ketziot, nel deserto del Negev, prima di essere trasferiti in Giordania grazie all’intervento dell’Ambasciata brasiliana. Attualmente gli attivisti si trovano in un hotel ad Amman, in attesa di rientrare in patria.
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