20 Marzo 2024
Josep Borrell
Basta consultazioni giuridiche e basta dubbi: Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Unione Europea per gli affari esteri e la sicurezza, presenterà oggi ai Paesi Ue una proposta per utilizzare i 3 miliardi di euro l'anno generati dagli extraprofitti straordinari dei beni congelati a Mosca dalle sanzioni imposte alla Russia per l'aggressione all'Ucraina. Parlando ad alcuni media internazionali, Borrell ha spiegato la sua idea: "Utilizzare la maggior parte di queste entrate per fornire a Kiev le attrezzature militari di cui ha bisogno per difendersi. Metto sul tavolo una proposta concreta e gli Stati dovranno dire se sono d’accordo oppure no". Il capo della diplomazia Ue lascia intendere che non c’è più tempo da perdere dal momento che "la guerra si deciderà quest’estate, con la Russia che presto prenderà l’iniziativa e la priorità è continuare a sostenere l’Ucraina con tutto ciò che serve per prevalere".
In tutto gli asset congelati con le sanzioni della Banca centrale della Federazione Russa sono di circa 200 miliardi ma si tratta di un capitale che, stando al diritto su cui sono impostate le sanzioni, non può essere toccato. Di qui mesi di dibattiti e dubbi giuridici sollevati da alcuni Paesi e dalla Banca centrale europea rispetto ai quali, però, adesso Borrell vuole agire con irruenza, convinto che in realtà la Bce sia stata “pienamente consultata” sull’argomento e quindi in merito alla sua proposta. Una proposta che, come ammette lui stesso, riguarda una cifra “non trascurabile”, tanto che “i russi non saranno molto contenti”.
Un capitale che sarà destinato in larga parte alla European Peace Facility, lo strumento intergovernativo per la pace, che non necessita di approvazioni dal Parlamento europeo e che, spiega Borrell, “è stata creata per sostenere diversi Paesi, soprattutto i partner africani, quando ancora non c’era la guerra in Ucraina”. E quindi si ricorre all’Epf, che è stato finora utilizzato per rimborsare i Paesi Ue per il costo delle armi fornite all’Ucraina, dal momento che “il bilancio europeo non può essere usato per comprare armi”.
La decisione dei leader Ue necessiterà di tempo, specie se si considera che nell’ultimo Consiglio degli Affari esteri, come spiega lo stesso Borrell “alcuni membri si sono mostrati preoccupati per la base giuridica, per la conformità con il diritto internazionale, per le conseguenze sui mercati finanziari anche se io spero che siano d’accordo sulla proposta”. Di sicuro servirà non solo l'ok da parte degli Stati Uniti ma innanzitutto che la proposta venga accettata all'unanimità, circostanza abbastanza difficile, come ben sa Borrell, in primis perché, ad esempio, l'Ungheria dirà di no dal momento che è nota la politica del Primo ministro ungherese Viktor Orbán sul tema, così come sono noti i suoi dinieghi all'approvazione dei pacchetti di sanzioni contro Mosca.
Di sicuro vi è quanto affermato dagli Stati della Ue nei messi scorsi, quando il dibattito sull’utilizzo degli extraprofitti era stato avviato dalla necessità di recuperare ingenti investimenti per ricostruire l’Ucraina al termine della guerra. Anche su questo, però, Borrell si mostra molto concreto e spiega che prima di pensare alla ricostruzione "è meglio evitare che qualcosa venga distrutto". Una considerazione che si basa sui dubbi riguardanti l'esito del conflitto, con la Russia che non solo non molla ma col passare del tempo sembra sempre più destinata a vincere la guerra. D'ora in poi, per Borrell, "nonostante non siamo ancora in una vera economia di guerra", è necessario "rinsaldare la capacità degli alleati di fornire aiuti militari a Kiev".
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