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Riapre al pubblico restaurato il Salone di Donatello del Museo Nazionale del Bargello

Dopo quasi un anno di lavori di restauro e riallestimento, riapre al pubblico il Salone di Donatello del Museo Nazionale del Bargello, restituendo ai visitatori i capolavori assoluti della scultura rinascimentale che custodisce

18 Aprile 2025

Salone di Donatello Museo Nazionale del Bargello ph Nicola Neri

Salone di Donatello Museo Nazionale del Bargello ph Nicola Neri

Riapre al pubblico restaurato dopo quasi un anno di lavori di restauro e riallestimento il Salone di Donatello del Museo Nazionale del Bargello

Con i suoi 18 metri di altezza e una superficie di 445 metri quadrati il Salone di Donatello è l’ambiente più imponente del palazzo del Bargello: cuore del percorso del Museo Nazionale del Bargello è un vero e proprio simbolo dell’arte rinascimentale. Sono nove le opere di Donatello che possono essere ammirate in questa sala: il David in marmo, il San Giorgio, il Marzocco, il celeberrimo David in bronzo, l’Attis, il Putto danzante, la Crocifissione, la Testa di uomo barbuto e la Madonna di via Pietrapiana. A questi si aggiungono il San Giovanni Battista Martelli scolpito in collaborazione con Desiderio da Settignano e altre opere solo in parte di mano dell’artista o eseguite su suo progetto, all’interno della bottega. Accanto alle sculture di Donatello sono esposte nel Salone opere di coloro che, insieme a lui, furono i padri fondatori del Rinascimento fiorentino: Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti, di cui vediamo qui le formelle presentate al celebre concorso del 1401 per la Porta nord del Battistero fiorentino. E ancora Luca della Robbia, che stupì i suoi contemporanei con l’invenzione di quella che Vasari definì “un’arte nuova, utile e bellissima”, cioè la tecnica della terracotta invetriata. Nel Salone sono inoltre presenti artisti che di Donatello furono stretti collaboratori, come Michelozzo, oppure allievi di prim’ordine, come Desiderio da Settignano e Bertoldo di Giovanni, che contribuirono a rendere immortale la scultura fiorentina del primo Rinascimento. Il progetto del nuovo allestimento, coordinato dal Direttore generale Musei Massimo Osanna, è stato curato da Ilaria Ciseri, funzionario responsabile del Museo. I restauri sono stati condotti sotto la supervisione di Benedetta Cantini. L’intervento segue quelli già realizzati in altri importanti ambienti del Museo Nazionale del Bargello, tra cui la Sala degli Avori, la Cappella della Maddalena, la Sagrestia, la Sala della Scultura Medievale, il Medagliere, la Sala Barocca, la Sala Islamica e la Sala delle Maioliche, e si inserisce nel più ampio programma di restauri e riallestimenti avviato negli ultimi anni dalla precedente direttrice Paola D’Agostino nelle cinque sedi che compongono l’Istituto dei Musei del Bargello.

Il nuovo allestimento comprende 65 opere e si distingue per una serie di scelte progettuali volte a migliorare la fruizione, la leggibilità e la sicurezza delle sculture esposte. Tra le principali novità spicca la disposizione dei due David di Donatello: il David in bronzo, collocato al centro della sala a sottolinearne il ruolo di autentica icona del museo, e il David in marmo, ora accostato al San Giorgio. La nuova collocazione dei due David consente un confronto diretto tra le opere, emblematico della rapida evoluzione stilistica dello scultore. Ripensata anche la posizione dell’Attis di Donatello e del David del Verrocchio, anch’essi ricollocati nell’ambito di un allestimento che punta a restituire maggiore coerenza narrativa e leggibilità al percorso espositivo. Un’ulteriore novità riguarda le basi espositive delle cinque sculture collocate al centro della sala. Le opere sono infatti installate su pedane dotate di dispositivi antisismici e antiribaltamento, integrati all’interno di una struttura in acciaio. Il sistema prevede un telaio di diffusione posizionato lungo gli spigoli perimetrali, equipaggiato con suole in materiale speciale progettate per assorbire e smorzare le vibrazioni generate da un eventuale evento sismico, contribuendo così alla massima tutela delle sculture esposte. Gli apparati didattici del Salone sono stati completamente rinnovati e aggiornati. Ogni didascalia è ora dotata di un QR Code, tramite il quale i visitatori possono accedere, dal proprio smartphone, a schede descrittive sintetiche, disponibili sia in italiano che in inglese, in formato testuale o audio. La versione audio consente una fruizione agevolata anche per i visitatori ipovedenti, mentre, a partire da maggio, il museo metterà a disposizione, gratuitamente, opuscoli in braille dedicati ai principali capolavori di Donatello, garantendo così un’esperienza il più possibile inclusiva e accessibile. Nell’ottica di una valorizzazione di più ampio respiro, volta a garantire maggiore coerenza narrativa, una migliore distribuzione spaziale delle opere e un rafforzamento del legame con i contesti di origine, alcune sculture sono state ricollocate nelle sedi di provenienza. È il caso dello Stemma Martelli di Desiderio da Settignano, che sarà presto fruibile al Museo di Casa Martelli, e delle due Sibille di Michelozzo, già da alcune settimane visibili al Museo di Orsanmichele. L’Annunciazione, recentemente attribuita a Walter Monich, è stata invece concessa in deposito al Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila, consentendone la ricomposizione con il patrimonio storico-artistico del proprio territorio.

