25 Settembre 2025
Striscione "cartellino rosso a Israele", fonte: Threads, @pallonateinfaccia
La partita di Europa League fra Paok Salonicco e Maccabi Tel Aviv non ha riservato grandi emozioni calcistiche, finendo 0-0, ma ha sicuramente fatto parlare. I tifosi greci hanno infatti alzato diverse bandiere della Palestina e hanno alzato striscioni con scritto "Cartellino rosso per Israele, stop al genocidio".
La sera di mercoledì 25 settembre, lo stadio Toumba di Salonicco è diventato il palcoscenico di un gesto di forte denuncia politica e umanitaria. Durante il match di Europa League tra Paok Salonicco e Maccabi Tel Aviv, i tifosi del club greco hanno esposto due striscioni eloquenti: "Fermare il genocidio" e "Dare a Israele il cartellino rosso". Un chiaro messaggio contro le azioni militari israeliane a Gaza e una richiesta di espulsione delle squadre israeliane dalle competizioni Uefa e Fifa.
Il club aveva già avvertito i propri sostenitori di non esporre contenuti politici, ammonendo che “la Uefa è particolarmente severa in materia di messaggi politici”. Il Paok aveva sottolineato l’importanza di tutelare la squadra, evitando sanzioni e possibili chiusure dello stadio. Tuttavia, i tifosi hanno scelto di mettere davanti alle logiche sportive le ragioni umane e la solidarietà internazionale, ignorando l’appello della società.
L’iniziativa è nata anche dalle tensioni della vigilia: nelle strade di Salonicco erano già comparse bandiere palestinesi associate allo stemma del Paok e striscioni con messaggi analoghi. Una mobilitazione pacifica, che ha trasformato la partita in una manifestazione di solidarietà verso la popolazione di Gaza, sotto il peso di un genocidio che continua a mietere vittime innocenti.
La partita si è conclusa 0-0, ma il gesto dei tifosi del Paok ha avuto un peso simbolico ben oltre il risultato sportivo. Il loro messaggio è chiaro: non si può rimanere indifferenti di fronte a ciò che definiscono un genocidio e chiedono che l’Europa e il mondo dello sport prendano posizione. Una protesta civile, che ricorda come lo sport possa essere un linguaggio universale per denunciare ingiustizie e sostenere la pace.
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