05 Settembre 2022
Ormai da mesi si discute sulle sanzioni alla Russia. Nelle aule istituzionali, nei palazzi della politica, persino al bar. Funzionano? Non funzionano? Sono efficaci? Ci si ritorcono contro? Per gran parte dei media occidentali l’economia russa dovrebbe implodere a momenti (lo dicono dalla fine di febbraio, ma tant’è). Per i media filorussi i conti di Mosca stanno benone e a pagare le conseguenze delle sanzioni saranno i Paesi della Nato. Dove sta la verità? Nei numeri, come sempre. Il Sun (che come sapete è un quotidiano inglese, non russo) ha pubblicato i suoi. E dai datti emerge che se a Londra i prezzi decollano, a Mosca scendono. E le sanzioni?
Dall’inizio della guerra Joe Biden è stato perentorio: sanzioni economiche alla Russia per metterla in ginocchio. Ursula von der Leyen per l’Ue e Boris Johnson per l’Uk avevano dichiarato le stesse cose. Sono passati più di sei mesi e pare che la Russia sia ancora in piedi. Chi ha avuto un cedimento strutturale, semmai, sono stati i Paesi che si sono allineati alle sanzioni imposte a Mosca. Le bollette esposte nelle vetrine dei negozi italiani sono lì a testimoniarlo (anche se è bene ricordare a base dell’esplosione dei prezzi del gas c’è uno squilibrio tra domanda e offerta che si era verificato già prima del conflitto in Ucraina, che naturalmente l’ha accentuato). L’inflazione ha raggiunto i massimi storici in diversi Paesi, Regno Unito compreso. E il Sun, comparando i costi energetici e dei beni alimentari tra Londra e Mosca, l’ha dimostrato.
Il quotidiano inglese, sotto a un titolo che dice più o meno “Benvenuti nella Russia colpita dalle sanzioni, dove i prezzi sono giù poiché i britannici soffrono per l’aumento dell’inflazione”, comincia la sua indagine con i prezzi dei beni alimentari: a Londra sono aumentati del 10,5%, a Mosca sono diminuiti dell’11,3%. Nello specifico: i prezzi delle patate hanno avuto un incremento del 18% nel Regno Unito e sono scesi del 28% in Russia, le banane hanno registrato un aumento del 12% a Londra e un declassamento del 14% a Mosca. E così via: cavoli (+10% a Londra, -33% a Mosca), pomodori (+15% a Londra, -14% a Mosca), carote (+16% a Londra, -13% a Mosca). Le percentuali sono simili. Solo che davanti all’Uk c’è il segno più e davanti alla Russia c’è il segno meno. E le bollette? Ah, quelle sono aumentate anche a Mosca. Qualcuno dirà: visto? Possiamo coltivare da soli le patate e i cavoli, ma sui costi dell’energia anche la Russia risente delle sanzioni. Peccato che a Londra i costi dell’energia siano aumentati dell’80%. A Mosca del 10%. C’è un dettaglio del 70% di differenza. “Dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina a febbraio, Boris Johnson ha promesso che le sanzioni occidentali avrebbero ostacolato l’economia russa”, scrive il Sun. “A marzo, Liz Truss, come ministro degli Esteri (ora diventata premier, ndr) aveva annunciato 65 sanzioni e aveva dichiarato ferocemente: Vladimir Putin non dovrebbe farsi illusioni. Siamo uniti ai nostri alleati e continueremo a stringere la vite sull’economia russa per garantire che fallisca in Ucraina. Ma sei mesi dopo, mentre stiamo pagando il prezzo dell’invasione con una paralizzante crisi del costo della vita, la gente di Mosca è ottimista”. Quella dei Paesi occidentali un po’ meno.
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