13 Settembre 2025
Norman Fikelstein, fonte: Instagram, @thedeapaulia
«Se è un'annessione illegale, gli israeliani non hanno alcun diritto a Gerusalemme Est. Non hanno alcun diritto a Gaza. Sottolineo, non hanno diritti di autodifesa. Hanno un solo diritto: quello di fare le valigie e andarsene (dalla Palestina)», ha dichiarato Norman Finkelstein in un'intervista esclusiva nel 2021, sintetizzando con brutale chiarezza la posizione più radicale dell'antisionismo ebraico contemporaneo.
La voce di Finkelstein, storico, politologo e attivista statunitense, figlio di sopravvissuti dell'Olocausto diventato uno dei critici più feroci delle politiche israeliane, rappresenta solo la punta più visibile di un universo complesso e articolato: quello dell'ebraismo antisionista. Un movimento che attraversa i secoli, dalle origini del sionismo politico fino alle manifestazioni di massa nelle capitali occidentali dei nostri giorni.
Il mito dell'unità ebraica attorno a Israele si sgretola di fronte alla realtà storica: la lista degli intellettuali ebrei antisionisti riempirebbe parecchi volumi. Il sionismo è stato uno fra i tanti prodotti del processo di secolarizzazione e modernizzazione che hanno attraversato il mondo ebraico in Europa a partire dal XIX secolo, rimanendo per lungo tempo minoritario.
Se agli inizi del XX secolo la voce degli antisionisti risuonava forte e chiara adesso sembrano tacere e non interessano i media in generale. Eppure, quando Theodor Herzl convocò il primo Congresso Sionista a Basilea nel 1897, la maggioranza degli ebrei europei guardava al progetto con scetticismo o aperta ostilità. Nel 1897, durante il Primo Congresso Sionista, il giornalista Max Nordau aveva riassunto la questione con queste parole: "L'ebreo emancipato dell'Europa Occidentale ha abbandonato il suo carattere specificamente ebraico, eppure le nazioni non lo accettano come parte delle loro comunità nazionali".
L'antisionismo organico basato su principi universalistici si concretizzò negli anni Trenta con il Partito Comunista, il periodo d'oro della sinistra ebraica americana, il Socialist Workers Party e un enorme movimento operaio ebraico. Non diventarono antisionisti e poi di sinistra: erano di sinistra, umanisti, internazionalisti. Quindi, quando il movimento sionista iniziò a prendere piede negli anni Quaranta, lo considerarono l'antitesi di tutto ciò che la cultura ebraica progressista avrebbe dovuto essere.
Figlio di sopravvissuti ebrei del ghetto di Varsavia, poi internati nel campo di concentramento di Auschwitz, Finkelstein si mise in luce con i suoi scritti relativi al conflitto arabo-israeliano e grazie alle polemiche suscitate dalla sua critica per ciò che egli chiama «L'industria dell'Olocausto». La sua tesi è dirompente: lo Stato d'Israele – finanziato dalle associazioni sioniste internazionali – ha utilizzato l'Olocausto per giustificare la propria politica di repressione nei confronti del popolo palestinese: una sorta di immunità alle critiche dovuta alle persecuzioni subite.
«Israele non è, secondo me, uno "Stato canaglia", cioè uno Stato che ignora il diritto internazionale o le norme tra Stati. Israele va oltre: è uno Stato completamente folle. Totalmente fuori controllo», ha dichiarato Finkelstein in un'intervista rilasciata a InsideOver nel giugno 2024. La sua analisi su quel che accade a Gaza è particolarmente cruda: «Mai nella storia moderna c'è stata una campagna così spietata e sostenuta di punizione collettiva come quella che Israele ha inflitto al popolo di Gaza», ha dichiarato Finkelstein in un'intervista a The Intercept nel maggio 2018.
I Neturei Karta (נטורי קרתא, nome aramaico traducibile come Guardiani della città) consistono in un gruppo religioso ebraico ortodosso che rifiuta di riconoscere l'autorità e la stessa esistenza dello Stato di Israele, in base alla rigida interpretazione del giudaismo, della Torah e di passi del Talmud.
Fondato nel 1938 a Gerusalemme, il movimento rappresenta una corrente relativamente piccola nell'ambiente degli haredimantisionisti, ebrei strettamente ortodossi. I suoi membri non commerciano con banconote israeliane, non si uniscono alla riserva dell'esercito dello Stato ebraico, obbligatoria per i cittadini israeliani adulti, non cantano l'inno nazionale, non celebrano il giorno dell'indipendenza di Israele e non pregano nel luogo più sacro al giudaismo, il Muro del Pianto. Intrattengono rapporti con Hamas, Hezbollah e Iran e contestano ai sionisti la strumentalizzazione dell'Olocausto. Questa posizione estrema li ha portati a essere disconosciuti anche da altri gruppi ultra-ortodossi.
Secondo l'attestazione definita Neturei karta gli ebrei devono considerare la venuta del Messia e regolarsi su di essa per stabilire la condotta e il comportamento più consoni. Per loro, la terra attualmente occupata dallo stato di Israele appartiene a coloro che vi avevano sempre abitato (cioè i palestinesi, gli ebrei e gli arabi, di ogni religione, e quanti vivevano pacificamente prima del sionismo).
