04 Maggio 2025
Marco Aurelio è l’esempio di quel regnante che manca ai giorni nostri: l’uomo di potere con la stoffa del filosofo. Come si fa infatti pensare di guidare un Paese (nel suo caso un intero Impero) senza possedere in sé una sostanza solida e profonda?
Il suo pensiero è pienamente espresso nell’opera “A me stesso”, uscita in una delle sue plurime edizioni anche per Mondadori nel 2024, con l’ottima traduzione di Stella Sacchini.
Marco Aurelio, il cui nome completo in latino era Marcus Aurelius Antoninus Augustus, nacque a Roma il 26 aprile del 121 e morì il 17 marzo del 180 a Sirmio, o forse a Vindobona. Su indicazione dell'imperatore Adriano, nel 138 fu adottato da Antonino Pio, diventato poi suo suocero e zio adottivo, e fu così designato come suo successore al trono.
Come detto non fu solo Imperatore, ma anche scrittore filosofo, le cui idee sono collocabili nello stoicismo, incoraggiando una vita all’insegna della ragione, della moderazione, lontano dalle ossessioni e dalle esagerate passioni.
Si tratta di circa duecento pagine molto interessanti per scoprire il pensiero di un grande Autore e anche di una fondamentale corrente filosofica; pagine che lasciano lo spazio alla riflessione, che si possono approvare o non approvare, ma sempre piene di saggezza e buonsenso.
«La ragione e l’arte del ragionamento sono facoltà che bastano a sé stesse e agli ambiti cui si applicano. Si originano da un principio interno e si muovono verso il fine che si sono preposte senza deviazioni. Insomma, indicano la giusta direzione, la retta via da seguire: ecco perché le loro attività vengono definite “rette.”»
Da questa breve citazione racchiusa nel volume, si comprende il valore dato da Marco Aurelio alla ragione, elevata e vera e propria arte. Solo chi sa padroneggiarla nel modo appropriato può seguire la giusta via, quella che permette di prendere decisioni ponderate e non affrettate, quella che può regalare una vita serena ed equilibrata.
Un volume in definitiva che oggi più che mai regala spunti di riflessione, proprio perché la nostra società occidentale sembra avere dimenticato la regola della moderazione, qui dove sono gli eccessi a essere diventati la norma. Una società distruttiva e autodistruttiva la nostra, che avrebbe tanto bisogno di un ritorno alla saggezza, alla capacità di valorizzarsi e preservarsi, senza continuare a rincorrere obiettivi fatui. Già, siamo troppo attratti dal fuori, quando invece bisognerebbe ricominciare a guardarsi profondamente e seriamente dentro.
di Stefano Duranti Poccetti
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