11 Settembre 2025
Ormai non lo ricordiamo nemmeno più. Guardiamo quelle foto dell’attacco alle Torri gemelle di New York come ne guardiamo tante altre. Nelle redazioni si studia il solito pezzo amarcord e in America doverosamente si ricorderanno le vittime di quel 11/9.
Ma il conto che ci ha presentato la Storia successivamente è di una pesantezza altrettanto grave e non risparmia nulla e nessuno. L’Occidente pensava di cambiare regimi ed esportare la democrazia e invece, a conti fatti, tutte le volte che ha messo mano alla pistola ha combinato solo dei gran guai. Persino la famosa pistola fumante, la prova madre, per riattaccare l’Iraq di Saddam Hussein fu una delle peggiori pagine della “dignitosa” storia dell’Occidente.
Quanti guai per eliminare i cattivi (che magari avevano messo loro per destabilizzare altri cattivi: dall’America latina al Medio Oriente il lavoro sporco fatto dalle intelligence è stato notevole). Salutammo il Secolo Breve di Hobsbawn con due ultimi botti. Il primo, l’Operazione Desert Storm, ordinata da Bush padre con il consenso internazionale (anche del mondo arabo) contro Saddam colpevole di aver invaso il Kuwait e aver rotto l’alleanza tra lui e gli americani, consolidatasi qualche anno prima in occasione dello scontro con l’Iran degli ayatollah. Il secondo, con la guerra nei Balcani e il bombardamento della Nato compiuto senza mandato dell’Onu e con l’Italia (premier D’Alema, ministro della Difesa Mattarella) prim’attore dell’operazione. Pensavamo che sarebbe bastato così.
Invece no. In Medio Oriente, la prima guerra nel golfo di fatto fu fertilizzante di nuovo odio e quindi di un reclutamento a favore di Al Qaeda e dell’Isis e infatti arrivò l’11 settembre e a seguire la caccia ai talebani in Afghanistan e la seconda Guerra nel Golfo con le famose “armi di distruzione di massa” in mano a Saddam che invece non aveva niente. A conti fatti quegli interventi non risolsero un bel nulla, anzi complicarono ancor più le cose tanto che dopo anni di guerre, di missioni, di bombe e attentati, gli americani decisero di tornarsene a casa con un pugno di mosche in mano. E come dimenticare la Libia, la caduta di Gheddafi e tutto il macello che ne conseguì? Stiamo ancora pagando le conseguenze.
E ora eccoci qui, di guerra in guerra, di errore in errore: ogni volta la minaccia di guerre mondiali inconsapevoli del fatto che, come ebbe a dire Papa Francesco, la terza guerra mondiale aveva già acceso molti focolai e si stava già combattendo “a pezzi”. Non li vedevamo perché erano lontani dai nostri sguardi. Fintanto che ci è ripiombata in casa, in Europa, in Ucraina. Ed invece di capire che avremmo dovuto agire immediatamente con la leva politica ammettendo che la Nato aveva pericolosamente scavallato troppo a ridosso della Russia impattando sul suo ruolo politico (del quale Putin avvertì tutti: la Russia vuole tornare a essere grande), abbiamo corso sullo stesso crinale. Avremmo dovuto immediatamente riportare la Russia sul tavolo della politica, del negoziato e ammettere che l’Europa aveva scelto di non vedere quel che già accadeva a est: ma Mosca ci dava tanto gas e petrolio a prezzi convenienti e quindi tutto sommato andava bene anche non vedere.
Poi c’è stato il 7 ottobre, l’attentato di Hamas in terra di Israele, sulle cui dinamiche - alla luce di quel che stiamo vedendo nelle dinamiche di conflitto dove Idf arriva persino a far scoppiare i cercapersone nelle mani degli obiettivi da colpire - è lecito dubitare sul “lassismo” del governo israeliano e ricordare le inchieste che vedono coinvolti alcuni stretti collaboratori di Netanyahu rispetto al finanziamento della stessa Hamas.
La terza guerra mondiale a pezzi in queste ore sembra salire ancora un pochino di intensità: droni russi sulla Polonia, leader polacchi ed europei che parlano di intervento militare dei paesi europei e Nato; attacchi israeliani in Qatar e nello Yemen. Nessuno riesce più a controllare nessuno: tutto sembra procedere con una certa inerzia. E allora la domanda è: dov’è la politica? Dove sono le potenze che tra la fine della Seconda guerra mondiale e la caduta del Muro avevano garantito una pace fatta di mediazioni infinite, segrete, riservate, senza fughe in avanti? Dove sono i veri leader? Non ci sono. Di contro ci sono i fondi finanziari, le grandi élite che muovono i grandi capitali. Dopo la caduta del Muro ogni crisi ha aumentato la forbice tra “ricchi e poveri” (espressione che non vuol dire nulla ma che usiamo per farci intendere).
Signora Von Der Leyen, non ci vuole stomaco per contrastare Putin e andare alla guerra (tra l’altro provi ad andare nella sua Germania a dire: “Cari tedeschi, manderemo i vostri figli a fare la guerra in Ucraina” e poi vediamo che succede); ci vuole la testa, una testa che pensa politicamente. Anche perché a “pensare militarmente” noi non siamo più strutturati e finiremmo con il combinare altri guai.
Ps. Il killeraggio di Charlie Kirk non è il frutto di una sparatoria, ma un assassinio compiuto per mandare dei segnali politici precisi: è un pezzo di sottobosco americano che sta mandando dei segnali. Si tiene tutto assieme.
di Gianluigi Paragone
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia