10 Marzo 2023
La cosiddetta operazione Meetinghouse, messa in atto il 10 marzo 1945, è stato il più duro bombardamento statunitense su Tokyo: 267mila edifici distrutti, pari al 25% della città, 100mila vittime. In generale, i bombardamenti di Tokyo avvennero nel corso della seconda guerra mondiale dal 1942 all’estate del 1945 e furono condotti esclusivamente dalle forze aeree statunitensi. Provocarono devastazioni ingenti alla capitale nipponica e centinaia di migliaia di morti.
L’episodio avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 marzo del ‘45, in particolare, fu paragonabile ad una tempesta di fuoco che investì Tokyo: 234 bombardieri B-32 rovesciarono sulla città 1.665 tonnellate di bombe incendiarie a cluster, bombe al magnesio, bombe al fosforo bianco antesignane del napalm. L’effetto fu devastante e vennero distrutti circa 41 chilometri quadrati della città, e si contarono oltre 72.489 civili giapponesi. Il coinvolgimento della popolazione civile, che in Europa si cercò in tutti i modi di evitare, venne ignorato in estremo Oriente. La prima città colpita fu Kobe, il 3 febbraio 1945. Poi fu il turno di Tokyo.
Dopo due ore di bombardamenti, Tokyo era avvolta in una vera e propria tempesta di fuoco, che sprigionò tanto calore al punto da incendiare spontaneamente gli abiti delle persone e le acconciature delle donne. I raid con il napalm furono affiancati anche da attacchi che facevano uso di bombe tradizionali ad alto potere distruttivo. L’intensità dei bombardamenti aumentò mese dopo mese passando dalle 13.800 tonnellate di bombe sganciate a marzo, alle 42.700 di luglio. L’obiettivo era arrivare a 115mila tonnellate di bombe da sganciare in ognuno dei mesi successivi. Poi invece Washington decise di sperimentare la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki il 6 e il 9 agosto 1945. Un fatto che portò alla resa del Giappone.
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