Jewish Voice for Peace, insieme a IfNotNow, ha guidato una manifestazione il 16 ottobre 2023 a Washington, D.C. chiedendo uno stop alla continua aggressione armata dello Stato di Israele nei confronti dei palestinesi di Gaza. Con oltre 22.000 membri, JVP rappresenta oggi una delle voci più organizzate dell'antisionismo ebraico americano.
"Noi di Jewish Voice for Peace siamo orgogliosamente antisionisti", ha dichiarato l'organizzazione in un post pubblicato su Instagram il 23 settembre 2023. "Il sionismo è un'ideologia esplicitamente 'colonialista'".
La loro posizione è netta: nel 1948 le milizie sioniste istituirono uno stato ebraico in terra palestinese, istituirono un'occupazione militare sui palestinesi e impostarono un sistema di supremazia legale ebraica, l'apartheid.
Le manifestazioni del 2023-2025 hanno segnato una svolta: centinaia di questi attivisti indossavano magliette con scritte in grassetto che recitavano "JEWS SAY CEASEFIRE NOW", mentre altri bloccavano gli schermi delle partenze della stazione con striscioni che recitavano "NEVER AGAIN FOR ANYONE" e "PALESTINIANS SHOULD BE FREE".
Questa azione storica segna un importante passo avanti del movimento ebraico antisionista, dimostrando la capacità di mobilitazione e l'impatto mediatico di questi gruppi.
Noam Chomsky, docente emerito del Mit, figlio di genitori ebrei, è un intellettuale tra i più citati nella storia umana. Una voce sempre lucida capace di smontare la propaganda mediatica e il consenso fabbricato. Insieme allo storico israeliano Ilan Pappé, Chomsky ha sviluppato una critica sistematica alle politiche israeliane, argomentando per una soluzione che riconosca pienamente i diritti palestinesi.
Butler, filosofa statunitense, docente all'Università di Berkeley, ebrea ed esponente del movimento Jewish Voice for Peace, rappresenta la voce filosofica più sofisticata dell'antisionismo contemporaneo. Mentre l'antisemitismo è una forma di razzismo, l'antisionismo è una concezione politica che ha visto l'opposizione di molti ebrei ed ebree per svariate ragioni: culturali, spirituali, per l'idea che l'esistenza di uno Stato sia nociva alla religione ebraica e infine oggi per l'evidenza che Israele è un esempio di nazionalismo radicale e di razzismo.
Più di mille scrittori, giornalisti, registi, attori, artisti e intellettuali ebrei, tra cui Judith Butler, Keith Gessen, Nan Goldin, David Grossman, Naomi Klein, Adam Shatz hanno firmato una lettera aperta che respinge l'idea diffusa che qualsiasi critica a Israele sia intrinsecamente antisemita.
In Francia, nel dicembre del 2023, la municipalità di Parigi ha annullato una conferenza promossa da diverse associazioni antirazziste, tra cui Tsedek, un movimento ebraico antisionista, nella quale era stata annunciata la presenza della filosofa Judith Butler. Questa repressione ha paradossalmente rafforzato il movimento, dimostrando che il sacro principio della libertà di parola (free speech) è diventato dall'oggi al domani assai relativo quando ha iniziato a turbare i potenti finanziatori delle grandi università.
Il gruppo dei Socialisti Ebrei è a favore di un futuro di pace e di coesistenza per tutti i popoli di Israele e Palestina... "Sosteniamo pienamente il diritto di resistere all'occupazione, all'oppressione e all'assedio di Gaza".
Questi movimenti rappresentano una continuità storica con la tradizione socialista ebraica europea, che vedeva nell'internazionalismo e nella solidarietà di classe i valori fondamentali.
Per i gruppi ortodossi, il sionismo rappresenta una violazione dei principi teologici fondamentali. "Il sionismo è la più grande forma di impurità spirituale del mondo intero. Stanno inquinando il mondo intero. Hanno inquinato il popolo ebraico con la loro eresia", secondo il rabbino Satmar Yoel Teitelbaum. Questa citazione del rabbino Teitelbaum proviene dal suo libro "Vayoel Moshe" (1961), che rappresenta uno dei testi fondamentali dell'antisionismo religioso ebraico.
Ad ogni modo, da quando è esistito il sionismo, ci sono sempre stati ebrei che vi si opponevano. Dal Jewish Labor Bund, ad Albert Einstein e Hannah Arendt; da Hajo Meyer a Judith Butler.
L'universo ebraico antisionista rappresenta una realtà complessa e sfaccettata che sfida la narrativa dominante dell'unità ebraica attorno a Israele. Dalle comunità ultra-ortodosse che vedono nel sionismo una eresia religiosa, agli intellettuali progressisti che lo considerano una forma di colonialismo, fino ai giovani attivisti che manifestano per le strade delle capitali occidentali, questo movimento dimostra che l'ebraismo non coincide con il sionismo.
La provocatoria affermazione di Finkelstein - che gli israeliani abbiano solo il diritto di "fare le valigie" - può sembrare estrema, ma rappresenta la logica conclusione di un ragionamento che parte dal diritto internazionale e arriva alla giustizia storica. Un ragionamento che, per quanto scomodo, ha radici profonde nella tradizione ebraica di ricerca della giustizia e di solidarietà con gli oppressi. Il futuro dirà se questa voce di dissenso riuscirà a prevalere, ma una cosa è certa: il mito dell'ebraismo monolitico è definitivamente tramontato, e al suo posto emerge un panorama ricco e complesso di voci che chiedono giustizia, pace e riconciliazione per tutti i popoli del Medio Oriente.
Di Eugenio Cardi
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