14 Agosto 2025
Fonte: No Signal
Il 1925 sovietico si apre sotto l'ombra lunga della morte di Vladimir Ilich Lenin, avvenuta il 21 gennaio 1924. Nel 1925 venne istituito un istituto per analizzare il cervello di Lenin, rivelando che il leader aveva sofferto di grave sclerosi. Questo dettaglio, apparentemente scientifico, si inseriva in un più ampio progetto di mitologizzazione della figura leniniana. Il culto di Lenin, una fusione di rituali politici e religiosi, era la risposta. Ispirato da vera venerazione e dal desiderio politico di mobilitare le masse attorno a un simbolo potente, il Politburo decise di imbalsamare il corpo e collocarlo in un sarcofago all'interno di un mausoleo per la visione pubblica.
Il 1925 rappresentò un momento cruciale nella lotta per la successione di Lenin. Il triumvirato (formato da Grigorij Zinoviev, Lev Kamenev, e Iosif Stalin) rimase intatto per tutto il 1924 e i primi mesi del 1925, per quanto Zinoviev e Kamenev stimassero ben poco Stalin come teorico rivoluzionario, denigrandolo spesso in privato anche mentre usavano sostenerlo pubblicamente contro Trotsky e l'opposizione di sinistra.
Nel gennaio 1925, Trotsky fu condannato durante un plenum del Comitato Centrale e perse il suo posto di Commissario di guerra. Questo segnò un punto di svolta decisivo: Il 1925 fu un anno difficile per Trotsky. Dopo la perdita dei suoi incarichi nell'Armata Rossa, restò senza più alcun incarico pubblico per tutto il seguente inverno e la primavera.
Il 1925 fu anche l'anno di uno dei più grandi capolavori del cinema mondiale: "La Corazzata Potemkin" di Sergei Eisenstein. Il film, basato sull'ammutinamento dei marinai russi contro i loro superiori tirannici a bordo della corazzata Potemkin durante la Rivoluzione del 1905 (La Rivoluzione Russa del 1905, nota anche come Prima Rivoluzione Russa, fu un periodo di disordini e agitazioni politiche e sociali nell'Impero russo. Si verificò a seguito della sconfitta nella guerra russo-giapponese e fu caratterizzata da scioperi, ammutinamenti, rivolte contadine e violenze politiche. La rivoluzione portò alla creazione della Duma di Stato, un parlamento eletto, ma il potere dello zar rimase sostanzialmente intatto), fu il tributo del regista ai primi rivoluzionari russi ed è ampiamente considerato un capolavoro del cinema internazionale.
La Corazzata Potemkin fu concepita come parte di un ciclo di film mitologici destinati a raccontare la storia della Rivoluzione. Il film non solo rivoluzionò il linguaggio cinematografico attraverso le innovative tecniche di montaggio di Eisenstein, ma divenne anche un potente strumento di propaganda. Con l'aggiunta di una coinvolgente colonna sonora rivoluzionaria del compositore marxista tedesco Edmund Meisel, l'appello agitatorio de La Corazzata Potemkin divenne quasi irresistibile; quando il film fu esportato all'inizio del 1926, rese Eisenstein famoso in tutto il mondo.
Il 1925 si inserisce nel pieno periodo della NEP (Nuova Politica Economica), introdotta da Lenin nel 1921. Nel 1925, sulla scia della NEP di Lenin, stava avvenendo una "trasformazione importante politicamente, economicamente, culturalmente e spiritualmente". Le industrie su piccola scala e leggere erano largamente nelle mani di imprenditori privati o cooperative.
Durante gli anni '20, l'arte era vista come uno strumento potente per plasmare le menti e il comportamento dei cittadini sovietici in quello del partecipante comunista idealizzato. Gli anni '20 videro quindi l'Unione Sovietica subire una rivoluzione culturale che spingeva per l'uguaglianza di genere, l'accesso all'istruzione e la produzione sia delle arti scritte che visive. La risoluzione del Comitato Centrale del 1925 sulla letteratura predicava la "libera competizione", ma allo stesso tempo chiariva l'intenzione del partito di promuovere una "cultura sovietica". Questo paradosso - libertà controllata - caratterizzò tutto il periodo culturale della NEP.
