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Orban "umilia" la Germania: "Al Consiglio Ue non si parli di embargo petrolio"

Il premier ungherese scrive al presidente del Consiglio europeo per dire no alla discussione sul blocco dell'export del greggio russo, nonostante l'ottimismo della Germania

24 Maggio 2022

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Orban "umilia" la Germania: "Al Consiglio Ue non si parli di embargo petrolio". Sembrava la volta buona, invece probabilmente si dovrà aspettare ancora, ammesso che si arrivi mai a un accordo. L'embargo del petrolio russo continua a dividere l'Europa: da un lato la stragrande maggioranza dei Paesi europei, favorevoli all'adozione della misura; dall'altra l'Ungheria e la Slovacchia, irremovibili finora a qualsiasi tipo di concessione sul tema. In particolare Viktor Orbán si è sempre rifiutato di discutere l'eventuale stop alle importazioni di greggio da Mosca, flussi che sono fondamentali per l'economia ungherese. Un no che non viene scalfito nemmeno dalle pressioni del più importante membro dell'Unione europea, la Germania, che proprio oggi aveva fatto trapelare ottimismo sul raggiungimento di un'intesa. 

Orban "umilia" la Germania: "Al Consiglio Ue no a embargo petrolio"

Per ribadire la propria posizione il primo ministro ungherese ha scritto una lettera al presidente del Consiglio europeo Charles Michel in vista del prossimo summit dei capi di Stato e di governo europei, previsto a Bruxelles per il 30 e 31 maggio prossimi. In quel vertice si sarebbe dovuto discutere dell'embargo al petrolio russo, dopo quello già in vigore da tempo sul carbone. Ma Orbán ha spento qualsiasi speranza con una lettera visionata in anteprima dal quotidiano britannico Financial Times.

"Discutere il pacchetto di sanzioni a livello di leader in assenza di un consenso sarebbe controproducente", ha spiegato il leader ungherese: "Evidenzierebbe solo le nostre divisioni interne senza offrire una possibilità realistica di risolvere le differenze", ha ribadito. Da qui la richiesta, indirizzata al belga Michel, di non discutere la questione al prossimo Consiglio Ue. 

Il "ricatto" ungherese e la doccia fredda per la Germania 

La logica che muove lo spregiudicato capo politico di Budapest è chiara: in cambio del proprio assenso al blocco de petrolio russo, ci vogliono finanziamenti europei adeguati affinché l'Ungheria possa superare le difficoltà economiche conseguenti. L'Unione europea ha predisposto un fondo ad hoc per affrontare la questione energetica, il RePowerEu, inserito però nella cornice del Pnrr.

Un tasto dolente per Budapest, che non ha ricevuto le risorse da Bruxelles per la delicata questione del rispetto dello stato di diritto. Da qui il tentativo di forzare la mano da parte di Orbán, che punta a ottenere i finanziamenti senza rispettare le imposizioni europee, sfruttando come grimaldello metaforico la questione ucraina. Per farlo è disposto a smentire a distanza di poche ore anche il ministro dell'Economia tedesco Robert Habeck, che in mattinata si era sbilanciato dicendo che una decisione in materia sarebbe arrivata "a giorni". La lettera del premier ungherese dimostra che non è così e che per un altro embargo energetico bisognerà attendere ancora. 

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