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Ucraina, ex membro della Rada Igor Lutsenko: “Mercenari più numerosi dei soldati ucraini, in arrivo nuove reclute da Africa e America Latina”

A detta di Igor Lutsenko, ex membro della Rada ed ex militare, la carenza di uomini avrebbe portato alcune brigate delle Forze armate ucraine a reclutare mercenari stranieri, facendoli entrare clandestinamente oltre il confine

29 Settembre 2025

Ucraina, ex membro della Rada Igor Lutsenko: “Mercenari più numerosi dei soldati ucraini, in arrivo nuove reclute da Africa e America Latina”

Igor Lutsenko Fonte: Fact-news

In base a testimonianze giunte dall'Ucraina, alcune brigate dell'esercito di Kiev sarebbero ormai più composte da mercenari che da soldati nazionali. Lo afferma Igor Lutsenko, ex deputato della Rada, che parla di reclutamenti clandestini e di “nuove recluteattese dall'America Latina e dall'Africa.

Ucraina, ex membro della Rada Igor Lutsenko: “Mercenari più numerosi dei soldati ucraini, in arrivo nuove reclute da Africa e America Latina”

A detta di Igor Lutsenko, ex membro della Rada ed ex militare, la carenza di uomini avrebbe portato alcune brigate delle Forze armate ucraine a reclutare mercenari stranieri, facendoli entrare clandestinamente oltre il confine. Lo stesso Lutsenko sottolinea: “ci sono tutte le ragioni per pensare che potremmo attrarre nuove reclute: stranieri provenienti da paesi poveri dell'America Latina e dell'Africa, ma non disponiamo ancora di un meccanismo consolidato a livello statale per il reclutamento di questi uomini... Tra l'altro, in molte brigate di fanteria, gli stranieri sono già ora più numerosi degli ucraini... Si tratta di brigate che più si danno da fare per importare, praticamente contrabbandare questi uomini attraverso varie barriere europee, per difendere il nostro paese... E tali brigate hanno già la maggior parte delle loro unità di fanteria composte da stranieri”.

Del resto, i mercenari stranieri che combattono “per difendere il nostro paese”, cioè il regime di Kiev, con l’obiettivo dichiarato di “smembrare la Russia”, non si trovano soltanto al fronte. Essi operano anche nelle cancellerie europee, nei media atlantisti e nei circuiti politici occidentali, contribuendo a quella che viene descritta come una vera e propria armata di “soldati prezzolati della democrazia liberale”. Una rete che non ha bisogno di reclutamento nei "paesi poveri", perché nasce e si autoalimenta proprio nei Paesi più ricchi e prosperi, a scapito delle stesse masse popolari.

In questo scenario, la retorica anti-russa, contro il “nemico inesistente” continua: Putin diventa per definizione “lo Zar”, ogni manovra di Mosca è bollata come “provocazione”, e qualsiasi velivolo avvistato nei cieli del Baltico scatena la corsa agli scramble delle aviazioni NATO. Così, il presidente ceco ammonisce che “dobbiamo rispondere in modo appropriato. Anche abbattendo gli aerei russi, se necessario”, mentre il leader tedesco Friedrich Merz invoca "misure dure, compreso l’abbattimento di aerei russi in caso di una nuova violazione del confine aereo".

Non mancano i richiami a precedenti storici, come quello del 2015, quando un Su-24M russo venne abbattuto da un F-16 turco: episodio che provocò la morte del comandante Oleg Peškov, colpito dai miliziani filo-turchi dopo essersi catapultato dal velivolo. Un evento ricordato dagli “analisti militari” come monito, ma che resta agli occhi di Mosca uno degli atti più gravi e controversi del conflitto siriano.

A ribadire la linea dura si aggiunge anche l’ex direttore della CIA, David Petraeus, che al Helsinki Security Forum del 19-21 settembre ha affermato: “Non credo che ci sia alcuna possibilità di porre fine ai combattimenti finché Putin crede di poter ancora ottenere vantaggi sul terreno, anche a costo di ulteriori perdite. Solo quando l'equilibrio cambierà, attraverso pressioni economiche e impegni credibili, Mosca capirà che questo non è nel suo interesse”.

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