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Cina, svolta storica: via libera al terzo figlio contro la crisi demografica

I dati del censimento decennale hanno mostrato un rallentamento della crescita della popolazione cinese. Ed entro il 2027 potrebbe iniziare la curva discendente. Mettendo a rischio le ambizioni di Xi Jinping. Il governo prova a correre ai ripari con una decisione storica

31 Maggio 2021

cina

Quando si cita alla politica del figlio unico si pensa immediatamente alla Cina, in particolare alla misura introdotta dall'allora "grande timoniere" della Repubblica Popolare, Mao Zedong. Già qualche anno fa, nel 2015, il governo di Pechino aveva aperto alla possibilità di fare un secondo figlio. Ora, dopo soli sei anni, il Partito comunista è costretto a mettere di nuovo mano a un principio che un tempo appariva scritto sulla pietra. Dai prossimi mesi sarà infatti consentito alle famiglie di avere tre figli.

La crisi demografica in Cina

Ma perché si è arrivati a questa storica svolta? Molto semplice, per quanto possa sembrare strano visto che stiamo parlando di un paese con oltre un miliardo e mezzo di abitanti, la Cina teme di entrare in una crisi demografica. I risultati dell'ultimo censimento, i cui risultati sono stati annunciati a metà maggio, parlano chiaro. Nel primo anno della pandemia da coronavirus si sono registrate 12 milioni di nascite, il 18% in meno rispetto alle 14,65 milioni del 2019 e il valore più basso degli ultimi 60 anni. 

La Cina sta invecchiando

Il rallentamento della crescita è particolarmente evidente se quello 0,53% viene raffrontato al 5,83% emerso dal censimento del decennio precedente. Secondo le proiezioni, ogni donna cinese avrà in media 1,3 figli nel corso della propria vita, il tasso di fertilità più basso al mondo fatta eccezione per Corea del sud, Singapore, Malta, Spagna, Italia e Ucraina. Insieme alle nascite cala anche il numero di donne in età fertile, mentre aumenta il grado di invecchiamento.

Le conseguenze economiche

Nell'ultimo decennio, i cittadini cinesi over 60 sono aumentati del 5,44%, arrivando a 264 milioni: ciò significa che il 18,7% della popolazione cinese ha più di 60 anni. L'innalzamento dell'età media ha conseguenze sociali ed economiche. Si va restringendo, infatti, la popolazione nella fascia d'età lavorativa. Stando a un rapporto della China Development Research Foundation, nel 2050 gli over 60 sono destinati a raggiungere le 500 milioni di unità, quasi un terzo della popolazione complessiva.

Le conseguenze politiche

L'invecchiamento rischia di avere pesanti ripercussioni non solo sulla produzione industriale, ma anche sui consumi interni, che Xi Jinping sta cercando di stimolare ulteriormente con la strategia della "doppia circolazione" e con il nuovo piano quinquennale. Il basso tasso di natalità rischia di rallentare anche il sorpasso della Cina agli Stati Uniti, che hanno sopperito ai nodi demografici importando forza lavoro dall'estero. Secondo le proiezioni dell'istituto di credito, la popolazione cinese è destinata a diminuire di 32 milioni di persone da qui al 2050, al contrario negli Stati Uniti se ne aggiungeranno altri 50 milioni.

Il via libera ai tre figli? Da solo non basta

Ecco perché, ora, il governo di Pechino ha scelto di eliminare un'ulteriore restrizione per consentire alle famiglie di avere tre figli e così contrastare invecchiamento della popolazione e bassa natalità. Ma non sarà così semplice. La svolta legislativa dovrà essere accompagnata da un'ulteriore svolta politica e culturale, visto che i cinesi sono sempre stati abituati a vivere con famiglie a figlio unico e, anzi, con l'innalzamento del tenore di vita e di istruzione si sposano sempre più tardi e fanno sempre meno figli. Per questo la politica dei tre figli sarà accompagnata da "misure di sostegno" economiche. L'impresa non sarà semplice.
 

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