Hanno invece trovato una nuova collocazione all’interno del Bargello il San Giovanni Battista in marmo di Francesco da Sangallo, spostato nella Sala Michelangelo, e l’Eros in bronzo, già attribuito alla bottega di Jacopo Alari Bonacolsi, detto l’Antico, ora trasferito nella Sala dei Bronzetti con una nuova attribuzione a Guglielmo della Porta. Nell’allestimento più antico, il Salone – all’epoca denominato “Gran Sala” – ospitava celebri gruppi scultorei del Cinquecento, con opere di Michelangelo, Vincenzo de’ Rossi, Giambologna, Vincenzo Danti, e il quattrocentesco David in marmo di Donatello. Nel 1886, per celebrare il V centenario della nascita di Donatello, fu progettata una memorabile mostra, che ebbe luogo l’anno successivo, nel 1887: da quel momento il Salone avrebbe portato per sempre il nome dell’artista. L’esposizione donatelliana vide riunite tutte le opere di Donatello già presenti nel museo, altre giunte da fuori Firenze e numerosi calchi in gesso di originali non prestabili, primo fra tutti il calco a grandezza naturale del Monumento equestre al Gattamelata, che rimase al centro del Salone fino al 1928. Nel corso dei decenni, smantellato gradualmente il nucleo ‘didattico’ di copie, l’allestimento del Salone si è arricchito con opere di scultori coevi a Donatello, come Luca della Robbia e Lorenzo Ghiberti, o di suoi allievi, come Desiderio da Settignano e Bertoldo, anche grazie a nuove acquisizioni. A differenza di altre sale del museo, il Salone di Donatello non ha mai subito trasformazioni radicali che ne abbiano modificato l’assetto espositivo, se non attraverso frequenti e minime variazioni nel tempo. Negli ultimi decenni del Novecento, le opere erano distribuite sull’intera pianta della sala, fino a occupare lo spazio antistante l’ingresso dal Verone. All’inizio degli anni Duemila, anche in considerazione della crescita progressiva dei visitatori, si rese necessario un nuovo assetto, orientato a garantire una migliore fruibilità e percorribilità da parte del pubblico. Lo spazio fu così organizzato in due navate ideali, con le opere disposte secondo una logica che favorisse il confronto tra artisti diversi o tra opere dello stesso scultore, facilitando la lettura del percorso. La grande mostra Donatello: Il Rinascimento del 2022, organizzata dai Musei del Bargello e dalla Fondazione di Palazzo Strozzi, in collaborazione con gli Staatliche Museen di Berlino e con il V&A di Londra, ha comportato una trasformazione del Salone di Donatello, che, seppure temporanea, ha offerto spunti di riflessione risultati significativi nell’elaborazione dell’intervento attuale, volto a rinnovarne l’organizzazione e ad aggiornarne i criteri espositivi. Il restauro ha interessato quasi 2.000 metri quadrati di superfici, comprendendo pareti, volte, decorazioni architettoniche ed elementi lapidei. L’intervento, articolato e basato su un’intensa attività di studio e ricerca, ha avuto come obiettivi la conservazione delle superfici storiche, il consolidamento strutturale e la valorizzazione dell’ambiente.

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