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Confimprese-EY: calo dei consumi nell’ultimo anno, a gennaio la flessione è -58,4

I dati sono dell’Osservatorio permanente che individua nella ristorazione e nell’abbigliamento i settori più colpiti

17 Febbraio 2021

Confimprese-EY: calo dei consumi nell’ultimo anno, a gennaio la flessione è -58,4

Confimprese-EY: calo dei consumi nell’ultimo anno, a gennaio la flessione è -58,4

Secondo i dati dell’Osservatorio permanente Confimprese-EY sui consumi di mercato, nel mese di gennaio la situazione del retail appare sempre più drammatica, senza alcun segnale di miglioramento sul 2020. Il mese di gennaio chiude in flessione a -58,4% su gennaio 2020, la seconda peggiore performance dopo lo scorso novembre -66,7% e a parte i 3 mesi di lockdown che hanno avuto perdite fino al 90%. Male anche il benchmark del totale mercato 2020 con un trend negativo di -44,2% degli ultimi 12 mesi mobili (feb 2020 – gen 2021) sui 12 mesi precedenti. Tre le cause che hanno inciso sui comparti analizzati: la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana, giunta al terzo mese, quella altrettanto pesante di bar e ristoranti alle ore 18 e l’Italia ancora divisa in zone rosse e arancioni, oltre a un diffuso pessimismo di imprese e consumatori.

Centri commerciali e outlet cadono a -65,3%, ma anche le high street che in dicembre hanno in parte beneficiato del travaso di traffico conseguente alla chiusura dei centri commerciali nel fine settimana, tornano a marcare effetti negativi con una flessione del -47,8%.

Il travel si conferma maglia nera, con scarse probabilità di ripresa per lo meno nel medio termine. Chiude il mese a -73,8%.

Le aree geografiche registrano trend simili: la flessione più marcata si registra nell’area Nord-Est (Emilia-Romagna, Triveneto) -63,6%, seguita dall’area Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) -59,4%, dall’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) che chiude il mese a -57%, per finire con l’area Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con il -54,7%.

«Il 2021 parte sulla scia della pessima conclusione dell’anno precedente. La ristorazione paga il prezzo più alto in termini di fatturato, ma è probabilmente l’abbigliamento che potrebbe avere le criticità finanziarie più importanti – chiarisce Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese –. La campagna saldi infatti non è decollata e i negozi si troveranno con stock in eccedenza e tutte le forniture della stagione invernale da pagare. Diventano quindi sempre più urgenti misure di sostegno ai settori più colpiti e modifiche della illogica chiusura dei CC durante i weekend per evitare le conseguenze, potenzialmente irreversibili, sulle aziende retail e sulla loro forza lavoro. Resta il fatto che le imprese guardano con fiducia al ritrovato equilibrio istituzionale ed al sostegno che il Governo Draghi potrà portare a livello politico, economico e sociale».

«Bilancio pesante per il mese di gennaio che sfiora un calo del 60% rispetto al 2020 – dichiara Paolo Lobetti Bodoni, Med business consulting leader di EY –. Le restrizioni sulle aperture hanno penalizzato i saldi nelle regioni dove erano in vigore: gennaio registra infatti un calo del 40% in vendite assolute rispetto al mese precedente, percentuale che di solito si attesta intorno al 20-25%. Tuttavia, se dovessero permanere le condizioni attuali di progressiva riapertura degli esercizi commerciali, pensiamo che le vendite di febbraio possano vedere un trend in miglioramento».

Benchmark annuale totale mercato: dati 2020 vs 2019

Con l’inizio del 2021 l’Osservatorio Confimprese-EY fa il punto sull’anno appena terminato e traccia il benchmark sui gli ultimi 12 mesi partendo dai primi casi conclamati di Covid-19 nel febbraio del 2020 e che hanno da allora influenzato pesantemente i consumi. Nel periodo febbraio 2020 – gennaio 2021 il totale mercato lascia sul terreno quasi la metà dei fatturati -44,2% rispetto ai 12 mesi precedenti (feb 2019-gen 2020), che comunque già segnavano un ristagno dei consumi.

Nello spaccato merceologico, lo schema è purtroppo sempre lo stesso con la ristorazione a pagare il prezzo più alto in pesante flessione del -53%, seguita da abbigliamento -44,1% e il non food -28,8%.

Nei canali di vendita le perdite totali sono pari a -44,2% negli ultimi 12 mesi vs i precedenti con centri commerciali e outlet in caduta libera -47,3%. Male anche le high street a -40,7%. Segno questo di una crisi generalizzata del commercio anche nei centri città, che hanno mostrato una tendenza negativa con poco traffico durante tutta la pandemia, tranne nei mesi di agosto e settembre che hanno registrato flessioni più contenute intorno a -20%.

Quanto alle aree geografiche, infine, nessun dubbio sulle aree Nord-Est e Nord-Ovest, le più colpite dall’emergenza sanitaria, che ha fatto scendere la lancetta rispettivamente a -46,4% e -45,1%. Il Centro si ferma a -44%, il Sud a -40,4%, quest’ultima area ha beneficiato di trend migliori durante il periodo estivo.

Analisi per regioni

Per la prima volta dall’inizio del lockdown il trend più negativo si in Sicilia con -75,8%. La regione accusa i tre quarti delle perdite a causa del lockdown nei centri commerciali e le limitazioni nella ristorazione e nel turismo.

In seconda e terza posizione troviamo Veneto -66,2% ed Emilia-Romagna -64,5%, le regioni dove nel mese di gennaio la curva dei contagi è salita maggiormente. La bottom 5 negativa si chiude con Umbria -62,1% e Friuli-Venezia Giulia -60,5%. Seguono tre regioni del Nord Lombardia -59,4%, Liguria -59,2% e Valle d’Aosta -56,2%, e al Centro il Lazio -56,8%.

Le perdite sopra al 50% si registrano anche nel blocco delle seguenti 8 regioni: Marche -54,5%, Campania -53,1%, Sardegna -52,6%, Puglia -52,1%, Calabria -52%, Piemonte e Basilicata -50,7%, Toscana -50%. Scendono, sia pure di pochi punti percentuali, sotto al 50% tre regioni di minori dimensioni: Abruzzo -48,6%, Molise -46,7%. Chiude il Trentino-Alto Adige con -46,4%.

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