27 Maggio 2025
IGDI ha intervistato Saeed Roustaee che ha presentato in concorso al Festival del Cinema di Cannes il suo film Woman and Child.
Il film parla di Mahnaz, un'infermiera di 45 anni che cresce da sola i propri figli. Mentre si appresta a sposare il suo fidanzato Hamid, suo figlio Aliyar viene espulso da scuola. Quando un tragico incidente sconvolge la sua vita, Mahnaz intraprende una ricerca di giustizia per ottenere riparazione...Da madre, Mahnaz eroicamente rappresenta ancora una volta la resistenza e resilienza delle donne iraniane, un film importante specchio dei contrasti presenti nella societa’ iraniana.
D: Cosa ne pensi dell'estetica dell'hijab nei film?
R: Non esiste un'estetica, è obbligatorio. Non è certo una mia scelta, ma se non vuoi perdere un elemento della società iraniana nel processo, allora devi rispettarlo, per il momento, sono sicuro che in futuro cambierà. Sono sicuro che è qualcosa a cui avrai pensato anche tu, considerando quanti capolavori sono stati realizzati negli ultimi 40 anni in Iran, tutti con l'hijab obbligatorio. Ad esempio “La separazione”. Da quando è iniziato il movimento “Donna, vita, libertà”, la sensibilità del governo nei confronti del velo, in particolare nel cinema, è aumentata e il governo ha esercitato una forte pressione su tutti i registi, forse su alcuni più che su altri. A causa del mio ultimo film “I fratelli di Leila”, che, come sapete, è ancora oggetto di reclami, è stato vietato la proiezione, una situazione molto complicata, un'enorme perdita finanziaria e una serie di condanne sospese che possono essere attivate al minimo passo falso nei prossimi 5 anni. In sintesi: non faccio film in Iran che non possano essere proiettati nel mio paese, bisogna rispettare una serie di regole e se non lo fai vieni bandito o arrestato, questa è la scelta.
D: Quanto è difficile per una donna ottenere giustizia in Iran?
R: La vita è più difficile per le donne in tutto il mondo, in particolare in Iran. Ho realizzato tre film incentrati sulle donne e in questi film l'attaccamento alla dipendenza dall'uomo diminuisce gradualmente. Leila, la protagonista, è molto indipendente e lungimirante, ma dipende in una certa misura dall'uomo; se invece guardiamo a Mahnaz, la protagonista di Woman and Child, lei non dipende in alcun modo dall'uomo ed è l'unica artefice del proprio destino, decide quando vendicarsi o concedere il perdono. Perché ho realizzato questo film proprio ora? Perché è la direzione che sta prendendo la società.
D: È un personaggio forte e malizioso, la consideri un esempio?
R: Penso che tutti i personaggi del film siano piuttosto ambigui, anche Hamid, che non insegue Mehri per ferire Mahnaz, ma semplicemente perché la desidera. Segue semplicemente il suo desiderio d'amore e non si tira indietro. Penso che questo sia importante: non è che volessi diventasse cattivo, è solo l'evoluzione del personaggio. Non penso a questo film in modo simbolico o come un esempio, ma accetto qualsiasi interpretazione.
D: I film sulla famiglia, cosa ti attrae di questo argomento?
R: Vedo la famiglia come uno strumento per conoscere la società. È l'unità fondamentale di essa che rivela ciò che sta accadendo e se vuoi rappresentare la “società”, devi passare attraverso l'unità familiare.
D: Il film è stato accettato dalle autorità?
R: Ho presentato la sceneggiatura, ma non hanno ancora visto il film. Una precisazione su come funziona il sistema: ci sono diverse fasi di censura. Per girare un film servono dei permessi: la censura della sceneggiatura e poi bisogna mostrare il film completato per ottenere un altro permesso, quello per la proiezione. Se giri il film con i permessi, come ho fatto io con Leila's Brothers, e a loro non piace la versione finale, questo ha portato a tutti i problemi legali che ho avuto. Per quanto riguarda la mia scelta, se vuoi girare un film come Woman and Child, che include scene in ospedali, scuole, strade e altri luoghi chiave, è complicato girarle, ma dato che ho girato in Iran, ho dovuto accettare i rischi. Questo ha portato a tutti i problemi legali che ho avuto. Per quanto riguarda la mia scelta, se vuoi girare un film come Woman and Child che include scene in ospedali, scuole, strade e altri luoghi chiave, era complicato girarle, ma da quando c'è “Donne, vita, libertà” non è possibile entrare in quel tipo di luoghi senza permessi di ripresa. C'è anche un'altra questione: l'accesso alle attrezzature. Qualcuno in Iran stava girando un film underground, ma è stato scoperto e non solo il film è stato bloccato, ma gli è stata sequestrata tutta l'attrezzatura e ho scoperto solo di recente che è stata confiscata ufficialmente (il che significa che non verrà mai restituita). Potete immaginare le difficoltà finanziarie che questa persona sta attraversando. Se sapessi di poter girare un film senza permessi, completarlo e non finire in prigione, sarei molto felice di farlo.
D: Come definiresti questo personaggio femminile, le sue battaglie e le sue difficoltà, il suo rapporto con la sorella... per lo spettatore?
R: Penso che Mhanaz sia una persona che, al culmine di continue calamità, non si tira indietro. Invece di ritirarsi nel lutto e nella tristezza, trova una nuova strada per salvare sua sorella e quindi per salvare una nuova generazione.
D: Pensi che il cinema possa cambiare qualcosa? Il tuo obiettivo è cambiare qualcosa con i tuoi film?
R: Posso dirti quale impatto ha il cinema su di me: dico sempre che la società mi insegna a fare film e i film mi insegnano a vivere. Il cinema ha un grande impatto su di me come spettatore, anche se al momento in Iran è difficile trovare il tempo per andare a vedere un film. Naturalmente spero di avere un impatto positivo, ma a volte mi chiedo se non sia un po' troppo ottimista e rifletto continuamente su questa domanda.
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