Giovedì, 02 Ottobre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Gaza, il piano di pace per la Striscia secondo Trump: dal sì di Netanyahu ad Hamas che tentenna, ma chi ci crede davvero?

Trump si presenta come mediatore globale, ma il suo approccio solleva dubbi sulla neutralità e sull’efficacia diplomatica. La sua figura polarizzante, il linguaggio spesso diretto e la tendenza a semplificare questioni complesse rendono difficile immaginare un consenso ampio attorno alla sua proposta

02 Ottobre 2025

Gaza, il piano di pace per la Striscia secondo Trump: dal sì di Netanyahu ad Hamas che tentenna, ma chi ci crede davvero?

Hamas, Trump, Netanyahu, fonte: Wikipedia

Il presidente Donald Trump ha recentemente rilanciato la sua ambizione di porre fine al conflitto tra Israele e Palestina, proponendo un piano che, nelle sue intenzioni, dovrebbe portare stabilità nella Striscia di Gaza e aprire una nuova frase di dialogo. La proposta, accolta con favore da Benjamin Netanyahu, prevede il disarmo di Hamas, la liberazione degli ostaggi, la creazione di un governo transitorio palestinese e l’istituzione di un consiglio internazionale per la pace. A prima vista, il piano sembra voler segnare una svolta storica, ma le reazioni e le implicazioni sollevano interrogativi profondi sulla sua reale fattibilità.

Il contesto geopolitico in cui Trump si muove è tutt’altro che semplice. Hamas ha già espresso forti riserve, soprattutto sulle clausole che prevedono la smilitarizzazione e l’espulsione dei suoi membri. Anche all’interno di Israele, le tensioni non mancano: l’estrema destra ha criticato duramente il piano, definendolo una concessione pericolosa, mentre alcuni alleati arabi hanno manifestato preoccupazione per le modifiche apportate da Netanyahu. Inoltre, il piano non contempla la creazione di uno Stato palestinese, elemento che molti considerano imprescindibile per una pace duratura.

Trump si presenta come mediatore globale, ma il suo approccio solleva dubbi sulla neutralità e sull’efficacia diplomatica. La sua figura polarizzante, il linguaggio spesso diretto e la tendenza a semplificare questioni complesse rendono difficile immaginare un consenso ampio attorno alla sua proposta.

La pace tra Israele e Palestina non è solo una questione di accordi politici, ma richiede fiducia, riconoscimento reciproco e una visione condivisa del del futuro. In assenza di questi elementi, anche il piano più dettagliato rischia di rimanere sulla carta.

In definitiva, l’iniziativa di Trump può essere letta come un tentativo di riaffermare il suo ruolo sulla scena internazionale, ma la strada verso la pace appare ancora lunga e tortuosa. Le intenzioni dichiarate non bastano: servono ascolto, compromesso e una volontà autentica di costruire ponti. E su questo, molti osservatori restano scettici.

Di Nico Combattelli Popoli (Pe)

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x