Un aspetto spesso trascurato ma simbolicamente significativo del 1925 fu la coniazione di una moneta commemorativa da 50 copechi che raffigurava un operaio che brandisce un martello per colpire un'incudine su cui giacciono ferri di cavallo. Un fascio di scintille emanava dall'incudine. Dietro l'operaio c'era un aratro, e l'ingranaggio era tra la gamba e l'incudine.
Questa rappresentazione iconografica condensava perfettamente l'ideologia sovietica del tempo: l'unione tra industria e agricoltura, il lavoro come fonte di progresso, la metallurgia come simbolo della modernizzazione socialista.
Il 1925 fu anche l'anno in cui l'anniversario della morte di Lenin (avvenuta nel 1924) fu aggiunto come data (21 gennaio) al calendario delle festività sovietiche, istituzionalizzando definitivamente la memoria del leader. Nel 1925, quando il controllo sovietico fu a quel punto considerato sicuro, ci fu un periodo molto breve di libero sviluppo culturale.
Il 1925 si rivelò un anno cruciale anche per la definizione della politica sovietica verso le minoranze nazionali, in particolare quella ebraica. Mentre il regime consolidava il suo controllo e promuoveva una "cultura sovietica", le comunità ebraiche si trovavano di fronte a un dilemma esistenziale: abbracciare completamente l'assimilazione socialista o tentare di preservare elementi della propria identità culturale all'interno del nuovo ordine.
Fu proprio in questi anni che iniziarono a prendere forma i primi progetti di territorializzazione ebraica in Unione Sovietica, preludio a quello che sarebbe diventato il distretto autonomo ebraico del Birobidžan nel 1934. Le autorità sovietiche, seguendo la logica leniniana delle nazionalità, contemplavano la possibilità di creare una "Sion rossa" nell'Estremo Oriente russo, un esperimento sociale che avrebbe dovuto coniugare l'identità ebraica con i principi del socialismo.
Questa complessa dinamica storica - con le sue contraddizioni, le speranze deluse e le identità frammentate - trova espressione letteraria nel mio romanzo "A Birobidžan io ci sono nato. Storia di un ebreo a metà nella prima Israele" (presentato il 23 gennaio 2025 presso la sala ISMA del Senato della Repubblica) che illumina le vicende personali e collettive di una comunità sospesa tra mondi diversi, emblema delle tensioni identitarie che attraversarono l'intera società sovietica del periodo.
La questione ebraica del 1925 rappresenta così un microcosmo delle più ampie contraddizioni dell'epoca: tra internazionalismo e particolarismo nazionale, tra modernizzazione e tradizione, tra le promesse rivoluzionarie e la realtà del consolidamento del potere.
A cento anni di distanza, il 1925 emerge come un anno di fondamentale importanza nella storia sovietica. Fu l'anno in cui si consolidarono le basi del futuro sistema staliniano, attraverso l'eliminazione politica di Trotsky e il rafforzamento della posizione di Stalin. Contemporaneamente, fu un momento di straordinaria creatività artistica, testimoniata dal capolavoro di Eisenstein, e di relativa libertà culturale sotto la NEP.
Il 1925 rappresentò quindi un paradosso storico: mentre si ponevano le premesse per il futuro totalitarismo staliniano, fioriva una delle stagioni più creative della cultura sovietica. Questa contraddizione - libertà artistica e controllo politico, apertura economica e centralizzazione del potere - caratterizzerà tutta la storia dell'Unione Sovietica.
La commemorazione centenaria del 1925 ci invita a riflettere su come i momenti di transizione storica possano contenere in sé sia i germi del futuro autoritarismo che le espressioni più elevate della creatività umana. È una lezione che trascende i confini temporali e geografici, ricordandoci l'importanza di vigilare sui processi democratici e di valorizzare la libertà artistica e intellettuale.
Il prossimo 15 agosto 2025 si terrà in Alaska l'incontro tra il Presidente americano Donald Trump e il Presidente russo Vladimir Putin per discutere della possibile fine della guerra in Ucraina. Questo evento, che avviene proprio nell'anno del centenario del 1925 sovietico, offre una singolare coincidenza storica: mentre commemoriamo un momento cruciale nella formazione dell'URSS, assistiamo a un nuovo tentativo di ridefinizione dei rapporti tra Russia e Occidente.
Le dinamiche di potere e le tensioni geopolitiche che caratterizzarono il 1925 sembrano riecheggiare ancora oggi, ricordandoci come la storia spesso si muova in corsi e ricorsi e di come le lezioni del passato mantengano una sorprendente attualità.
di Eugenio Cardi
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