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Tutti accusano Trump di essere troppo amico di Putin mentre l’Europa aumenta gli acquisti di gas russo: chi è l’ipocrita?

I fatti ci dicono che l’Europa non ha mai smesso di fare affari con Putin nel mercato dell’energia.

15 Aprile 2025

Ursula von der Leyen, Vladimir Putin

Ursula von der Leyen e Vladimir Putin (fonte: Wikipedia)

Chiede coerenza all’Europa, Paolo Mieli sul Corriere della Sera. E gliela chiede proprio in difesa di Kiev, baluardo dell’Occidente. Non possiamo più contare sugli americani - è sostanzialmente il ragionamento del fu direttore in via Solferino (e prima della Stampa) - né possiamo schiacciarci sulla Cina; dunque non ci resta che essere Europa e metterci alla prova sull’Ucraina. 

Cosa significhi di preciso questo pistolotto non è chiaro, ma non importa: prendiamolo per buono e sottoponiamolo alla prova dei fatti. Iniziamo dai “fatti” raccontati dai giornali: “Ucraina, Trump parla come Putin titola la Stampa. Per farla breve la grave colpa della Casa Bianca è ancora una volta coprire Putin, legittimarlo e persino scusarlo: questa guerra è colpa di Biden e di Zelensky e la strage di Sumy è stato un errore. Così ha detto il Presidente americano, il quale ovviamente diventa il bersaglio del fronte europeo in nome dei principi, dei valori e del bla bla bla che ben conosciamo.

Ora vediamo quegli altri fatti, quelli che stampa e tv faticano a rappresentare e quando li rappresentano li esulano dai commenti geopolitici. I fatti ci dicono che l’Europa non ha mai smesso di fare affari con Putin nel mercato dell’energia. Le quote di gas naturale liquefatto (gnl) russo infatti sono salite nel 2024 e saliranno ancor più nel 2025, visto che a febbraio abbiamo già una media di import pari a 74,3 milioni di metri cubi al giorno (+ 11%). Secondo il think tank energetico Ember gli acquisti europei di gas russo sono ammontati a 21,9 miliardi di euro lo scorso anno, rispetto ai 18,7 miliardi di euro in aiuti finanziari all’Ucraina (per quanto la cifra non includa gli aiuti militari). I fatti ci dicono che aveva ragione quel cattivone di Donald Trump quando ci rinfacciava che l’Europa ha ‭«purtroppo speso più denaro per acquistare petrolio e gas russi di quanto ne abbia speso per difendere l’Ucraina‭».

In poche parole, invece di eliminare completamente il gas russo entro il 2027, le importazioni di gas russo in Europa sono aumentate del 18% lo scorso anno e - sempre secondo questi analisti - ancor più nel 2025. Tutto questo, tra l’altro, accade con alcuni “ostacoli” oggettivi: l’impraticabilità del North Stream e la chiusura della rotta ucraina (che approvvigionava proprio l’Italia) per il mancato rinovo dell’accordo. Nell’aumento da 38 a 45 miliardi di metri cubi nel 2024, a fare la parte del leone sono state l’Italia (+4 miliardi di metri cubi), la Repubblica Ceca (+2 miliardi di metri cubi) e la Francia (+1,7 miliardi di metri cubi). Tutta “roba” che arriva in Europa a bordo di «navi fantasma», una rete che chiamiamo fantasma per ipocrisia nel senso che un siffatto andirivieni può contare su un complice silenzio diffuso dappertutto in nome della scarsa trasparenza. Non tutto - sia chiaro - arriva trasportata dai “fantasmi”: qualche gasdotto ancora funziona e porta energia: il gasdotto turco, infatti, gira a meraviglia e ha trasportato in direzione Ue 56 milioni di metri cubi al giorno di gas russo.

Ora, se la mediazione dovesse funzionare e quindi la Russia dovesse tornare alla agibilità politica ed economica (come vorrebbe Trump), che farà l’Europa? Giocherà ancora con i fantasmi oppure si omologherà alla eventuale nuova realtà? Più volte ho scritto - pure nel mio libro “Maledetta Europa” - che con le politiche di liberalizzazione dell’energia e con i contratti a lungo termine, la Commissione nei fatti ha “armato” Putin e lo ha fatto anche quando egli senza troppi giri di parole avvertiva del suo disegno politico di “ripristino dell’egemonia russa” anche contro l’espansionismo della Nato (2007, conferenza di Monaco) e coi fatti - dalla guerra in Georgia in poi - faceva capire che faceva sul serio. Eppure nonostante i fatti, nel 2011 la Germania apriva i rubinetti del gasdotto North Stream 1, sotto la guida del suo ex Cancelliere Schroeder, e ne terminava il raddoppio 2015 (l’anno prima le truppe russe avevano occupato il Donbass).

Giusto per far capire il volume di affari nel 2021, cioè l’anno precedente alla guerra in Ucraina, Mosca copriva il 38% del nostro fabbisogno di gas. Poi scoppia la guerra e tanto a Bruxelles tanto nelle altre capitali si parla di una revisione degli impegni; anche se sarà solo il sabotaggio del gasdotto a interrompere bruscamente il flusso. Nella metà del 2022 la Commissione parla esplicitamente di cessare le importazioni di gas russo entro il 2027: obiettivo mai messo in discussione. A chiacchiere. Talmente tante che oggi possiamo ammettere che la differenza tra le accuse rivolte a Trump di essere filotrumpiano parimenti non possono non essere rivolte all’Europa, con la differenza che il primo ci mette la faccia, gli altri no.

di Gianluigi Paragone

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