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Il romanzo del situazionismo estremo. Il superamento dell'individuo "per via di desiderio". L'epos dell'attesa

Intervista con Marco Candida, prolifico e visionario romanziere, sulla sua ultima opera, sperimentale, sulla scia di James Joyce

12 Maggio 2025

Il romanzo del situazionismo estremo. Il superamento dell'individuo "per via di desiderio". L'epos dell'attesa

Può esistere ancora il senso dell'individuo nella società massificante attuale? Una possibile ed eccentrica risposta sembra offrirla un romanzo sperimentale stimolante: l'ultima pubblicazione dello scrittore Marco Candida: Le Continuazioni (Arca edizioni). Un romanzo che lavora molto sul ritmo e sul linguaggio, riformulandolo attraverso un flusso caotico quasi insostenibile di emozioni, riflessioni, percezioni e vicende. Marco Candida non è nuovo a queste sperimentazioni dove si spezzano gli schemi e i generi ed emerge una narrazione sorgiva, autogena, urgente. Questo scrittore, molto prolifico, fu un caso pochi anni fa, quando il Corriere della Sera si stupì che uno scrittore non conosciuto dal mainstream potesse aver vinto il prestigioso premio anglo-statunitense Best European Fiction. "Le Continuazioni", arricchite nella copertina da un'opera del pittore Agostino Arrivabene, rappresenta quindi una mosca bianca nel panorama stereotipato della narrativa italiana contemporanea. Questo romanzo è un "a day in a year life novel" che si svolge dalle 6.00 alle 20.30 del 16 giugno 2024 come l'Ulisse di Joyce. Parla di un everyman sfaccendato e neghittoso che ammazza il tempo in attesa di un  appuntamento hot con una sottomessa e una dominatrice. La particolarità della storia è questa: il soggetto dell'azione cambia di continuo identità e anche  locazione spazio-temporale. Il romanzo è una messa in crisi del principio d'identità e una critica radicale alla società attuale. Però dentro ci sono tante storie e tante situazioni e alcune riflessioni sul concetto di attualità, su bora e mercati e su sesso e pornografia. Importante: benché il romanzo prometta tuoni e fulmini, non ci sono scene esplicite di sesso né volgarità. Ma parliamone meglio con l'autore, Marco Candida:

Caro Marco il tuo ultimo romanzo: Le continuazioni, mi ha molto colpito. In primo luogo il titolo, che presenta la semplicità e la forza dei classici. Perchè questa scelta?

La scelta del titolo è avvenuta come si fa sempre dopo aver valutato una rosa di possibili titoli. Io avrei voluto chiamare il romanzo "Le particolarità dell'universale", ma un titolo simile esisteva già. Alla fine, abbiamo optato per "Le continuazioni", titolo che fotografa perfettamente l'elemento che balza agli occhi più evidente degli altri nella narrazione ovvero l'alternarsi senza soluzione di continuità di soggetti dai nomi diversi. La società attuale impone modelli, standard, regole: detta tempi e modi. Ci costringe a compiere arti molto simili gli uni e gli altri e ad avere anche idee, propositi e piani di vita assai simili. Al punto da minare il presupposto stesso dell'unicità dell'individuo. Siamo ormai soggetti intercambiabili. C'è rimasto poco spazio per dimostrarci unici. Gli eroi di oggi, anzi, sono ormai coloro, a ben vedere, che riescono a mostrare questa unicità, a dispetto di ogni appiattimento dettato da superiori esigenze. Il romanzo vuole mostrare sulla carta, in modo visibile, questa intercambiabilità dell'uomo comune, dell'everyman. Anzi, direi che Le continuazioni si fonda su un paradosso: per mostrare la monotonia del vivere quotidiano, il libro utilizza una prosa estremamente varia.

Il tuo narrare sembra una sorta di iper-situazionismo che veicola carismi del racconto orale e il senso di fluido caos proprio dello scorrere delle vicende della vita C'è una formula, un codice in questo?

La narrazione procede a flussi. Un'ondata alfabetica che travolge e ingloba situazioni, fatti, personaggi. La narrazione a flusso non è per nulla una novità: è stata introdotta da James Joyce a inizio Novecento e implementata da William Faulkner e altri autori e la sua caratteristica precipua si può individuare, forse, nella prosa tracimante da qualunque argine sintattico. È una soluzione stilistica che ho adottato in alcuni tra i miei libri più ambiziosi e che secondo me si accorda bene al senso di disorientamento valoriale che ci contraddistingue ormai da molti decenni.

Come riesci a tenere unito questo caos vitale che esprime il tuo romanzo?

Come riusciamo a tenere unito il caos vitale che esprime la nostra vita? In qualche modo ci riusciamo. Forse il lettore si trova in un primo momento sbalestrato dalla prosa disallineata e varia; ma fa in fretta a capire che quel turbine caotico sul quale si affaccia non è un abisso oscuro ma un limpido specchio. Quanto conta l'attesa nel mondo contemporaneo? Umberto Eco a parer mio diceva una cosa su cui riflettere: "Chi vive nell' utopia del domani vive nella distopia del presente". Saper attendere è importante, ma non restando immobili. Ci è data una e una sola vita.

C'è anche una critica sociale-esistenziale verso la società di massa, fatta di individui tanto connessi quanto dis-connessi con se stessi e la propria proiezione profonda?

Questo lo lascio meditare a chi vorrà leggere il libro.

L'andamento del tuo romanzo sembra un piano inclinato dove il moto è sempre più veloce?

La vicenda promette lampi, fulmini e saette e ha un andamento certamente dal moto accelerato; ma ma raggiunge un culmine in un certo punto del libro e dopodiché la frenesia va spegnendosi e il libro va mestamente sgonfiandosi. Per il tipo di vicenda narrata questo sgonfiamento mi sembra ineludibile. Il senso dell'Io è ormai giunto ad una sua dissoluzione? Non ci riesce più distinguere coscienza lucida e coscienza alterata? In altre parole: quanto è visionario e quanto è realistico il tuo romanzo? Ah, ma questo romanzo nonostante i presupposti impegnativi è in realtà un romanzo molto divertente... Ci sono un mucchio di microstorie alla Manganelli che si succedono nel corso della narrazione. Lo trovo brillante, scoppiettante e sono felice abbia visto in qualche modo la luce. Realismo e visionarietà nelle opere letterarie trovano punti di convergenza in continuazione per via della polisemia intrinseca propria di qualunque testo. Inoltre, le narrazioni sono allegorie e quando diciamo che una narrazione è una allegoria in fondo stiamo dicendo che una narrazione è nient'altro che una buona e vecchia fiaba. Con i suoi ammonimenti e con la sua morale.

 

 

 

 

 

 

  

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