08 Maggio 2023
Commissione europea (foto Pixabay)
Sarebbe in approvazione a Bruxelles l’undicesimo pacchetto di sanzioni alla Russia dall’inizio del conflitto in Ucraina. Oltre a questo, la Commissione Europea starebbe lavorando ad una serie di sanzioni contro sette aziende cinesi. Una novità importante, perché sarebbe la prima volta che Pechino finisce nel mirino dell’Ue. Le sanzioni alla Repubblica Popolare, comunque, dovranno essere ratificate da tutti e 27 i Paesi membri, e non è detto che riescano a trovare l’unanimità.
Fonti di Bruxelles rivelano che la Commissione Europea starebbe lavorando sulla formulazione dell’undicesimo pacchetto di sanzioni contro aziende russe dall’inizio del conflitto in Ucraina del febbraio del 2022. Questo pacchetto, in particolare, si concentrerebbe oltre che sulla messa in pratica di sanzioni come sono state quelle degli ultimi mesi, sul contrasto alla triangolazione, ovvero la pratica per la quale Paesi extra europei, e quindi non coinvolti nel moto sanzionatorio, facciano da “ponte” per prodotti e servizi banditi dalle relazioni commerciali tra Mosca e l’Unione. Sistema che chiaramente inficia il senso stesso delle sanzioni, rendendo tra l’altro più costosi rapporti altrimenti vietati.
Eric Mamer, portavoce capo dell’esecutivo UE, ha così spiegato durante una conferenza stampa a Bruxelles le intenzioni della Commissione: “Vogliamo evitare che i beni prodotti nell'Ue la cui esportazione in Russia è vietata trovino una strada per arrivare in Russia e al suo complesso militare-industriale”.
A fare da cornice all’undicesimo pacchetto contro aziende russe, anche un’importante novità che segna un ulteriore passo verso la divisione bipolare globale in corso da più di un anno. Per la prima volta, infatti, l’Unione Europea sarebbe intenzionata ad imporre sanzioni anche nei confronti di sette aziende cinesi, che Bruxelles accusa sostenere lo sforzo bellico russo.
Finora Pechino non era mai stata presa di mira da parte di Bruxelles, intenzionata a cercare di mantenere i rapporti con il dragone nell’ordine, se non dell’amicizia, almeno della tranquillità. Potrebbe aver pesato nel cambio di strategia del vecchio continente l’imposizione da parte dell’alleato americano di sanzioni analoghe ad alcune delle stesse aziende nel mirino di Bruxelles, tra cui la 3HC Semiconductors e la King-Pay Technology: diversi osservatori ritengono che la volontà dell’Unione potrebbe essere stata ispirata da pressioni più o meno “soft” da parte di Washington.
L’applicazione di sanzioni ad aziende cinesi, tuttavia, non è ancora cosa fatta: sarà prima necessaria la ratifica al provvedimento da parte di tutti i 27 Paesi membri, ed è facile immaginare che qualcuno, più sbilanciato ad oriente rispetto ad altri, potrebbe mettersi di traverso. Non a caso in questi giorni diverse cancellerie europee hanno gli occhi puntati sui movimenti e le parole di Budapest.
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