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Russia, Banca Centrale rialza i tassi di interesse dall'8,5% al 12% per contrastare il crollo del rublo

Crollo del rublo nei confronti del dollaro: la Banca Centrale della Russia lo contrasta aumentando il tasso di interesse relativo portandolo al 12% rispetto al precedente 8,5%

17 Agosto 2023

Russia, Banca Centrale rialza i tassi di interesse dall'8,5% al 12% per contrastare il crollo del rublo

Un 15 agosto davvero movimentato quello per la Banca di Russia che ha dovuto aumentare il tasso di interesse di riferimento al 12% dall’8,5 % precedente. In seguito al crollo repentino del rublo, sopra quota 100 per dollaro, si è dovuta convocare una riunione straordinaria del board dell’Istituto centrale. La valuta russa è scesa fino a 94,7 rubli per dollaro dai 102 di lunedì scorso. Parrebbe che il presidente russo Vladimir Putin abbia convocato una riunione di emergenza per chiedere agli esportatori di cambiare in rubli fino all’80% delle loro entrate in valuta estera entro 90 giorni dalla consegna, proibendo alle società che si rifiutassero di farlo di ricevere sussidi governativi. 

Secondo quanto dichiarato dalla governatrice Elvira Nabiullina, l’aumento dei tassi di interesse da parte della banca centrale è stata una scelta obbligata per limitare i rischi per la stabilità dei prezzi e a plasmare le condizioni monetarie e la dinamica complessiva della domanda interna necessarie per riportare l’inflazione al 4% nel 2024. In caso di rafforzamento dei rischi d’inflazione, la banca centrale ha assicurato un ulteriore aumento del tasso di riferimento. 

La Svizzera incrementa le sanzioni contro la Russia

Nel frattempo il governo svizzero ha incrementato le sanzioni contro la Russia, allineandosi con la Ue. Tra queste restrizioni ci sono per esempio il divieto di esportare in Russia beni che possano essere impiegati anche in campo militare o che possano contribuire al rafforzamento tecnologico russo e ancora il divieto di vendere valori denominati in franco svizzero o euro a cittadini russi o enti con sede in Russia. In tutto questo un tribunale di Mosca ha vietato alle filiali russe di Ubs e della controllata Credit Suisse di disporre liberamente del loro capitale azionario, impedendo ad entrambi gli istituti di vendere i propri titoli. Tale provvedimento è entrato in vigore a seguito di una richista della banca russa Zenit che temeva le cessazioni delle attività in Russia da parte dei due colossi elvetici.

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