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Gas pagato in rubli, Eni dice no a Putin: "Non apriremo nuovo conto"

A dirlo il direttore finanziario della partecipata di Stato, Francesco Gattei, a proposito del pagamento in valuta russa: "Stiamo analizzando la situazione col governo"

29 Aprile 2022

Gas pagato in rubli, Eni dice no a Putin: "Non apriremo nuovo conto"

Eni dice no al diktat di Putin sul gas pagato in rubli: "Non apriremo nuovo conto". La multinazionale italiana è protagonista della vicenda perché è la società energetica che si occupa dei pagamenti per conto dell'Italia. Fino a ieri, secondo quanto rivelato dalla stampa, la multinazionale fondata da Enrico Mattei era pronta a venire incontro alle richieste del presidente russo Vladimir Putin. A fine marzo il leader del Cremlino aveva imposto unilateralmente agli Stati clienti di pagare gli approvvigionamenti di gas aprendo due conti presso Gazprombank, uno in euro e uno in rubli. Modalità non previste dai contratti. Sulla situazione c'è molta incertezza, soprattutto per le titubanze della Commissione europea che non ha chiarito in termini perentori se adeguarsi alle condizioni russe costituisca una violazione delle sanzioni.

Gas pagato in rubli, Eni dice no a Putin: "Non apriremo nuovo conto"

Se fino a ieri, però, Eni sembrava in procinto di aprire un conto in rubli presso l'istituto controllato dalla Russia, oggi arriva il parziale dietrofront. Francesco Gattei, direttore finanziario della società, ha dichiarato che "la valuta del contratto e la fattura sarà in euro e non abbiamo aperto un conto in rubli", anche se Eni "sta analizzando la situazione in stretto coordinamento con le autorità europee e il governo".

Dichiarazioni che in effetti sembrano recepire le ultime indicazioni provenienti da Bruxelles, che ha aperto a una sorta di compromesso. Prima del conflitto in Ucraina e del conseguente decreto deciso da Putin, le società energetiche degli Stati membri effettuavano i versamenti in una banca europea presso la quale Gazprombank aveva un conto corrente.

La mediazione europea per salvare la faccia (e il gas)

Col nuovo decreto varato da Mosca le carte in tavola sono cambiate: sono gli Stati europei a dover aprire dei conti con Gazprombank: nel primo devono effettuare il pagamento in euro o in dollari, dopodiché l'importo viene convertito in valuta russa e trasferito sul secondo conto. Poi il pagamento viene girato sul conto di Gazprom, la multinazionale del gas naturale, e solo in questo momento l'operazione viene perfezionata in modo definitivo.

La conversione da una valuta all'altra vedrebbe la partecipazione della Banca centrale russa, colpita dalle sanzioni occidentali. Per questo la situazione è delicata e la Commissione ha escogitato uno stratagemma formale per salvare i trasferimenti di gas e contemporaneamente rispettare le sanzioni. Le società energetiche saranno libere di aprire conti in euro, non in rubli. Sarà la Russia a effettuare le successive operazioni se lo riterrà opportuno. Resta da capire se Putin accetterà questo timido venire incontro europeo. Il rischio che i Paesi europei restino a secco nel giro di qualche settimana è concreto. 

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