Benjamin Netanyahu, chi è il primo ministro israeliano: ebreo polacco, significato del nome "Dono di Dio", accusato di crimini contro l'umanità
Tra accuse di corruzione e frode, un mandato d'arresto per crimini contro l'umanità a Gaza, e le proteste insorte contro molte sue manovre politiche, Benjamin Netanyahu resta il sopravvissuto politico più controverso della storia di Israele
Primo ministro israeliano, capo del partito conservatore 'Likud', quarto leader mondiale a ricevere un mandato d'arresto dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l'umanità. Prima di lui solo Putin, il sudanese Omar al-Bashir, e il criminale libico Muammar Gheddafi. Benjamin Netanyahu rappresenta una delle figure politiche più controverse della storia recente, tra i protagonisti assoluti di una serie di conflitti tutti gravitanti attorno ad Israele: attualmente, quelli contro Hezbollah in Libano, e contro Hamas a Gaza. "Avremo una vittoria totale" ha dichiarato Benjamin "Bibi" Netanyahu oggi, 7 ottobre, giorno dell'anniversario di quel 7 ottobre 2023 nel quale i miliziani di Hamas attaccarono i Kibbutz lungo la Striscia, dando così pretesto al leader israeliano di innescare una reazione sproporzionata all'offensiva a Gaza.
Benjamin Netanyahu, chi è il primo ministro israeliano: ebreo polacco, significato del nome "Dono di Dio", accusato di crimini contro l'umanità
Benjamin Netanyahu è nato a Tel Aviv il 21 ottobre 1949, è il primo leader ad essere nato nel Paese dall'anno della sua fondazione (1948). È anche il primo ministro più "longevo" di Israele se si considera che attualmente è al suo terzo mandato dopo i primi due consumatisi, cronologicamente, tra 1996-1999 e 2009-2021. Di origine ebraico-polacca, Netanyahu - letteralmente "Dono di Dio" o "Dio ha dato" essendo il cognome composto dalle forme Netan, derivato dalla radice ebraica 'natan' che significa "donare", e Yahu, variante di 'Yahweh' - è figlio di un aschenazita sefardita originario di Varsavia, mentre la madre aveva radici lituane e bielorusse. Dopo un'infanzia passata tra Gerusalemme e la Pennsylvania, Netanyahu si arruolò giovane nell'esercito di difesa israeliana, prendendo parte a numerose operazioni tra cui la guerra del Kippur e la cosiddetta guerra d'attrito contro Siria-Egitto. Poi la carriera accademica: la laurea e il master, fino al dottorato in scienze politiche alla prestigiosa Università di Harvard.
L'ingresso in politica avvenne prima con la nomina di rappresentante permanente di Israele all'Onu nel 1984, poi con l'elezione alla Knesset - il Parlamento israeliano - nel 1993, prima di diventare leader del partito di ultra destra Likud. Leadership che tutt'ora detiene dopo essere stato rieletto per la quinta volta record nel 2022. Alle elezioni - dirette - del 1996 Netanyahu s'impose come premier più giovane di sempre, e la sua immagine politica si è sempre consolidata attorno alla propaganda di garantire la difesa nazionale. Difesa che però non si è mai realmente accomodata agli accordi di pace di Oslo tra Israele e palestinesi. Dopo una breve parentesi esecutiva guidata da Ariel Sharon, Netanyahu è tornato al potere prima come ministro degli Esteri, quindi come ministro delle Finanze. Nel 2009 la rielezione a premier israeliano, carica che ha portato avanti per i successivi 12 anni: dal crollo dei colloqui di pace coi palestinesi, fino all'esplicita dichiarazione di rifiuto, nel 2019, della costruzione di uno Stato palestinese: "Uno Stato di Palestina non sarà creato, non come l'unico di cui la gente parla" aveva detto Netanyahu. Durante gli anni del suo governo i conflitti tra israeliani e palestinesi sono sempre proseguiti, mentre, sull'altro versante, i fili di alleanza con gli Stati Uniti si sono sempre più stretti.
Un asse, quello Israele-Usa, che si è consolidato non solo dopo che Trump annunciò di riconoscere Gerusalemme quale capitale d'Israele - annuncio mai digerito dalle rivendicazioni territoriali palestinesi. Ma anche a fronte della minaccia nucleare iraniana, contro cui, lo scorso giugno, Washington e Tel Aviv sono tornati a coordinarsi colpendo i principali siti del Paese asiatico: Fordow, Natanz e Isfahan. Dopo accuse di corruzione e frode, nonché proteste contro le controverse riforme giudiziarie da lui stesso approvate, Netanyahu è stato emesso, il 21 novembre 2024, con un mandato d'arresto per i crimini contro l'umanità di cui la Corte Penale Internazionale l'ha accusato nei confronti dei civili di Gaza. Il genocidio nella Striscia, iniziato formalmente il 7 ottobre 2023 con l'attacco di Hamas ai kibbutz di Be'eri e Kfar Aza, luoghi nei quali il Giornale d'Italia si è recato per dei reportage, è proseguito scientemente quale parte di un piano più complesso, più strutturato, dove Netanyahu è risultato essere, più che "avversario", parte di un tacito accordo politico contro l'Autorità Palestinese. E "alleato" politico della stessa Hamas. Come infatti affermò il giornalista Adam Raz in un articolo, "il pogrom del 7 ottobre 2023 aiutò Netanyahu a mantenere il potere". Potere che Netanyahu tutt'ora detiene, fedele alla volontà di realizzare il piano di una "grande Israele" a costo di fare terra bruciata intorno a sé.