22 Giugno 2025
Putin e Trump, fonte: imagoeconomica
L'attacco degli Usa in Iran è stato possibile anche grazie all'ok di Putin a Trump. Secondo fonti raccolte nel deep state dal Giornale d'Italia, lo zar avrebbe dato il suo "sì" al tycoon per avere mano libera in Ucraina e Asia Centrale. La prima in particolare, è una questione che per lui conta più di qualsiasi altra cosa, anche più dei rapporti con Teheran. In questo quadro geopolitico, la Cina, prossimo obiettivo degli Usa, è l'unico alleato dello Stato islamico. E non è escluso un intervento di Mosca in Paesi come la Georgia, l'Azerbaijan e l'Armenia.
D'altronde, il presidente russo lo aveva fatto capire nella sua ultima uscita al Forum economico di San Pietroburgo: "I russi e gli ucraini sono un unico popolo, e in questo senso tutta l'Ucraina è nostra”. Secondo Putin, infatti, "dove c’è il piede di un soldato russo, è territorio di Mosca”. Il leader di Mosca non ha nemmeno negato l'interesse per Sumy, come anticipato dal Giornale d'Italia.
L'attacco degli Usa in Iran non è solo una scelta unilaterale di Trump. Dietro c'è la mano della Russia: l'ok del Cremlino avrebbe definitivamente convinto il tycoon a vacillare e a far partire i bombardamenti sui siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan.
Per Putin, l'amicizia con l'Iran conta, ma non tanto quanto la questione ucraina. Lo zar ha recentemente espresso parole di vicinanza a Teheran, che "ha diritto a sviluppare nucleare pacifico, ha il nostro supporto". I due Paesi hanno anche rapporti di cooperazione militare e le relazioni tra Putin e Khamenei sono uno dei pilastri su cui poggia l'influenza della Russia in Medio Oriente. All'ayatollah sarebbe stato anche offerto un salvacondotto in Russia.
Tuttavia, una prosecuzione della guerra in Ucraina che permetta allo zar di prendere "tutto" il Paese è fondamentale per Putin, secondo cui "se Teheran perde, non sarà colpa nostra".
Dietro l'attacco degli Usa ci sarebbero anche le pressioni di Netanyahu a Trump. Una pressione che nasconde motivi principalmente militari, in quanto per il primo ministro era importante che Washington attaccasse con le bombe GBU-57 in possesso solo dell'alleato: l'aviazione israeliana infatti, avrebbe solo "graffiato" i siti iraniani poi presi di mira da Trump.
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